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Rumori molesti

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Rumori molesti

L’alta figura si muoveva sicura nella penombra del suo alloggio indossando una lunga tunica scura con alcuni strani ricami argentati.
Raggiunta una grande pietra levigata adagiata sul pavimento solennemente s’inginocchiò, raccolse le dita a piramide e si preparò ad entrare nello stato di rilassamento assoluto preludio indispensabile per raggiungere la meditazione profonda.
Spock di Vulcano Primo Ufficiale dell’Enterprise riusciva in questo modo ad evadere da quel piccolo universo fin troppo umano ed emotivo generato a bordo di una grande nave stellare.
Aveva quasi raggiunto la massima concentrazione quando un rumore inusuale e sgradevole raggiunse le sue sensibilissime orecchie appuntite. In breve il rumore divenne modulato, costante, quasi baritonale; Spock si alzò dalla Pietra Di Meditazione dirigendosi verso la parete opposta dalla quale sembrava provenire il fastidioso disturbo.
Accostò un orecchio al muro ed improvvisamente sembrò che una carica di cavalleria gli attraversasse il cervello, si scostò dalla parete disgustato e si appoggiò stordito al bordo della scrivania.
Per quella notte non avrebbe più meditato, ma quello che il Signor
Spock non poteva sospettare è che per molte altre notti non avrebbe nemmeno dormito.

Le ricerche per scoprire la fonte del rumore non portarono a nessuna conclusione, Spock non scartò nessuna possibilità: dall’intrusione aliena al malfunzionamento di qualche apparato elettronico. Gli unici dati certi riguardavano gli occupanti della stanza attigua, tre nuovi guardiamarina assegnati al laboratorio botanico dell’Enterprise, niente altro. Che stessero conducendo qualche esperimento non autorizzato?
L’orgoglio vulcaniano impedì al Signor Spock di chiedere consiglio al
Signor Scott e men che mai al Capitano Kirk, non voleva apparire ridicolo ai loro occhi. A priori escluse il Dottor McCoy il quale non attendeva altro che qualche nuova opportunità per prendersi gioco di lui.
I Vulcaniani in caso di necessità possono anche non dormire per intere settimane, ma ormai Spock non riusciva nemmeno a ricordare quando avesse dormito per l’ultima volta. Neppure le rigide discipline mentali del suo pianeta poterono impedire che l’irascibilità ed il nervosismo venissero sempre più a galla.
Spock ovviamente negò a sè stesso la capacità di provare queste emozioni, la sua metà umana stava prendendo il sopravvento sulla parte vulcaniana.
Ben presto anche il resto dell’equipaggio se ne rese conto, come ad esempio quando sul ponte di comando dell’Enterprise…

– Analisi Signor Spock – chiese il Capitano Kirk osservando il grande asteroide sullo schermo principale.
Nessuna risposta.
Il vulcaniano sembrava adagiato sull’analizzatore della postazione scientifica.
– Analisi Signor Spock ! – ripetè ad alta voce.
Spock si irrigidì e si girò verso il suo superiore.
– Mi scusi Capitano… stavo effettuando dei calcoli sull’oggetto celeste… si tratta di un asteroide costellato da crateri ad impatto, diametro circa cinquecento chilometri, massa e densità nei parametri normali.
– Grazie Signor Spock.
Kirk si alzò dalla poltrona di comando e si avvicinò allo scienziato.
– Signor Spock si sente bene? E’ da qualche giorno che mi sembra stanco, se non la conoscessi bene direi che lei è… distratto.
– Distratto Capitano? Impossibile! Ero solamente assorto nei miei calcoli!!! – replicò più bruscamente di quanto avesse voluto.
– Va bene Signor Spock, mi scusi – disse Kirk cercando di sdrammatizzare la situazione, era certo che qualcosa nel vulcaniano non andasse, alla prossima occasione si ripromise che avrebbe approfondito l’argomento.

