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Il supplizio di Tantalo

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Il supplizio di Tantalo

“Kokkuri” è il titolo del film di Takahisa Zeze, uno sconosciuto regista giapponese pratico di “pink cinema”, una sorta di erotico soft molto in voga nel suo paese. Perché ho scelto questo film? Perché, senza accorgersene, anche voi guardandolo entrerete nel fantastico mondo di Kokkuri, meglio conosciuto da noi come “il dito che si sposta su di una tavola con scritto tutte le lettere dell’alfabeto, probabilmente mosso da un qualche spirito”. Senza rendervene conto al termine del film ripeterete senza un perché il tormentone del film, la formula magica “Kokkuri san, kokkuri san”. La storia è ancor più fantastica. Se il cinema cinese ha riportato a galla una rispettabile tradizione del soprannaturale, con storie di fantasmi e affini,
“Kokkuri” è la perfetta introduzione al delirio gratuito e indolore.
Il film narra di tre adolescenti insicure e un po’ suonate che non hanno di meglio da fare che ascoltare fedelmente i consigli di sesso e amore del programma radiofonico “Midnight blue”, ignorando che lo stesso programma è condotto da una di loro (!!) che tra l’altro usa il microfono in modo un po’ confusionale. “Midnight blue” però non risolve i loro problemi, anzi li complica e così decidono di chiedere consiglio a Kokkuri (o “tavolino a tre gambe”) in un crescendo di assurdo e confusione. Da questo momento allacciate le cinture. La difficoltà di noi occidentali a distinguere i tratti somatici delle tre ragazze contribuisce in modo determinante al vortice di incomprensione che ben presto ci trascinerà nel mondo di Kokkuri.
Queste ragazze dormono, muoiono, compaiono, chiamano Kokkuri, litigano, ricompaiono nei posti più strani con una facilità disarmante e, dopo qualche minuto di imbarazzo, sarà molto piacevole lasciarsi trascinare fino alla scena finale stile “Nightmare”.
Forse non riesco a capire tutte le sfumature di un mondo così lontano o, probabilmente, con “Kokkuri” ho ottenuto il passaporto per l’iniziazione. Non vi basta? La biografia di Zeze cita alcuni suoi lavori precedenti. Leggere per credere: “Un peto di Monaco”, “La leggenda contemporanea della spada”, “Io sono un fenomeno che si supponeva neve e invece è una prova azzurra della polarizzazione elettrica del ghiaccio”.
Rifaccio un passo indietro e cerco di non espormi troppo nei confronti di un regista ed un filone che non conosco. “Kokkuri” ha, a tratti, quell’atmosfera cara ai lettori di Banana Yoshimoto quando fuori piove, la casa è silenziosa ed ordinata eppure qualcosa turba la scena. Zeze, lo dice lui stesso in un intervista, ci vuole dire che i giovani giapponesi sono suicidi, competitivi come in un videogame e la debolezza o l’indecisione sono difetti da nascondere a qualsiasi costo ed è per questo che il mondo degli spiriti è tentatore.
“Kultiani”, se avete notizia di questo film comprate un po’ di lambrusco, un po’ di fumo e telefonatemi, mi raccomando!

Michele Benatti

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