Una postilla: come avete notato, negli ultimi tempi (con l’eccezione di Spalla questo mese) c’è un’assoluta predominanza della lirica, in tutte le sue espressioni; e naturalmente è un bene, in tempi così "aridi" come i nostri (avete notato? anche il "saggio breve" dell’esame di stato di quest’anno si interrogava sulla possibilità di esistenza della poesia), ma personalmente comincio a sentire la mancanza dei racconti, dei romanzi a puntate…perché non vi cimentate più nella costruzione di personaggi e storie?
Mi sono dilungata troppo…addentriamoci nel mare di Sussurri.
Divertente, nella ricchezza di citazioni raffinate che si mescolano a problemi comuni a tutti (la perdita dei capelli) è la prima di una serie di "riflessioni poetiche" dedicate a T. S. Eliot, ad opera dell’estroso Davide Riccio. Un divertissement, certo, ma anche un’intelligente filosofia sul tempo che passa e ci trasforma pian piano in "borghesi nolenti".
Ouverture è un manifesto di poetica: aspro, scomodo, sofferto, non facile il rifiuto "di chi si avvita nella supponenza del niente", di chi abusa delle parole, che invece nascono da sole, in una condizione umana che non è diversa da quella di tutti – è la sensibilità che fa la differenza, e rende così belle, così ricche di significato le liriche di Mario Pischedda.
Un titolo enigmatico, misterioso, Ildestinorizzonte: proprio così, tutto attaccato, in una visione della donna come sensualissimo destino che si avvinghia nella notte, tra stracci di sonno e di immagini oniriche. Molto sensuali, vividi i versi di Pietro Pancamo, autore che da qualche tempo collabora, apprezzato, con Kult.
Ovviamente Kult non ha nessun colore politico, né di politica o cronaca si è mai occupato. Ma è giusto ospitare tutte le idee dei nostri autori, soprattutto se espresse in originale forma poetica, come avviene per Giancarlo Ferrigno e il suo Un pazzo Zen. Un’invettiva, un delirio contro la società moderna? Lascio ai lettori le conclusioni…
Cominciamo da questo numero la pubblicazione della raccolta Ciclotimia.
Come ho già avuto occasione di dire, il frammento poetico ha un grandissimo fascino; e Evidda, voce nuova e fresca, coniuga questa forma espressiva con immediatezza e armonia di stile, e un incipit perfetto nella sua simmetrica circolarità "zen" : Di questa trafila di giorni non rimarrà niente:/luci ed ombre dell’animo, pieni e vuoti della mente.
Ho volutamente lasciato per ultimo, dopo quest’abbuffata lirica, l’unico racconto della nostra rubrica, il pensoso Ho paura, di Spalla. Conosciamo ormai la cifra di questo originale autore, che riesce a trasformare esperienze (forse) autobiografiche in riflessioni universali – prerogativa della vera letteratura. E così il personaggio solitario, eppure stanco di essere solo; silenzioso, ma traboccante di parole e pensieri; quel personaggio che entra in un ristorante in una città sconosciuta, e si sente circondato da coppie e da fittizia felicità, quel personaggio è parte di tutti noi e della nostra vita.
Anche per questo mese abbiamo terminato il nostro carnet, non mi resta che ringraziare i collaboratori e invitare chiunque abbia "qualcosa nel cassetto" a renderci partecipi, e gli altri a mandare commenti e suggerimenti sia ai nostri autori, che ai redattori.
Buona lettura e a presto
Voci che sussurrano
Salve a tutti amici di Kult, eccoci tornati in questo (un po’ meno dell’inizio) afoso giugno. Se non siete ancora andati in vacanza, come penso, potrete "rinfrescarvi" con la letteratura targata Sussurri: parole e pensieri fuori dal cassetto, persone che si incontrano, voci nuove che si fanno sentire, sempre. Ad esempio, in questo numero, Evidda, curioso pseudonimo per un autore dalla vena vivace e originale, che si aggiunge a una nutrita schiera di scrittori, dal raffinato Davide Riccio al riflessivo Spalla, dall’"ungarettiano" Alessandro Helmann alla "colonna" Mario Pischedda, che da anni collabora con noi, da Pietro Pancamo con i suoi versi sensuali (a proposito, il nome è stato pubblicato in modo errato nei numeri scorsi; ce ne scusiamo con i lettori e con l’interessato), a Giancarlo Ferrigno, dal cognome vitale e immediato come le sue poesie.
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Abbiamo nominato l’aridità del mondo di oggi. Di un’altra aridità si parla nella lirica di Alessandro Helmann, intitolata appunto Dal mio deserto: della nudità, della secchezza della parola poetica, "scavata in un abisso" come diceva Ungaretti – privata di ogni orpello e di ogni retorica. E qui, nel bellissimo verso finale, "del peso esatto del silenzio".
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Lorenza Ceriati