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Bruciata Viva – Suad

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Vittima Della Legge Degli Uomini

 

“Al mio paese nascere donna é una maledizione”…

Suad, giovane cisgiordana, sta facendo il bucato nel cortile di casa quando sente sbattere una porta. E il cognato, che le rivolge una frase scherzosa. Suad si volta ma, all’improvviso, il suo corpo é intriso di un liquido freddo che in un secondo diventa fuoco.
Bruciata viva, e questa la punizione inflittale dalla famiglia, lesa nel suo onore, per aver commesso il peggiore del peccati: essere rimasta incinta prima del matrimonio.
Perché nel villaggio in cui é cresciuta le donne non possono andare a scuola, non possono vestirsi come vogliono, non possono guardare un uomo.
E questo il compendio in seconda di copertina di un libro ormai internazionale, che racconta, come una testimonianza sconvolgente, le usanze tanto diverse di un’altra cultura. Per alcuni e difficile pensare che tutt’oggi cose del genere accadano, per altri e lo specchio di un intero pezzo di mondo, la scusa per alimentare la xenofobia. La diversità del valori a seconda della cultura d’appartenenza e i diversi metodi di segregazione e punizione applicate in essa meravigliano e scandalizzano l’occidente per bene cosi pronto a scagliare la prima pietra contro gli orrori dell’altro mondo.
Una realtà sicuramente non giusta, secondo i canoni occidentali, che tiene pero conto del significato morale di virtù e onore del paese di chi compie questi atti barbari.
Le forme di discriminazione del confronti delle donne sono ancora molte ed esistenti in quasi tutto il mondo, ed in alcuni luoghi si manifestano con spoglie crudeli. Ma ricordiamo sempre che le apparenze non sono giudicabili. Non si misura un popolo senza conoscerne il modello e la struttura. Né lo si può conoscere paragonandolo ad un altro o leggendo un libro. Significativo il fatto che L’autrice del Libro, Suad (in realtà uno pseudonimo) sia, non solo una donna, ma in prima persona la protagonista di tale crudele esecuzione; ma ancora più significativo che ella debba continuare a nascondersi, pur vivendo in Europa per sfuggire alle ripercussioni del suo essere sopravvissuta e soprattutto, dell’aver raccontato la sua storia. Insomma, un libro da leggere, forse non per capire, ma per conoscere; non per condannare o giustificare ma per far si che nessuno possa pio nascondere la testa i nella sabbia e fingere di non vedere.
Un libro però che non debba diventare una giustificazione agli azzeramenti culturali solita del regime occidentale, convinto che tutto ciò che non sia nostro sia da distruggere. Una cultura ha somiglianze e differenze rispetto alle altre ma nessuna può ergersi a giudice che tanto meno può usare ciò come giustificazione per misfatti ben pio distruttivi nel confronti di un popolo. Insomma, la storia di Suad non sia un nuovo burka contro cui scagliarsi, ma una testimonianza culturale di un mondo diverso si, per certi aspetti duro o crudele, ma non meno umano del nostro.

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