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Il club Dumas

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Il club Dumas
Arturo Pérez-Reverte6
Net – Nuove Edizioni Tascabili


Mi capita sempre più spesso di leggere libri tratti da film che ho visto. Ma questa è la prima volta che ho scoperto l’associazione con la pellicola solo dopo l’acquisto del libro stesso. Di certo in questo caso buona parte del motivo è dovuto al titolo, che nulla ha a che vedere – per quel che ricordo – con la resa cinematografica, sommato al fatto che anche sulle note descrittive nel retro-copertina non è citato direttamente il volume "infernale" "La nona porta", ma solo quello di Dumas, ovvero i "Tre moschettieri".
E come mai l’elemento cardine del film di Polanski viene così messo in secondo piano?
Una risposta potrebbe essere questa: perché, nel libro, quello non è l’elemento cardine, nonostante che serva per trascinare il protagonista dall’inizio alla fine della storia. O meglio, non è il solo elemento cardine. Perché il perno attorno il quale si muove il complesso Lucas Corso ("cacciatore di libri") è in primis il suo rapporto di disagio con il mondo e di amore-odio con i libri, intesi sia come contenuto, sia come oggetto-culto, sia come oggetto-fonte di guadagno. Ed è da questo rapporto, da questa visione, che sembrano scaturire prima "Il vino d’Angiò" (un
capitolo manoscritto1 dei "Tre moschettieri", del quale Lucas deve attestare l’originalità), e poi "La nona porta", libro maledetto per il quale anche Torchia, co-autore / editore è stato messo al rogo alla fine del 1600, e del quale Lucas è stato incaricato di trovare tutte le copie2 per scoprirne il mistero.
E quando Lucas comincia questo a svolgere questo doppio compito tutto intorno a lui inizia a trasfigurare: qualcuno, con una strana cicatrice, lo segue e tenta forse di ucciderlo, qualche altra persona muore e addirittura palazzi prendono fuoco. E lui, mix tra un d’Artagnan postmoderno e Don Chichotte,
si trova ad affrontare3 situazioni e personaggi che hanno più di un legame con l’opera più famosa di Dumas.
Certo, come nel film, il diavolo ci mette lo zampino, e le tavole in fondo alle edizioni de "La nona porta", firmate in parte – si dice – da Lucifero in persona, sono lì, cariche di segreti per cui c’è chi farebbe qualunque cosa. Ma nel libro queste tavole oscillano tra due chiavi di lettura della narrazione e spaventano confondendo. Almeno fino a quando non avverrà l’incontro di Lucas con l’ospite di
Umberto Eco4, e un primo corridoio non arriverà inaspettatamente alla fine. Per lasciare il secondo e ultimo al demonio, a Varo e alla follia umana.

Che dire? il paragone tra Pérez-Reverte e l’appena citato "Professore di Semiotica a Bologna" è un po’ forte, ma ci sta. La cura dei dettagli, la maestria con cui tutto viene raccontato, gli splendidi dialoghi, l’ottima caratterizzazione dei personaggi (principali e secondari), la complicità colta tra Lucas e Lal Ponte, l’atmosfera a tratti surreale intorno a Nikon – che si propone come un angelo caduto, e soprattutto l’incontro con Boris Balkan e il conseguente parossismo dell’iniziale "Quando è roba bianca, ed è in bottiglia, di solito si tratta di
latte5" non possono non ricordare almeno un po’ "Il pendolo di Focault".

Un libro che merita sicuramente più di una lettura per cogliere meglio i tanti indizi lasciati dall’autore, e che, per lo stesso motivo invita ad una (nel mio caso, seconda) visione dell’opera di Roman Polanski per inseguire, in un ambientazione plausibilmente virata, le pennellate che fanno del Club Dumas un piccolo capolavoro.

Un’ultima nota: proprio di recente un giovane autore americano, Matthew Peal, ha dato alle stampe un altro libro dal titolo praticamente uguale: The Dante Club. Ambientato negli Stati Uniti (Boston), il Dante di cui si parla è quello che ben conosciamo, in quanto autore della Divina Commedia. Ma le persone che il club di Dante raccoglie in questo caso sono un gruppo di studiosi universitari che vogliono tradurre la sua opera in inglese per fare apprezzare questo grande poeta anche al di là dell’oceano. Peccato che per qualcuno questo sia un buon motivo per iniziare una sequenza di strani omicidi…

Marco Giorgini

1
…ceduto ad un amico di Lucas da una persona, poco dopo trovata impiccata in circostanze sospette…

2
…lavoro questo commissionato da Varo Borja, ricco collezionista di libri, ed esperto di testi satanici…

3
…ma sarebbe forse più corretto dire: "cerca di barcamenarsi con"…

4
…citato non per nome, ma in modo direi inconfondibile…

5
…detto da un poliziotto guardando il corpo penzolante, con le mani legate, dell’ex-proprietario de "Il vino d’Angiò" sotto il quale c’era una copia dei "Tre moschettieri" con frasi sottolineate…

6
Questa è la sua bibliografia (in Spagna) (fonte www.spainview.com)

El Husar, 1986
El Maestro de Esgrima, 1988
La Tabla de Flandes, 1990
El Club Dumas, 1993
La Sombra del Aguila, 1993
Territorio comanche, 1994
Cachito: un asunto de honor, 1995
La piel del tambor, 1995
El capitán Alatriste, 1996
Limpieza de sangre, 1997
El sol de Breda, 1998
Patente de corso, 1998

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