KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

La Kalimba

4 min read

Strumenti Musicali Nel Mondo
LA KALIMBA

La scienza che studia e classifica gli strumenti musicali di ogni epoca e cultura è detta "organologia". Le classificazioni normalmente utilizzate sono due: quella più nota di Victor Mahillon (strumenti a fiato, a corda, a percussione), o quella più esatta definita dal musicologo Curt Sachs, utilizzata in etnologia. Secondo quest’ultima abbiamo gli idiofoni (il suono è prodotto dalla vibrazione dello strumento), i cordofoni (il suono è prodotto dalla vibrazione di corde tese), membranofoni (il suono è prodotto da membrane tese), aerofoni (la vibrazione è prodotta dall’urto di una colonna d’aria), elettrofoni (il suono è prodotto da dispositivi elettrici ed elettronici).
All’interno di queste classificazioni vi sono delle sottoclassificazioni. Gli strumenti a percussione, per esempio, possono essere suddivisibili in strumenti a suono determinato (campane, timpani, xilofono, marimba etc., ovvero possono essere intonati e produrre note precise) e a suono indeterminato (grancassa, tamburello basco, triangolo, nacchera etc.), quindi "senza nota". Tant’è che una batteria che suoni rullante, cassa, piatti e charleston possono inserirsi in ogni brano musicale senza mai "stonare".
Molti strumenti musicali a percussione sono oggetto di collezionismo, e i collezionisti non sono necessariamente musicisti o percussionisti. Gli strumenti a percussione sono infatti molto numerosi e ogni cultura del mondo ne possiede di suoi peculiari dove si sbizzarrisce l’estro dell’artigianato locale. I turisti ne apprezzano l’aspetto decorativo e divengono eccellenti souvenir di viaggi lontani. Tra questi una certa fortuna oggi gode la Kalimba (o calimba), un idiofono a pizzico di origine centro-africana, in seguito diffusasi tra le comunità africane del Nuovo Mondo, soprattutto Antille e Caraibi, Guyana e Brasile. In Africa lo si ritrova identico sotto i nomi di Zanza o Sansa o Sanza ("legno") o Mbira nello Zimbabwe e nel Congo, di Chicata in Mozambico e di Likembe o Pokito in Uganda e Zaire. La kalimba è composta da un risonatore, una tavoletta di legno di ulivo o di abete rosso, piena o scavata, oppure da canne di bambù legate tra loro e ricoperte da una sottile foglia di fibra vegetale, su cui sono disposte in serie alcune lamelle flessibili di ferro o di giunco o bambù sollevate rispetto alla cassa. I modelli più noti e diffusi di Kalimba hanno però la cassa armonica ricavata da una zucca scavata e le lamelle sono di acciaio armonico in numero variabile da 3 a 40 accordabili a piacere variandone la lunghezza sul ponticello. Suonare la Kalimba richiede una certa abilità, ma tutti vi si possono improvvisare pizzicando o martellando le lamelle con i pollici (questa è la tecnica corretta, tant’è che la Kalimba è definita "pianoforte a Pollice" o "thumb piano") o con tutte le dita ad arpeggio. Per immaginarne il suono, pensate a un carillon. Il principio del suono nei carillons, dove le lamelle sono parte di un congegno meccanizzato, è infatti lo stesso. Il suono della Kalimba è molto accattivante, morbido, delicato, e molti percussionisti la usano. La sua particolare timbrica ha conquistato ogni genere di musica, dalla etnica alla classica: Amedeo Roldàn ne ha previsto l’uso nella musica cameristica di "Ritmicas nr. 5 e 6", indicando lo strumento con il nome di marimbula. La marimbula è una calimba di dimensioni più grandi, e la sua cassa armonica è una scatola in legno che garantisce una più adeguata amplificazione nell’esecuzione con altri strumenti. Uno dei musicisti italiani che per primo ha utilizzato e fatto conoscere la Kalimba è stato il grande percussionista e musicoterapista napoletano Toni Esposito (per altro nel 1984 scrisse il suo successo intitolato "Kalimba de luna", dove però vero protagonista fu la sua invenzione del "tamborder", un tamburo che emette note musicali precise, armonie e accordi. Un virtuoso della Kalimba, oltre che dello Zither, una sorta di cetra con corde libere e grande cassa di risonanza, può essere considerato Laraaji. Bell’uso della Kalimba ne fa nei brani "Kalimba" e "Zaragoza" nell’album "Music for films III" di Brian Eno, suo scopritore. La sua è space music e psychedelic world beat, e i suoi concerti estremamente suggestivi prevedono ogni sorta di strumento e strumentisti etnici insieme alla più raffinata elettronica, ma anche installazioni luminose e aromi.
Bella calimba si ascolta anche in "Larks’ Tongues in Aspic" dei King Crimson.

Davide Riccio

Commenta

Nel caso ti siano sfuggiti