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Diabolus in Musika

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Diabolus in Musika
(Walter Diociaiuti – Ferrara Edizioni)

Diabolus in Musika, il primo libro della casa editrice Ferrara Edizioni che ho avuto modo di leggere, è, dal mio punto di vista un gioiello di marketing. Una cosa strepitosa. Il formato è splendido: copertina a colori (una BELLA copertina a colori), carta di buona grammatura con una buona resa di stampa, tavole interne (realizzate per i racconti) di Max "Pedro" Petrongari (tavole belle ed efficaci di uno che si vede che ci sa fare e di cui si intravede la presenza anche a libro chiuso – se si guarda il libro di taglio – così che le noti, e le ammiri, subito), tema conduttore tanto datato quanto intrigante (la presenza del Demonio nell’area della musica – almeno di un certo tipo di musica) e dulcis in fundo prefazione di DANILO ARONA (ehi, dico, Danilo Arona, giornalista e scrittore, quello – ad esempio – di Rock). Già solo per queste cose, se mischi il tutto, hai uno di quei libri che quando li hai in mano pensi "non vedo l’ora di leggerlo – deve essere una cosa spettacolare!".
Se aggiungi poi che l’autore (che oltre ad essere scrittore e traduttore è anche musicista) ha già tre libri alle spalle (più racconti in raccolte varie) e che è stato curatore di diverse antologie, si capisce subito perché questo volume è stato scelto (insieme a Jeremy) come "apripista" per le nuove produzioni di questa casa editrice (che lavora con il noto GHoST club).
La mia "esperienza" nel settore del connubio tra satana e la musica – a parte racconti di autori "classici" tra cui (sperando di non citare a sproposito) ricorderei anche lo stesso Block (qualcuno di voi non sa chi è?) – è più che altro cinematografica – e ricava l’odore di zolfo e blues (oltre che dalla godibile citazione in "Fratello dove sei") da "Morte a 33 giri" (Trick or Treat, 1987) e dallo splendido (quanto credo sconosciuto) "Mississipi Adventure" (Crossroads, 1986) – non esattamente un horror a dire il vero, ma una prova discreta per "Mister Karate Kid" Ralph Macchio (che nel finale sfida il diavolo con la chitarra elettrica) che ha una colonna sonora blues così strepitosa da rendere difficile da giustificare come mai sia introvabile. Un’esperienza quindi, la mia, palesemente ridotta che (insieme alla mia scarsa competenza musicale di tipo teorico) ha sicuramente penalizzato la mia fruizione, impedendomi di apprezzare al pieno tutti e tre i racconti di Diociaiuti (che forte della sua esperienza sul campo ha giustamente arricchito i testi anche di piccoli tecnicismi), pur confezionati in una struttura interessante e ben inseriti nei canoni del genere.
Ma vediamo le cose in dettaglio.
Il primo testo (che da quasi il titolo all’opera) "Il diavolo in musica" è ambientato a Praga e in un bel gioco di parallelismi riesce a sviluppare la trama sulla spiegazione di cosa indichi tecnicamente questa espressione (una "dissociazione armonica" proibita nella musica sacra). Un racconto sull’esito di un patto con il maligno con un discreto finale ad effetto.
Il secondo testo ("La capra con gli orecchini") è il più lungo e a mio modesto parere il più debole dei tre racconti. La trama è probabilmente la più originale all’interno della raccolta (originale nello sviluppo intendo) ma è forse soffocata da una resa a fasi alterne del complesso percorso psicologico del protagonista – che viene avvicinato dal diavolo nelle sembianze di un caprone e che deve riuscire a evitare di venire irretito dal grande ingannatore.
Il terzo ("La chitarra che suonava solo blues") è quello che più ho apprezzato. Ambientazione italiana, una storia rapida e efficace, un finale che rientra nei classici del genere ma che è perfetto per questo testo.
Complessivamente un libro interessante in una confezione ottima – che però risulta forse apprezzabile al cento per cento più dagli "addetti ai lavori" della musica o dagli appassionati di questo sottogenere specifico, che dal lettore curioso occasionale.

Marco Giorgini

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