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Passionaccia – Enrico Mentana

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Pagg: 183 Euro 17,50 Rizzoli Editori
 
Vicende personali e pubbliche si mescolano egregiamente in questo accattivante libro di uno dei conduttori televisivi più preparati ed amati dal pubblico. Il giornalista milanese, rievoca la propria storia professionale, ma non si tratta soltanto di una autobiografia.  Correttore di bozze alla “Gazzetta”, esordio in video a 25 anni, a 36 ani direttore responsabile del TG5 , carica che ha ricoperto ininterrottamente per 13 anni, dal 1992 al 2005, l’esperienza di Matrix. Si tratta, spiega l’autore, di  una passionaccia, di una curiosità che accompagna il lavoro di giornalista, dettata dal suo bagaglio culturale, dalla sua voglia di capire il mondo per spiegarlo alla gente. Una “malattia” ,un gioco di gruppo nel quale ognuno cerca di emergere, di arrivare primo alla notizia, una adrenalina che prende chi ha, specie da giovane, ha  deciso di svolgere questa professione affascinante. Le vicende personali di Mentana si intrecciano con gli eventi clou della politica e dell’economia nazionale come il caso “Mani Pulite”, il sequestro dell’industriale Soffiantini (a Mentana i rapitori fecero recapitare l’orecchio tagliato al rapito), la vicenda dell’oncologo Di Bella, la discesa “in campo” di Berlusconi, le diatribe del cavaliere con Montanelli, le riunioni ad Arcore per fondare il nuovo partito,  il tentativo di Mentana di privilegiare la cronaca alla politica e di mantenere la propria autonomia professionale, tentativi riusciti fino a quando il giornalista decise di abbandonare la conduzione di Matrix perché non vi era spazio per il caso di Eluana Englaro, lasciando intendere che si trattò  di un pretesto per licenziarlo. “Mitraglia”, come veniva chiamato per la velocità del linguaggio,  descrive guerre politiche, vicende giudiziarie, ci regala delle “chicche”, come la lettera  scritta a Berlusconi nel 2003 per scongiurare l’intervento italiano in Iraq e a Confalonieri per  rivendicare  la propria autonomia professionale, lontana dal servilismo politico. Mentana è stato ed è, per usare un’espressione cara ad Enzo Biagi ” testimone del tempo”. Il giornalista è pessimista circa il giornalismo di oggi: poche copie vendute, sostiene l’autore, a causa di un giornalismo troppo servile,  lontano dalla cronaca, con la stragrande maggioranza dei  giornalisti che esprimono sudditanza nei confronti del potere politico. Passionaccia, come recita il titolo, è un libro intriso di passione, di amore per un mestiere che,chi lo esercita, deve sforzarsi di essere obiettivo. Commovente il finale del libro dove il giornalista rievoca l’amicizia giovanile con il giudice  Guido Salvini e con  Mario Ferrandi detto “Coniglio “, passato alla lotta armata, autore dell’omicidio dell’agente Antonio Custra.  I due si ritroveranno ” faccia a faccia” avendo percorso vite politiche ed umane  diverse e Mentana, citando il bellissimo libro di Mario Calabresi, “Spingendo la notte più in là” ,  lascia spazio alla speranza per un mondo migliore quando descrive l’incontro fra l’assassinio e la figlia di Custra,  due persone che, per diversi motivi, non avevano conosciuto il poliziotto ucciso.

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