Con questa relazione vorrei cercare di fare una breve storia della fantascienza per dar modo di intuire che, la potenzialità della medesima, d’interpretazione e di essere specchio di un’ambiguità esistente nei rapporti tra il corpo sociale e quello della narrazione dell’immaginario, sia sempre stato qualcosa di lontano, qualcosa che in ogni modo c’è sempre stato, e che ha portato ad avvertire, con un leggero anticipo, che i tempi stavano cambiando e come stavano cambiando. Cercherò di mettere questi concetti in evidenza durante la scrittura della relazione stessa.
La fantascienza in quanto tale, nasce per una ragione non del tutto legata all’immaginario. E’ fatta nascere, nel 1926 negli Stati Uniti, da un esule europeo; un uomo che viveva d’espedienti, di piccole invenzioni al limite tra l’elettronica ed una certa forma di ciarlatanesimo, e che campava per merito di quella specie d’intuito per le cose meravigliose che vi era in quegli anni negli Stati Uniti e un po’ in tutto il mondo occidentale.
A questo punto, può diventare utile formulare una periodizzazione della storia della fs, per poterne agevolare la comprensione. Il primo periodo va dal 1926 sino al 1938, e potremmo definirlo “età avventurosa”; Un secondo periodo va dal 1938 al 1950, e lo si definisce “età dell’oro”; l’ultimo periodo va dal 1950 ai giorni nostri, e lo potremmo molto semplicemente definire “età moderna”.
L’uomo di cui parlavamo precedentemente, si chiama Hugo Gernsback. In quell’anno fonda una rivista che chiama Amazing Stories, ossia racconti sorprendenti, straordinari; ed è in quell’anno che conia un neologismo, Scientific Fiction, per poi ravvedersi e decidere che meglio sarebbe stato Science Fiction, nome che tale diverrà su una successiva rivista che fonderà, e tale rimarrà fino ai giorni nostri.
Quello che quest’uomo cerca di dimostrare con queste riviste, è che ci sono avvenimenti straordinari che hanno a che fare con la tecnologia e con il cambiamento che il mondo sta subendo, e che ci sarà una letteratura che ce lo racconterà, che si chiamerà fantascienza.
Da quest’esigenza dell’immaginario, anzi, della maturazione dell’immaginario verso la sensibilità alle nuove tecnologie che andavano a modificare l’universo conosciuto, nasce l’esistenza di un mercato; e una letteratura di genere, dell’immaginario che ha a che fare coi mass media, non è estranea al supporto con cui è veicolata e tanto meno alle esigenze del supporto stesso, voglio dire, alle esigenze commerciali che stanno dietro a questo supporto. La fantascienza è veicolata su quelli che si chiamano pulp magazines.
Questi sono uno strano formato editoriale studiato sulle macchine da stampa americane e che segnano tutta la letteratura di genere, che attraversano le storie Western, il romanzo rosa, l’horror e tutto il fantastico in generale. E’ in questa situazione che nasce la fs.
I pulp magazines sono riviste molto economiche, stampate su carta per appunto pulp, molto povera; il formato è 21×28 circa, hanno copertine sgargianti con illustrazioni interne che permettono di aprire su mondi dei quali si percepisce un’estremità dell’immaginario.
Per inciso, di queste riviste ce ne sono una quantità incredibile: tra le più famose c’è Black Mask; altre ancora che riguardano il noir, il detection stories e tutto ciò che ha a che fare con oscure storie urbane. Chi va per la maggiore negli anni ’20 negli States, è the
Shadow, un personaggio con un grandissimo naso, sempre accompagnato da una sciarpa, che fa delle invenzioni straordinarie con una mentalità e delle motivazioni morali un po’ oscure.
C’è tutto questo territorio della fantasia di limite, non ben codificato, molto libero, molto accessibile per questioni monetarie, e questo stuzzica per ragioni prevalentemente economiche e commerciali.