Dopo aver trascorso l’ennesima nottata insonne Spock uscì frastornato dalla sua cabina, purtroppo dalla stanza accanto le porte si aprirono ed una delle nuove guardiamarina gli venne incontro.
– Signor Spock le devo parlare, aspetti !
Il vulcaniano si fermò e cercò di mettere a fuoco l’immagine in avvicinamento.
Intravide una figura minuta dai capelli castani, gli girava la testa e l’ultima cosa che desiderava era parlare con una donna umana; fece ricorso a tutta la sua forza di volontà cercando di apparire il più naturale possibile.
– Mi dica guardiamarina.
– Signor Spock mi chiamo Terry Carter e sono una sua grande ammiratrice, non sà la gioia che ho provato sapendo che avrei prestato servizio sulla sua stessa nave. Sono affascinata dal suo pianeta, dalle sue usanze come ad esempio la fusione mentale e poi non sa che…
– Mi scusi Guardiamarina Carter ma sono di servizio in plancia, devo andare!
Senza aggiungere altro Spock si defilò nel turboascensore lasciando la giovane un po’ perplessa sola nel corridoio.
Nel frattempo nell’infermeria il Dottor McCoy era intento a redigere il famigerato Rapporto Mensile sull’efficienza dell’equipaggio, odiava farlo, ma era in arretrato con il lavoro quindi sospirò e si mise a studiare i referti e le cartelle.
Il campanello suonò.
– Buongiorno Capitano, entri pure e si sieda, mi fa piacere un po’ di compagnia… perchèquello sguardo preoccupato?
– Bones, sono preoccupato per Spock.
– Spock? Cos’ha combinato questa volta quel vulcaniano testardo?
– Mi sembra distratto, svogliato e privo del suo autocontrollo e… mi rincresce dirlo è diventato illogico.
– Impossibile Jim! Non Spock, non ci credo. D’accordo che a volte sia un po’ strano ma non dimentichi che è pur sempre un vulcaniano.
– Lo crede davvero Dottore? E allora se le dicessi che ieri dopo aver perso una partita a scacchi ha scagliato una pedina contro la parete, cosa mi risponderebbe?
McCoy si fece più serio e ribattè.
– Le risponderei che forse Spock è ricaduto nel Pon Farr o qualche altra diavoleria biologica del suo pianeta.
– Non penso che si tratti del Pon Farr, lo ha passato l’anno scorso e per almeno sei anni dovremmo essere tranquilli. Deve essere qualcos’altro ma lui non ne vuole parlare, e come se non bastasse c’è un altro problema, domani dovrò andare personalmente ad una conferenza alla Base 7 ed in quello stato non me la sento di portare anche
Spock.
– Una saggia decisione – puntualizzò McCoy.
– Dottore mi faccia un favore, lo tenga d’ occhio fino al mio ritorno ed eviti che si cacci nei guai come suo solito. Mi fa questo favore
Bones?
– Ma se non andiamo neppure d’accordo! – replicò McCoy.
– Sono solo sciocchezze Dottore… faccia così, lo esamini dal punto di vista professionale e scopra cosa non funziona in lui… con tatto mi raccomando.
McCoy esitò per qualche secondo, poi recuperando il buon umore rispose.
– Va bene Jim, vada tranquillo ci penserò io a tenere a bada quel dannato vulcaniano dal sangue verde.

Nei tre giorni successivi McCoy raccolse numerose testimonianze sulle stranezze del Signor Spock, decise quindi di effettuare una visita a domicilio. Suonò alla porta dell’alloggio dello scienziato ma nessuno rispose, ritentò ma il risultato fu il medesimo.
– Strano che a quest’ora della sera Spock non sia nel suo alloggio – pensò McCoy massaggiandosi il mento.
– Ritornerò domattina… anzi… visto che sono in arretrato con il lavoro sarà meglio che finisca il Rapporto.
Quando entrò in infermeria stranamente le luci erano spente, le attivò e vide qualcosa d’incredibile: il Signor Spock era adagiato sulla sua scrivania.
– Dorme!!! – pensò disorientato McCoy – Se non lo vedessi con i miei occhi non ci crederei!!!
Spock si svegliò di scatto sentendo la presenza del medico, cercò di ricomporsi giustificandosi.
– Dottore!… ero intento a… cercavo… una medicina per…
McCoy approfittò del momento di sbandamento del vulcaniano per attaccare.
– Non dica sciocchezze Spock, lei stava dormendo.
– Non è vero Dottore, lei si sbaglia, adesso devo andare…
– Non andrà da nessuna parte Signor Spock, il Capitano Kirk mi ha incaricato di scoprire cosa diavolo le sta succedendo e finchè non l’avrò scoperto lei non uscirà di qui!
– Non può trattenermi contro la mia volontà, mi lasci andare.
– Ma non capisce che voglio aiutarla? Si lasci visitare almeno.
– No.
– In questo caso dovrò dichiararla non idoneo al servizio, si è forse dimenticato che il medico di bordo può anche dimettere il Capitano? Se non si lascia esaminare la farò ricoverare in infermeria, scelga lei.

