KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Jeremy

3 min read

Jeremy
(Laura Cherri – Ferrara Edizioni)


La dedica a Stephen King con cui Laura Cherri apre il suo romanzo è un segnale forte – che serve a chi (contrariamente a me) già non conosce questa giovane autrice veneziana (e magari non ha avuto neanche l’accortezza di leggere la sua nota biografica), per sapere in che tipo di ambientazione da incubo sta per immergersi.
Le citazioni più o meno esplicite sia nella trama sia nella forma al maestro del Maine sono veramente tante e si fondono senza soluzione di continuità nello stile intrigante di una scrittrice già nota per i tanti riconoscimenti ottenuti quest’anno e quello scorso con la sua ampia produzione di racconti brevi. Qui, in questa prova di un centinaio di pagine, la sua capacità di tratteggiare la psicologia dei personaggi diventa più evidente e, pur con qualche passaggio ogni tanto, magari, meno riuscito, non si può non rimanere colpiti dalla completezza del quadro che alla fine si coglie, e dalla tecnica usata che, centellinando i dettagli o rinforzando sensazioni con un crescendo di avvenimenti, delinea magistralmente la sagoma di Jeremy e quella della sua "particolare" zia – nonché tutore da quando i suoi genitori l’hanno lasciato orfano in seguito ad un incidente d’auto.
L’idea di fondo è semplice e ma efficace. Se un pranoterapeuta può curare una parte del corpo malata di un paziente, è possibile che, volendo, possa fare del male, usando la stessa tecnica?
E’ una domanda questa a cui il piccolo Jeremy saprebbe rispondere con assoluta certezza, tenendo conto che è continuamente vittima della mente disturbata e violenta della parente con cui è costretto a vivere. Vittima della sua mente disturbata, e delle sue MANI che sanno infliggere incredibili sofferenze (creando lividi ed ematomi) al solo contatto.
Questa situazione terribile crea profonde crepe nella psicologia di questo ragazzino che deve sommare la sua paura, il suo senso di vuoto e di odio, alle varie difficoltà a relazionarsi con i suoi coetanei. Perché, sì, è quasi ovvio che anche i rapporti al di fuori della casa sono per lui spesso difficili e fonte di problemi. Eddie, Dave e Mike, che lui considera in qualche modo "amici" sono in realtà, in modo diverso, anche loro altri torturatori, che alla fine lo aiuteranno involontariamente ad arrivare al punto di non ritorno, in una spirale di violenza che è difficile non confrontare con quella che si scopre in uno dei primi successi di Stephen King, ovvero in Carrie (1974).
Ma se Carrie è un riferimento per così dire esplicito – se ci si mette a cercarli è facile scoprire nella propria memoria qualche assonanza con altri testi. E la più forte che mi viene in mente è quella Jeremy/Charlie Decker, ovvero quella con Ossessione (Rage – scritto nel 1966 ma pubblicato nel 1977) (testo splendido che King inizialmente pubblico sotto lo pseudonimo di Richard Bachman) per la tecnica e per alcuni punti nella trama, oppure con I Regolatori (The Regulators, 1996) o con L’incendiaria (Firestarter, 1980) per piccoli particolari all’interno nella narrazione. Ma il gioco di paragonare Jeremy a testi del Re è solo, appunto, un gioco. Jeremy non è né la copia né un collage di opere di King, ma un bel romanzo, feroce e entusiasmante, che si legge in un lampo, e che sottolinea le qualità di una autrice che sta ancora affilando gli artigli ma che già sa fare quello che ci si aspetta dall’autore di un romanzo horror: tenere il lettore inchiodato dall’inizio alla fine.
Un consiglio: se non la conoscete, e siete dubbiosi se acquistare un romanzo di una autrice "nuova" (eh sì, 12 euro magari vi sembrano pure un prezzo un po’ alto) cercate in internet testi di Laura. Nonostante che abbia fatto "ritirare" due e-book gratuiti in seguito a contratti con un riscontro economico (uno di questi era edito da noi, KULT Virtual Press) ci sono ancora molte sue cose pubblicate su vari siti. Leggetele e giudicate voi stessi. E segnatevi il suo nome – perché sicuramente la sentirete nominare ancora, e presto. E sicuramente per altra narrativa horror di alto livello da gustare con la luce accesa.

Marco Giorgini

Commenta