Prossimi a Natale, molti avranno modo di leggere i testi di questo numero di SUSSURRI solo travolti dal caos prefestivo: una sbirciatina ad internet tra una cena ed un giro in centro a comprare qualcosa per amici e parenti; un salto veloce in biblioteca, tornando, carichi di pacchettini, da un’estenuante tour de force d’acquisti.
Poco male, se fosse tutti qui. In fondo KULT è per i suoi lettori un amico non intrusivo, un veloce passatempo, una lettura di passaggio.
Ma le feste (queste feste soprattutto, anche al di là del significato teologico che le sottende) hanno un potere immenso: quello di cambiare l’umore delle persone. Al scendere della sera una vaga euforia si alterna ad un’assurda malinconia, virando sul nostro viso sorrisi a smorfie, occhi dolci ad occhi umidi (e non solo per il freddo).
Come va, chiedetevi. Come va?
Perchè, sappiate, questo è un numero natalizio solo per il calendario.
Non troverete neve nei racconti o nelle poesie che stiamo per proporvi. E se ne doveste trovare, sarà fine a sè stessa. Il mondo delle voci che sussurrano fluisce indipendente, e forse, in qualche testo striderà con il vostro spirito goliardico (già in attesa dei botti di fine anno) o con il vostro animo sensibile alla rarefatta aria dell’annunciazione. Siete avvertiti.
Tutto come prima, qui. Tutto mutevole, ma come sempre. Siete ugualmente pronti?
Allora, via, iniziamo.
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La prima poesia di questo mese è di Matteo Ranzi, audace e prolifico autore, che da tempo “latitava” sulle nostre pagine. Presente alla festa di compleanno di KULT Underground, ci fa piacere che si sia lasciato trasportare ancora sulle nostre frequenze e che ci presenti, in questo dicembre, un suo scritto: Po.
Testo atipico, più per forma che per tema, sa essere criptico anche nelle immagini che, contrariamente al solito, risultano accennate invece che scolpite. Un buon ritorno, che ci auguriamo sia preludio di più roboanti e complessi seguiti.
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Di un altro autore assente da tempo è anche il secondo scritto pubblicato: Sono solo ciò che. Dolly (autrice nel passato di uno splendido racconto che aveva come protagonista una suora) si propone a noi come poeta, avvicinandoci di nuovo a lei con poche ma calibrate righe, ricche di controllo tecnico e di immagini sicuramente ispirate ad un gusto religioso. Il testo, in cui l’oggetto del discorrere è più probabilmente l’uomo amato che Dio, risulta semplice ed avvincente insieme, mostrato una buona dinamica nell’uso delle parole, mediata solamente dalla comune ispirazione di fondo.
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Ipotetico seguito di “Pi-Falchetto”, apparsa qualche mese fa, e unica nota completamente dolce di questo mese di SUSSURRI, ecco a voi Pi, di
Simona. Poesia in tre parti, dal sapore mielato, immediato e sensuale, ma di una sensualità spontanea e non maliziosa. Provocatamente naif sia nelle immagini sia nella scelta delle parole (rubate ad un intimo dizionario amoroso) leggere un testo di questo tipo da quasi l’impressione di essere un voyeur letterario, entrato di soppiatto nel diario di una innamorata. Sicuramente in sintonia con il clima in cui tutti vorremmo vivere.
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Ulteriore ritorno, dopo una assenza di carattere più che altro tecnico, è quello di Mia Preti, giovanissima autrice che aveva già lasciato il segno con testi forti, precisi e ricchi. E questo Ricordo non è assolutamente da meno, anzi. Con un pennello letterario abile e maturo ha saputo mettere su tela il rapporto tra due giovani ragazze, scolpendo nell’immaginario del lettore splendide immagini e sensibili sensazioni. Il finale, lirico, che spiega come un distacco non sia mai solo momentaneo è ben pesato e apprezzabile, e rende questo pezzo probabilmente la migliore poesia presentata in questo freddissimo dicembre.