Lentamente Spock sembrò ritrovare la ragione, si calmò e si diresse verso il lettino diagnostico.
Dopo qualche minuto McCoy esclamò.
– Da quanto tempo non dorme Signor Spock?
– Non lo ricordo.
– Come sarebbe non lo ricordo? Le analisi indicano chiaramente che lei non dorme da un’infinità di tempo, eppure non riscontro nessuna malattia nel suo organismo, come lo spiega?
– Il dottore è lei, aspetto la sua diagnosi – rispose ingenuamente il vulcaniano.
– Non faccia lo spiritoso, la situazione è seria… molto seria, cosa la disturba?
Spock s’immaginò le risate a crepapelle di McCoy dopo aver ascoltato la storia dei “rumori notturni”.
Non poteva rivelare una storia così assurda.
Reggendo lo sguardo indagatore del medico evasivamente rispose.
– Non saprei Dottore.
McCoy non si dette per vinto ed incalzò.
– Una volta lei mi disse che i Vulcaniani non mentono, perchè iniziare adesso Spock?
Il vulcaniano non aggiunse nulla, restò in silenzio sul lettino diagnostico aspettando che quella tortura finisse.
McCoy incontrò lo sguardo del Primo Ufficiale, vide i suoi occhi gonfi ed il suo sguardo atterrito, non l’aveva mai visto in quello stato prima d’ora.
– Senta Spock facciamo così… se vuole può dormire qui per questa notte, io devo lavorare fino a tardi; domani parleremo del suo male; si riposi almeno per qualche ora… per favore.
La soluzione sembrava accettabile.
– Grazie Dottore. Buonanotte.
Il vulcaniano rapidamente sparì nella sala degenza dell’infermeria.
Quando la mattina successiva McCoy si svegliò dal colpo di sonno che lo aveva colto un paio d’ore prima non trovòpiù Spock nel lettino, doveva essersi svegliato prima di lui ed ancora una volta non gli aveva detto quello voleva sapere.

Finalmente dopo una bella dormita Spock ritrovò completamente l’equilibrio mentale, a costo di compromettere la disciplina di bordo avrebbe risolto l’enigma.
Attese pazientemente la notte nella sua cabina, poi come ormai d’abitudine iniziò a diffondersi il macabro concerto.
Con passo deciso uscì dalla stanza e si fermòdavanti alla cabina della
Guardiamarina Carter. Utilizzando i suoi codici d’accesso aprì la porta ed immediatamente fu investito dal rimbombo assordante del maledetto “rumore misteriosò, ne fu nauseato ma avanzò ugualmente.
Accese la torcia in dotazione alla Flotta Stellare e finalmente lo vide.
Il Guardiamarina Carter dormiva profondamente emettendo un orrendo suono gutturale dalla bocca.
Inorridito Spock si chiese come mai le due colleghe non sentissero nulla, indirizzò quindi il fascio di luce e capì: avevano dell’ovatta nelle orecchie.
Velocemente Spock ritornò nel suo alloggio ed attivò il terminale del computer.
” Ricerca sulle anomalie del sonno nella razza umana”
In breve trovò la risposta alla sua domanda: il Guardiamarina Carter russava!
Sempre più perplesso approfondì la ricerca.
“Cause del russare:
Questa fastidiosa abitudine può essere causata da disfunzioni del sistema respiratorio, eccesso di cibo ingerito, traumi psicologici od errata posizione durante il sonno.
Segue relazione completa”.
Mentre leggeva il rapporto del computer machiavellicamente Spock realizzò la soluzione per risolvere definitivamente il problema.
Il mattino seguente l’avrebbe messa in pratica a qualunque costo.

