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SanniDei – Liberamente

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SanniDei
Liberamente

(SND, 2003)

Nel numero di dicembre avevate trovato la recensione di Dove Nasce il Sole, che si concludeva con la promessa di un seguito… ebbene, eccolo. La distanza intercorsa fra la pubblicazione dei due lavori, l’ultimo dei quali reca appunto il titolo Liberamente, è ovviamente ben superiore ai trenta giorni che separano le mie due recensioni, sicché è interessante vedere se e quale evoluzione i SanniDei hanno portato a compimento nel frattempo.
Nel complesso, questo secondo album presenta una marcata continuità con il precedente. Gli elementi fondanti del sound sono ancora tutti lì, le radici senza dubbio non sono state rinnegate. A variare, casomai, è il tono: più rilassato, a riflettere forse una maggiore consapevolezza dei propri mezzi. Anche ai brani di Liberamente non fa difetto l’ariosità: i cinque minuti si sforano spesso e volentieri, gli assoli arrivano sempre puntuali e si dipanano senza fretta. Mi pare di percepire una maggiore uniformità nella proposta: più difficile cogliere riferimenti precisi a questa o a quella fonte, dal momento che le ispirazioni fornite dai vari padri putativi dei SanniDei qui, se mi passate una metafora culinaria, si amalgamano senza lasciare grumi.
Dal punto di vista prettamente musicale, ho ritrovato interessanti convergenze con certo funk-rock americano contemporaneo: penso ai Red Hot Chili Peppers ed in particolare agli Incubus, che già citavo nella recensione di Dove Nasce il Sole, ai quali i SanniDei possono essere accomunati in particolare per certe soluzioni vocali di Diego (ben evidenti ad esempio in Non ridere mai più) e per le aperture melodiche nel tessuto compatto della sezione ritmica. Questa sottile influenza peraltro si stempera nel sapore ancora prevalentemente rock-blues di tutto il materiale, cronologicamente più legato forse agli anni ’70 che al decennio in corso. Nel contempo si fanno strada intuizioni originali, come l’atmosfera vagamente jazzata di Illusoesotico o il rilassatissimo sax di Come il Sole: è il segno che, completamente assimilate e rielaborate le influenze principali, i SanniDei sono ora presumibilmente nella posizione di poter sperimentare in altre direzioni. Senza mai dimenticare il passato, comunque: valga in questo senso l’ascolto del bell’assolo blues che arricchisce la title-track.
Dovessi sintetizzare le qualità di Liberamente paragonandolo al predecessore, ribadirei il concetto della sua maturità e maggiore uniformità a livello di sonorità. Parlando di Dove Nasce il Sole dovevo ancora fare riferimento costante ai suoi modelli: da qui in poi, invece, l’evoluzione dei SanniDei potrà essere seguita solo in rapporto a quanto loro stessi hanno prodotto in passato. Non male per una band arrivata appena al secondo album…

Fabrizio Claudio Marcon

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