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Uno Strano Pianeta (2)

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Uno Strano Pianeta (2)


Capitolo 7

Il Signor Scott si aggirava nervosamente per la plancia dell’Enterprise.
L’istinto gli diceva che era successo qualcosa alla squadra di sbarco, malgrado avesse tentato di contattarla più volte, non aveva ricevuto nessuna risposta.
Il capitano Kirk in questo genere di cose era piuttosto meticoloso e non avrebbe mai lasciato il suo Ingegnere Capo senza sue notizie così a lungo.
– Signor Sulu, non rileva ancora la loro presenza sulle superficie?
L’asiatico controllò nuovamente i suoi strumenti.
– No signore, le radiazioni sono troppo intense per avere una lettura precisa, non ottengo che pochi dati confusi, mi dispiace.
Scott si risedette alla postazione di comando passandosi una mano fra i capelli scuri.
Doveva assolutamente fare qualcosa.
– Una squadra d’emergenza si posizioni sulla pedana del teletrasporto.
Forse il capitano non avrebbe approvato la sua decisione, ma per lo meno entro pochi minuti avrebbe avuto conferma della buona salute dei dispersi.
– Signor Sulu non perda il contatto con i nostri uomini e si assicuri che facciano rapporto ogni quindici minuti. Signor De Salle nel frattempo armi i siluri fotonici ed i banchi phaser, nel caso gli alieni abbiano bisogno di una piccola dimostrazione di forza.
Sentendo la conferma dei propri ordini Scott si rilassò sulla poltrona del capitano, la trovò particolarmente scomoda in quella circostanza, ma ormai niente gli avrebbe impedito di scoprire cosa fosse successo sul pianeta.
A qualunque costo.

– Capitano Kirk stiamo ancora attendendo la sua brillante idea per uscire da questa prigione – disse il comandante Kholok circondato dal resto del suo equipaggio.
Osservandoli bene, i loro volti non erano certamente fra i più raccomandabili.
– Mi sembrava più sicuro alcuni minuti fa, ha per caso cambiato idea?
– aggiunse con tono ironico.
– Mi deve lasciare il tempo di pensare comandante, su quanti uomini possiamo contare?
– Una trentina dei miei più qualche prigioniero che ha deciso di seguirci in questo folle tentativo… e ovviamente voi quattro federali. I rimanenti sono in uno stato troppo precario per combattere, scommetto che ritornerete a salvarli in seguito, non è vero?
– Naturalmente – rispose Kirk come se gli fosse stata rivolta una domanda banale.
– Non ne dubitavo… il grande altruismo della Federazione, sempre pronto a manifestarsi a favore dei più deboli… dei bisognosi. Siete solamente patetici! – concluse arrogantemente Kholok.
Kirk non raccolse l’insulto e si rivolse invece al vulcaniano.
– Signor Spock, cosa può suggerirci per attirare qui le guardie?
– Ho notato che i rumori troppo intensi le innervosiscono, si ricorda la loro reazione nel nostro alloggio? Se creassimo un diversivo forse li costringeremmo ad intervenire.
Sorridendo astutamente Kirk ringraziò il vulcaniano e si avvicinò nuovamente al klingon.
– Agiremo in questo modo: i nostri equipaggi fingeranno di litigare rumorosamente… una volta che i soldati saranno entrati per sedare la lotta li coglieremo di sorpresa assalendoli da tutti i lati.
Le sembra un piano abbastanza semplice comandante?
Kholok rifletté intensamente, forse troppo per un klingon, poi esprimendosi nella sua lingua sferrò un pugno sul volto di Kirk scaraventandolo violentemente al tappeto.
– Si capitano, mi sembra un’idea veramente geniale! E non se la prenda per questo, era un debito personale che avevo con lei – precisò dirigendosi verso il suo equipaggio.
Ad un ordine preciso i suoi uomini iniziarono a cozzare fragorosamente, facendo volare corpi e suppellettili per tutta la prigione.
Il Signor Spock che non aveva mai assistito ad un simile subbuglio, si allontanò per non essere colpito da uno sgabello proteggendosi dietro ad una colonna in cemento.
– Certo che di rumore ne fanno parecchio – osservò McCoy posizionandosi con una certa fretta al suo fianco.
Il frastuono assordante dopo alcuni minuti diventò insopportabile costringendo il resto dei carcerati a rifugiarsi nelle loro nicchie fra le mura.
– Adesso basta, smettetela – implorarono alcuni che erano stati coinvolti loro malgrado nella rissa sempre più cruenta.
– Sta arrivando qualcuno! – esclamò Kirk sentendo scattare la serratura della porta.
Il piano aveva funzionato alla perfezione, almeno in quella prima parte.
Quando i soldati irruppero nella cella l’orda barbarica l’investì in pieno travolgendoli immediatamente.
La squadra dell’Enterprise non fece in tempo nemmeno ad intervenire, osservò solamente la catena vivente trascinata senza sosta verso l’entrata della segreta.
Il tutto durò pochi minuti, i sorveglianti riuscirono a sparare solamente pochi colpi, la maggior parte dei quali colpirono il soffitto e qualche carcerato di striscio.
Quando la rivolta ebbe termine Kholok ritornò sui suoi passi passandosi velocemente l’avambraccio sulla fronte sudata.
– Ha visto come si combatte a mani nude capitano? Spero che abbia imparato qualcosa oggi. Ci rivedremo presto, e si ricordi la mia promessa.
– Aspetti, dove vuole andare adesso? Avevamo un accordo.
– Accordo? Non mi sembra proprio. Dovevamo uscire di qui, e lo abbiamo appena fatto, con questo termina la nostra alleanza capitano.
– Non se ne vada, cos’ha in mente di fare? – urlò Kirk vedendo il klingon riunirsi ai suoi guerrieri.
– Non se l’immagina capitano? Ha veramente poca fantasia.
Questi esseri immondi pagheranno con le proprie vite per la distruzione della mia astronave, li uccideremo tutti, uno per uno, glielo posso garantire!!!
Kirk non poté fare nulla per fermarlo, vide il commando klingon dirigersi furtivamente per i corridoi della base prima di scomparire ad un incrocio di tunnel.
Un’orda scatenata di selvaggi klingon non era proprio quello che Kirk aveva sperato d’ottenere per risolvere quella delicata situazione.

(Continua)

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