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Leggere distorsioni

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Leggere distorsioni
(T.Point (Antonio Gabbio) – Autori Esclusi)

Bellissimi e graffianti i trentanove squarci di vita vissuta di "Leggere distorsioni". Racconti brevi, scritti in uno stile conciso, moderno, che delinea in poche "schegge" spazi ed emozioni. Quattro o cinque pennellate sinestesiche per proiettare il lettore nello squallore metropolitano. Pochi tratti e ti ritrovi in una stanza d’albergo (come nel racconto "Poco"), in un bar al ritorno dalla discoteca ("Giovedì"), in un appartamento a casa di amici, in un locale spagnolo ("Pilar") o in auto in mezzo al traffico. Quando sopravvivere non basta e si vuole essere visibili, non scomparire nel grigio e nell’indifferenza.
Sesso, droga, fumo, alcol, descritti come parte della vita, senza estremismi, senza eccessive lacerazioni, sono un modo per andare avanti; sono paradisi artificiali, una via per comunicare, esigenza primaria, e un antidoto all’incapacità di amare, di amarsi. Tutti i personaggi, in un modo o nell’altro, sono schierati contro la mediocrità, nemico da combattere, contro il perbenismo, contro l’alienante lavoro quotidiano, contro operai o impiegati dagli occhi vuoti, senza idee se non quelle imposte dalla droghe borghesi: televisione, sport, giornali. Zombi senza nerbo, asserviti al potere ("Servi").
Tutti i personaggi, consciamente o inconsapevolmente, tentano di andare oltre questa realtà castrante, di trovare la vita nella strada, per la strada, nel caleidoscopio forse utopico di sogno e arte. Imperativo è fare ciò che va di fare, sempre, la libertà è vissuta e cercata come atto creativo. Ma anche la libertà può diventare una schiavitù. Ed è proprio questa consapevolezza che la rende accettabile, è questa certezza che differenzia l’artista dalla "folla ignara".
Si tenta di percorrere la propria vita e la propria storia, qualunque essa sia, puntando sui sentimenti, divorando emozioni e sensazioni, facendosi divorare da emozioni e sensazioni, si cerca di conoscere l’altro, gli altri, e i riti dell’alcol e del sesso sono uno dei modi per farlo.
Ma è difficile capirsi a fondo, e spesso ci si ritrova soli contro la menzogna quotidiana, pur incontrando milioni di persone e percorrendo parte del cammino insieme ad esse.
Pur entrando e uscendo da infiniti giorni, da infiniti locali e da infiniti letti, è difficile realizzarsi, risultare vincitori; e a ogni partenza, a ogni fallimento, si perde un po’ di sé stessi e aumenta la consapevolezza della propria solitudine, pesante da sopportare, e spesso dell’incapacità di cambiare, in un mondo nel quale la speranza vive altrove, è altro rispetto alla strada.
Ma è proprio nella strada che l’artista trova il suo nutrimento, vampiro della realtà ("Dessert di follia"), cantastorie metropolitano, solo verso il proprio destino.

Stefania Gentile

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