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Un altro giorno è andato

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Un altro giorno è andato

Un altro giorno è andato tra gli umori di chi con gioia ha brindato al domani, e di chi, dopo essersi gustato il più dolce dei caffè, non ha altro che l’amaro in bocca.
Un altro giorno è trascorso tra le pieghe dei pantaloni che si sfregano, che non hanno mai tregua, proprio come noi che non facciamo in tempo ad abituarci ad un’emozione che è già ora di cambiarla, e l’angoscia non sta nell’una o nell’altra, ma nella repentinità del trapasso che avviene quando meno te lo aspetti, a causa di chi non avresti mai sospettato, per qualcosa che forse non avresti mai fatto.
Nascondiamo, così, nei sentimenti i frammenti di una follia che tireremo fuori solo se delusi dalle nostre aspirazioni, da quello che vediamo concretizzato in una persona che non è altro che il nostro riflesso più perfetto, ciò che ci completa e ci rende fragili e deboli davanti ad un fallimento che si trasforma in un’ossessione.
Siamo solo giovani calamite di vent’anni attratte da tutte le polarità possibili, vogliose di fare esperienze, ma anche timorose di fallire.
E ci si trova alle due di notte ancora in giro a cercare chissà che cosa, a dare chissà che cosa.
Ah, la notte ! La notte è seta lavata, è un ferro da stiro che passa su di una camicia coperta di stelle, non c’è gente per strada, cresce la fatalità di ogni cosa.
La notte è di luce soffusa, di un nastro di jazz nero caffè che ti scalda il cuore ti prende e ti porta via, che ti fa sentire un Dio mentre vai e l’aria ti spettina i pensieri fino a toccare i ricordi sconvolti da un’alba di coperta e di un abbraccio caldo come un bacio che non hai mai ricevuto.
E’ strano nella notte sentire i propri passi e frugare in una tasca bucata dai pensieri più reconditi; siamo carne che brucia al sole delle lacrime e delle esperienze, al freddo di un orologio che da anni scandisce sempre gli stessi rintocchi, ed il fuoco che arde nelle nostre vene, nel nostro cuore, nella nostra mente a volte si ghiaccia in tanti piccoli cristalli che rinchiudono ognuno una parte di noi, che al minimo suono dimentichiamo e in pieno silenzio non sappiamo fare a meno di ricordare.
Forse è solo un gioco, non possiamo farci nulla, è una tappa da attraversare.
Cerchiamo spasmodicamente un Bartali che ci passi la bottiglia per dissetarci, ma abbiamo paura di staccare le mani dal manubrio e perdere l’equilibrio: fa paura anche a noi cadere, ma la voglia di vita ci spinge a buttarci tra le braccia di un destino scritto non si sa da chi.
Giovinezza è l’ebbrezza che ti scorre nelle vene occupate a far battere cuori di ogni genere vogliosi di rintoccare all’unisono in un abbraccio che ci faccia sentire qualcuno e non qualcosa. E si ama!
Assaporiamo il gusto dell’armonia di un silenzio di voci dimesse in un sottofondo musicale che sprigionano energia come il sole in un mare al tramonto che avrà presto un’altra alba da accogliere. Assaporiamo un attimo infinito che da sempre abbiamo sentito essere in noi, ma che non abbiamo mai ascoltato così chiaro e profondo come in amore.
Ma non contenti, dopo aver lottato e pianto per qualcosa, una volta ottenuto capita che lo accantoniamo in una soffitta impolverata: ed è ricordo!
Recitiamo, così, su di un palcoscenico di un teatro che ha per pareti il nostro cuore e, come animali schifati dall’odore assordante di un profumo, diventiamo rabbiosi spettatori di noi stessi, ingabbiati dai nostri desideri, incatenati dalla realtà che magari non ci piace e strinati dal fuoco lento delle delusioni.
Come stupidi santuari ci assurgiamo a giudici degli altri e a padroni assoluti della nostra vita, noi che non sappiamo mai dire basta, noi che ci chiamiamo adulti e ci comportiamo da incoscienti, noi che rischiamo la pelle e dopo ridiamo, noi gioventù bruciata corriamo verso il precipizio per provare un attimo di brivido, e quando siamo lì, sul cornicione, pallidi come dei cadaveri ancora vivi, ci detergiamo quel sudore freddo con le gambe ancora tremanti e la voce già spavalda, orgogliosa quasi di avere corso il rischio, anche solo per un attimo, di diventare un semplice ricordo nelle lacrime di un amico…… e niente più.
Vi sembra che sia facile essere giovani?

Mariangela Olemanni

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