Precedentemente a questo periodo avventuroso della fs, la letteratura popolare, vuoi con autori come T. Burruogs, ma da un certo punto di vista, come tradizione, anche J. Verne, avevano esplorato tutto ciò che c’era da esplorare sulla Terra. Giungle impenetrabili, popoli misteriosi, deserti, profondità marine e cosi via. C’era stata una copertura totale dell’immaginario, per cui, al momento della periodizzazione suddetta, l’avventura, in senso terrestre, era diventata impraticabile, non era più lo sconfinato territorio dell’immaginario.
Oltre a tutto ciò detto fino ad ora, c’è bisogna di premettere che la fs entra in una distinzione ben precisa che esiste nella letteratura anglosassone, ed in particolare, in quella statunitense. Esistevano, allora come adesso, due distinti filoni nella narrativa: uno si chiama romance e l’altro novel. La novel, che sarebbe poi diventata la letteratura alta, main stream, è adatta a raccontare le problematiche particolari e sociali dell’uomo del proprio tempo, un tipo di letteratura che ha a che fare con il realismo; il romance, invece, si occupa di ciò che non è del tutto reale, che non è del tutto testimoniabile, e di dare corpo alle grandissime potenzialità dell’immaginario. Esisteva sicuramente una visione morale delle due branche della letteratura, che sicuramente, in una certa fase ha avvantaggiato il romance; ma è altrettanto vero che il romance è stato un veicolo portante dell’immaginario, soprattutto in quei tempi, negli
Stati Uniti.
Parlando di precursori quali Burroughs e Verne, prima ancora che la fs venga cosi codificata da Gernsback, non si può evitare di parlare di un gran narratore che si occupa del rapporto dell’immaginario con la morale, che ancor oggi, quando parleremo del cyberpunk e dei nuovi narratori di fs, rimane un punto fermo, avendo il medesimo codificato pressoché tutti gli ambiti del possibile, di un immaginario in rapporto con le scienze, e con le problematiche della scienza in rapporto con l’uomo; questo scrittore è Wells.
Wells si occupa delle problematiche del viaggio nel tempo e, non in secondo luogo, di uno spazio che può andare oggi, dalle problematiche
che hanno a che fare con la fisica quantistica a quelle che hanno a che fare con la morale di chi ha il potere di cambiare il corso del tempo. E non solo. Nell’isola del dottor Moreau, per esempio, costruisce una metafora sulla genetica e sulla mutazione. In ogni romanzo di Wells troviamo, in qualche modo, un segnale di ciò che sarebbe stata la problematica dell’immaginario fantastico in rapporto al nostro vivere quotidiano e in rapporto con la scienza.
Torniamo alla nascita della fs. Nel 1926, come detto, Hugo Gernsback, questa specie di santone della scienza popolare, fonda la rivista che ha generato un proliferare di altre del genere, ed ottiene un grosso successo. Nel 1930 nasce la rivista forse più importante per la fs, quella che ha segnato maggiormente l’immaginario della fs e il rapporto tra la fs e la storia: è Astounding Science Fiction.
Henry Bates, il direttore della neonata rivista, scriveva, all’epoca, un editoriale che diceva all’incirca cosi: ” si sta preparando un’epoca in cui sarà possibile viaggiare nello spazio, in cui comunicheremo alla velocità della luce, in cui, dall’oggi al domani sarà possibile essere in tanti luoghi sulle Terra; perciò occorre un qualcosa che ne parli, non si può fare a meno di una rivista che tratti questi argomenti.”
E’ naturalmente un bisogno indotto quello di chi si accinge a dirigere una rivista ed affermare che non se può fare a meno; ma è altresì la verifica di una necessità che esisteva nel lettore di allora, che era quello di vedere in quell’improvviso scavalcare della tecnologia e della scienza, i presupposti di un’esperienza umana; l’esigenza d’avere una sorta di visione di come queste esperienze si sarebbero proiettate nel futuro.
Tanto per fare un esempio, si pensi solo all’epoca nella quale il telefono era ancora una scoperta sensazionale, che entrava nelle case con difficoltà; oppure si pensi alla radio e poi alla tv, scoperte che per noi sono acquisite, nascono con noi; la nostra capacità di interagire con telefono e tv ne sono prova, sono ormai tecnologie a basso profilo, non hanno più nulla da insegnarci, anche se ci sarebbe qualcosa da dire a proposito dell’etica delle comunicazioni, ma qui si cade in un discorso diverso.
