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Dovere di cronaca…

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Dovere di cronaca

o rispetto per gli altri?

Nonostante il fatto che attraverso Kult abbia la possibilità di
“giocare” a fare la giornalista o se volete la scribacchina, alcuni avvenimenti di questi giorni mi hanno portato a meditare sull’esatto ruolo del giornalismo nell’informazione e nella formazione dell’opinione pubblica.
Chiedo scusa in anticipo se nel corso di questa mia riflessione potrò apparire superficiale, poco interessata o menefreghista, ma posseggo di mio un profondo rispetto per la privacy degli altri e soprattutto per il dolore degli altri che va sofferto in silenzio.
Nell’ultimo mese tre avvenimenti hanno tenuto banco sulla carta stampata e nelle testate giornalistiche televisive e mi riferisco alla triste storia del piccolo Gabriele, alla terribile tragedia del Cermis e al vero o presunto affare di sesso di Bill Clinton.
Questi tre episodi hanno sicuramente colpito l’interesse della gente che ha la possibilità o se volete il diritto di sapere quello che succede nel mondo. Tuttavia attraverso storie dolorose, che implicano scelte difficili, quale la volontà di due genitori di far nascere il loro figlio, privo di cervello, per donare i suoi organi, che chi a mio parere ha speculato pur di fare notizia. Una scelta la loro che gran parte di noi non avrebbe mai pensato di fare. Chiunque avrebbe optato per la facile strada dell’aborto. Al di là di ogni personale interpretazione, la loro coraggiosa decisione merita da parte di tutti un grande rispetto. E’ difficile quindi, a mio parere, accettare gli intenti speculativi di coloro che indagano ogni mossa, ogni azione, ogni movimento dei poveri protagonisti di questa storia.
Lo stesso atteggiamento speculativo si è riproposto nella triste tragedia del Cermis. Le immagini che gli operatori televisivi hanno trasmesso sono state piuttosto cruente, irriguardose e irrispettose nei confronti dei familiari delle venti vittime della funivia. E’ possibile che i primi piani sugli effetti personali, gli sci o il sangue sulla neve siano sempre necessari per il sacrosanto dovere di cronaca? E perché allora in Inghilterra non vengono usati gli stessi parametri, dove si proteggono in questo modo anche fasce di pubblico che non hanno la capacità di dare il giusto valore a certe immagini?
Dove finisce in questo caso il diritto alla privacy?
La privacy viene poi violata matematicamente nel caso in cui si tratta d’indagare una persona tanto in vista quanto il Presidente degli Stati
Uniti d’America. Anche pensando che la sua love story con la segretaria o la stagista fosse vera, perché questo dovrebbe influenzare il giudizio dell’operato di un uomo? Mi rendo conto che può esserci il pericolo che abbia giurato il falso, ma perché la sua rispettabilità come politico o statista, le sue conquiste e i suoi sforzi operati nell’arco del suo mandato debbano vacillare per i racconti di una donnina che conserva dopo anni funamboliche prove di rapporti sessuali costrette? In genere per queste cose non si decide in due? In fin dei conti è il suo lavoro che deve interessarci principalmente.
Sia chiaro non sto né difendendo né offendendo nessuno, né ho una mia personale opinione su questa storia, ma mi infastidiscono gli enormi palloni che la stampa gonfia pur di fare audience, pur di aumentare la tiratura dei propri giornali. Così si forma l’opinione pubblica che si vizia dell’interpretazione corretta o no di quello speaker o di quell’altro editorialista o dell’opinionista di turno. Il giudizio personale perde in questo modo qualsiasi valore. Qualsiasi azione viene giudicata attraverso questa lente.
Mi rendo comunque conto che si soddisfano piaceri e interessi morbosi di chi vuole sapere tutto di tutti, ma mi chiedo e vi chiedo, sulla scala dei valori è più importante il rispetto per la libertà degli altri o l’interesse osceno per queste cose? La vita privata di certe categorie deve per forza essere sempre tramortita, analizzata,
“stuprata” all’insegna del diritto all’informazione? Siamo o no in un paese o meglio un mondo dove la libertà è un dititto sacrosanto dell’uomo o è un’arma a doppio taglio, oppure il nostro bisogno di vita può essere sacrificato sull’altare della cronaca? Non sarebbe giusto lasciare vivere tutti la propria vita, come noi vogliamo fare con la nostra, senza arrogarci alcun diritto di cronaca?

Beatrice Di Venosa

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