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Voci che sussurrano

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Voci che sussurrano

Salve a tutti amici di Kult, eccoci tornati in questo (un po’ meno dell’inizio) afoso giugno. Se non siete ancora andati in vacanza, come penso, potrete "rinfrescarvi" con la letteratura targata Sussurri: parole e pensieri fuori dal cassetto, persone che si incontrano, voci nuove che si fanno sentire, sempre. Ad esempio, in questo numero, Evidda, curioso pseudonimo per un autore dalla vena vivace e originale, che si aggiunge a una nutrita schiera di scrittori, dal raffinato Davide Riccio al riflessivo Spalla, dall’"ungarettiano" Alessandro Helmann alla "colonna" Mario Pischedda, che da anni collabora con noi, da Pietro Pancamo con i suoi versi sensuali (a proposito, il nome è stato pubblicato in modo errato nei numeri scorsi; ce ne scusiamo con i lettori e con l’interessato), a Giancarlo Ferrigno, dal cognome vitale e immediato come le sue poesie.
Una postilla: come avete notato, negli ultimi tempi (con l’eccezione di Spalla questo mese) c’è un’assoluta predominanza della lirica, in tutte le sue espressioni; e naturalmente è un bene, in tempi così "aridi" come i nostri (avete notato? anche il "saggio breve" dell’esame di stato di quest’anno si interrogava sulla possibilità di esistenza della poesia), ma personalmente comincio a sentire la mancanza dei racconti, dei romanzi a puntate…perché non vi cimentate più nella costruzione di personaggi e storie?
Mi sono dilungata troppo…addentriamoci nel mare di Sussurri.

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Abbiamo nominato l’aridità del mondo di oggi. Di un’altra aridità si parla nella lirica di Alessandro Helmann, intitolata appunto Dal mio deserto: della nudità, della secchezza della parola poetica, "scavata in un abisso" come diceva Ungaretti – privata di ogni orpello e di ogni retorica. E qui, nel bellissimo verso finale, "del peso esatto del silenzio".

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Divertente, nella ricchezza di citazioni raffinate che si mescolano a problemi comuni a tutti (la perdita dei capelli) è la prima di una serie di "riflessioni poetiche" dedicate a T. S. Eliot, ad opera dell’estroso Davide Riccio. Un divertissement, certo, ma anche un’intelligente filosofia sul tempo che passa e ci trasforma pian piano in "borghesi nolenti".

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Ouverture è un manifesto di poetica: aspro, scomodo, sofferto, non facile il rifiuto "di chi si avvita nella supponenza del niente", di chi abusa delle parole, che invece nascono da sole, in una condizione umana che non è diversa da quella di tutti – è la sensibilità che fa la differenza, e rende così belle, così ricche di significato le liriche di Mario Pischedda.

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Un titolo enigmatico, misterioso, Ildestinorizzonte: proprio così, tutto attaccato, in una visione della donna come sensualissimo destino che si avvinghia nella notte, tra stracci di sonno e di immagini oniriche. Molto sensuali, vividi i versi di Pietro Pancamo, autore che da qualche tempo collabora, apprezzato, con Kult.

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Ovviamente Kult non ha nessun colore politico, né di politica o cronaca si è mai occupato. Ma è giusto ospitare tutte le idee dei nostri autori, soprattutto se espresse in originale forma poetica, come avviene per Giancarlo Ferrigno e il suo Un pazzo Zen. Un’invettiva, un delirio contro la società moderna? Lascio ai lettori le conclusioni…

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Cominciamo da questo numero la pubblicazione della raccolta Ciclotimia.
Come ho già avuto occasione di dire, il frammento poetico ha un grandissimo fascino; e Evidda, voce nuova e fresca, coniuga questa forma espressiva con immediatezza e armonia di stile, e un incipit perfetto nella sua simmetrica circolarità "zen" : Di questa trafila di giorni non rimarrà niente:/luci ed ombre dell’animo, pieni e vuoti della mente.

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Ho volutamente lasciato per ultimo, dopo quest’abbuffata lirica, l’unico racconto della nostra rubrica, il pensoso Ho paura, di Spalla. Conosciamo ormai la cifra di questo originale autore, che riesce a trasformare esperienze (forse) autobiografiche in riflessioni universali – prerogativa della vera letteratura. E così il personaggio solitario, eppure stanco di essere solo; silenzioso, ma traboccante di parole e pensieri; quel personaggio che entra in un ristorante in una città sconosciuta, e si sente circondato da coppie e da fittizia felicità, quel personaggio è parte di tutti noi e della nostra vita.

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Anche per questo mese abbiamo terminato il nostro carnet, non mi resta che ringraziare i collaboratori e invitare chiunque abbia "qualcosa nel cassetto" a renderci partecipi, e gli altri a mandare commenti e suggerimenti sia ai nostri autori, che ai redattori.
Buona lettura e a presto

Lorenza Ceriati

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