Queste riviste di fs vogliono affermare che ci sono in atto dei grandi cambiamenti tecnologici, ci sono scoperte che avanzano, e che c’è una nuova sensibilità che va assecondata, stimolata, ed in qualche modo, va anche educata.
Il primo momento di questa periodizzazione, fino al 1938, è un’epoca di grandi avventure, non c’è il vero senso di percezione del termine tecnologico, ma c’è quest’ansia di parlare di parlare di meravigliose sorti a venire della tecnologia, di un meraviglioso modificarsi dell’orizzonte. Ed allora, si parla ingenuamente di tutto: dal viaggio nel tempo al viaggio nello spazio con astronavi più o meno plausibili
(molto meno che più) fino al viaggio nell’infinitamente piccolo; si osserva un dilagare dell’immaginario tecnologico non molto tecnologico ma molto ingenuo, e che continua quello che gli americani chiamano
Sense of Wonder, senso del meraviglioso, una stupefazione continua.
Gli stessi titoli delle riviste sono rappresentativi: Amazing Stories,
Astounding Stories, ossia, racconti stupefacenti, meravigliosi, e cosi via. Tutto questo accade fino al 1938.
A quella data, succede una cosa particolare; ossia, questi concetti cambiano per la sensibilità di una persona, di colui che diventa il nuovo direttore d’Astounding, J.W. Campbell jr. Quest’uomo sostiene che le storie scritte sulla sua rivista devono cambiare, non possono più essere scritte come una volta. Il rapporto tra l’immaginario e la scienza, deve diventare reale, o per lo meno, il più possibile vicino alla realtà. Tutti i racconti che vi appariranno, dovranno avere un certo fondamento scientifico, una certa plausibilità, non devono essere basate semplicemente sull’idea, per esempio, di come si sta su
Giove, ma bisogna sapere se su Giove si può stare; bisogna descrivere un viaggio su Marte con i tempi di percorrenza giusti; le razze aliene non dovranno essere le più strane, ma si deve cercare di speculare su come più plausibilmente possano essere. Certo che detto cosi, può sembrare un progetto più complesso, e realizzato con molta più cura di quanto in realtà non potesse fare Campbell con gli scrittori di allora. Però, nasce una nuova generazione d’autori tra i quali, alcuni che arrivano dall’età più avventurosa della fs e cambiano il loro modo di scrivere, ma soprattutto, nasce una nuova generazione di chi avendo coltivato il proprio immaginario sulla fs, inizia in quel momento a scrivere fs.
Uno dei più conosciuti è Isaac Asimov, e la sua storia è in qualche modo attinente a quello che è successo.
Asimov approda agli States con i genitori che sono profughi armeni.
Il padre apre un emporio, un drug store a Brooklin, ed è frequentando l’emporio del padre che il giovane Asimov scopre e legge le riviste di fs. Estasiato dalle immagini dei pulp, inizia a scrivere, e propone i suoi racconti ad Astounding. E qui arrivano le prime mazzate da
Campbell, il quale gli rispedisce i racconti, capendo il talento del giovane scrittore e cercandolo di correggerlo. Come, per esempio con
Notturno, che si svolge in un mondo senza luce; e gli pone l’interrogativo di cosa potrebbe accadere realmente nel momento dell’arrivo della luce. Per inciso, questo racconto costituisce un punto fermo a proposito dell’idea che la fs si occupa dell’etica e che raccoglie la tradizione dell’utopia e di ciò che si realizza o non, nell’utopia. In questo senso, la fs ha un compito importante, pur essendo, o forse proprio essendo immaginario popolare.
Il futuro attraverso la narrativa
di Fantascienza (I)
Rielaborazione libera di un intervento di
Daniele Brolli presso l’Aula Magna del
Liceo Classico Muratori di Modena
Tioli Franco