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I feel to know di Untold Evening Tales è un breve testo in lingua inglese, impregnato di pacata malinconia.
Diverso rispetto a lui, è ciò che vive nel cuore della persona amata, ma forse il poeta sa quali sono i segreti da lei celati; forse, in qualche briciolo di complicità, può addirittura intravedere un legame sperato: questo è il tema che Untold Evening Tales porta avanti in pochi versi, cercando di rimanere leggero come ritmo, e semplice come espressioni, ottenendo, nel complesso, una discreta forza lirica che potrà trovare estimatori.
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Altro ottimo lavoro ambientato nell’universo di Star Trek (questa volta parliamo di Next Generation) è Realtà o fantasia? di Claudio
Caridi. Il plot è di quelli particolarmente intriganti, in cui la vicenda narrata “sfora” la narrazione in sè, e dall’accettare l’universo fantastico in cui l’Enterprise si muove, si passa al crederne una realtà oggettiva, semplicemente sfasata su questo piano di esistenza.
Come già sostenuto altre volte, l’abilità di Claudio è duplice: trovare una buona idea da realizzare in un racconto di qualche pagina, e nello stesso tempo riuscire a dipingerla realisticamente su un canovaccio conosciuto. Un altro must per gli appassionati di fantascienza e non.
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Inserito in atmosfere cupe, che a molti ricorderanno a tratti Block,
Lovecraft o anche Hamilton, Sogni, di Massimo Borri è un racconto carico di tensione, ambientato in quel periodo fantastico, lontano da satelliti, computer e altre elettroniche diavolerie, in cui la gente andava a cercare luoghi ancora sconosciuti, anche solo per colmare la propria sete di scoperta. Ed in questo mondo, in Africa, il protagonista della vicenda riesce a trovare, grazie all’aiuto di Kutu, più di quanto mai avrebbe potuto desiderare. Più di quanto avrebbe voluto. E così si apre per lui un momento da incubo, un momento in cui la realtà comincia a scivolare via facendo perdere al lettore ogni certezza. Il finale, volutamente ambiguo, da forse la speranza a chi è stato travolto dalla trama, che tutto sia in effetti soltanto un brutto sogno… ma è veramente così? A voi il compito di stabilirlo… con l’obbligo di arrivare alla fine tutto d’un fiato.
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Frenetico e paranoico, Dietro di Marco Giorgini è un racconto strano: il lettore si trova catapultato in un mondo all’apparenza quotidiano ma percorso da piccoli rumori di fondo, che non possono non turbare.
Il finale, culmine di un atmosfera inquietante, si rifiuta di spiegare di più di quanto si possa leggere tra le righe, ma nello stesso tempo scioglie quel nodo narrativo che chi legge desidera aprire fin dalle prime battute.
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Tratto dalla rete del giovane Holden, conclude la rassegna dei testi di SUSSURRI di questo mese Un altro giorno è andato di Mariangela
Olemanni. Definirlo un racconto è improprio e riduttivo: ciò che l’autrice propone è infatti un canto, una poesia senza versi, in cui il fluire dei pensieri, delle considerazioni, scala la mente del lettore, fino a portarlo, tumultuoso, ai suoi vent’anni, trascinandolo di nuovo in passioni, desideri, angosce. Cos’è dunque essere giovani?
Forse una risposta sola non c’è, ma questa, di Mariangela, sicuramente rende l’idea.
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Dopo questa consueta premessa posso rinnovarvi con gioia gli auguri per un felice Natale ed un ottimo nuovo anno… e magari i miei auguri saranno ancora più sentiti se impiegherete un po’ del vostro tempo, durante le lunghe e lente digestioni di reduci da cenoni di vario tipo, per comporre qualcosa. Per scrivere. Per creare.
Ovviamente, mandandoci poi quanto realizzato.
Qualunque sia la vostra decisione, per il momento gustate quanto proposto. Buona lettura.