E’ arrivato “Titanic” e con esso sono colati a picco i propositi di programmazione variegata e d’autore. Tre ore e un quarto di acqua salata come il mare, ghiacciata come l’iceberg o corporea come le lacrime degli spettatori bloccheranno inesorabilmente le più belle sale d’Italia per intere settimane, dato che è possibile un solo spettacolo per serata.
Gli amanti del kolossal saranno accontentati in breve tempo, ma non c’è tregua! “The jackal”. “Harry a pezzi” ed il neo-uscito “In&Out” riporteranno prepotentemente il cinema statunitense sulla vetta del mercato dopo un natale per loro disastroso con Pieraccioni e Benigni che stringono le palle di Hercules ridendo.
A proposito di statunitensi. Questo è il primo mese in cui scrivo conscio del fatto che l’articolo sarà edito anche in inglese e dato che sicuramente sarebbero tradotti anche i commenti dei lettori (che continuo a non ricevere…) mi è venuta l’idea di far impazzire la gentile traduttrice aprendo un dibattito sui film dialettali. Bella cagata, ho avuto pensate migliori.
Alla prima e alla seconda
Michele Benatti