Dopo il turno in plancia Spock si recò in sala ricreazione, era certo che a quell’ora la sua vittima sarebbe stata nel locale, infatti la scorse seduta ad un tavolo mentre beveva una tazza di caffè.
– Buongiorno Guardiamarina Carter, volevo scusarmi per il mio comportamento di qualche giorno fa, ero molto impegnato e sono stato scortese. Mi scusi.
La giovane sorrise luminosamente vedendo il suo idolo di fronte a sè.
– Si figuri Signor Spock è stata colpa mia, sono stata troppo invadente, ma la prego… si sieda.
La conversazione proseguì piacevolmente per circa venti minuti, la signorina Carter ascoltava estasiata le descrizione che il Signor
Spock faceva di Vulcano e delle sue tradizioni finchè…
– Guardiamarina Carter conosce la fusione mentale?
– Non precisamente, ho letto qualcosa su alcune riviste specializzate ma erano più che altro teorie ed idee vaghe, perchè? Voi vulcaniani potete fondere veramente la vostra mente con altri esseri?
– Si signorina possiamo farlo, e se lei lo desidera posso darle una piccola dimostrazione.
– Proprio con me? Ma non sarà pericoloso?
Spock cercò di apparire il più rassicurante possibile.
– Certo che no, non esiste nessun pericolo, e poi sarò io a condurre l’esperimento non si deve preoccupare.
La tentazione fu troppo forte, non ci vollero che pochi secondi perchè il Guardiamarina Carter accettasse con gioia di sottoporsi all’esperimento.
Raggiunto un luogo appartato della nave Spock toccò con le lunghe dita le tempie della ragazza ed iniziòil rituale.
– “La mia mente con la tue mente, i miei pensieri con i tuoi pensieri, le nostre menti si fondono. Ripeta prego”.
La giovane ripetè in trance tutta la frase, la sua mente apparve al vulcaniano come un libro aperto: vide la sua infanzia, l’adolescenza, provò le sue sensazioni e le sue esperienze finchè non trovò quello che cercava.
Una caduta da cavallo accaduta quando era ancora una bambina l’aveva traumatizzata a tal punto che durante la notte spesso riviveva nel suo subconscio l’episodio causando il frastuono che gli umani definiscono russare.
Trovata la causa del male Spock fece maggior pressione sulle tempie ripetendo la frase:
“Dimentica… dimentica.
Il ricordo dell’episodio svanì dalla mente del guardiamarina come se non fosse mai realmente accaduto. Quando il contatto mentale fu terminato Terry Carter apparve tranquilla e rilassata come se le fosse stato tolto un peso dai suoi ricordi, ringraziò il vulcaniano per la straordinaria esperienza e ritornò felice nel suo alloggio.
Finalmente anche il Signor Spock poteva dormire sonni tranquilli.

Era ormai notte fonda a bordo dell’Enterprise e non si percepiva il minimo rumore nella cabina del vulcaniano, eppure Spock non dormiva, la sua coscienza ed il senso di colpa non gli davano tregua.
Su Vulcano è un crimine applicare la fusione mentale su di un essere indifeso ed in effetti era proprio quello che Spock aveva fatto.
Pensò al suo fratellastro Sybock che fu allontanato dal pianeta quando iniziòa praticare questa attività illegale e si ricordò come suo padre
Sarek fosse contrario al suo arruolamento nella Flotta Stellare.
Forse aveva veramente ragione, avrebbe fatto meglio a rimanere con i suoi simili su Vulcano.
Per porre parzialmente rimedio alla situazione Spock decise che la mattina seguente avrebbe rivelato tutta la verità al Guardiamarina
Carter e ne avrebbe accettato tutte le conseguenze.
Alle ore sette si preparòad uscire dal suo alloggio quando inaspettatamente il campanello suonò, era proprio il Guardiamarina
Carter.
– Signor Spock volevo parlarle della fusione mentale che abbiamo praticato ieri…
– Si guardiamarina capisco, deve sapere che…
– E’ magnifico Signor Spock, adesso dormo senza più rus… ehm ehm, senza piùessere disturbata nel sonno, pensi che erano anni che le mie colleghe di stanza dormivano con dell’ovatta nelle orecchie.
– “Ma non mi dica” riflettè Spock ricordando la scena intravista alcuni giorni prima.
Sorridendo eccitata e senza permettere che il vulcaniano potesse dire nulla il guardiamarina continuò.
– Dopo il suo trattamento mi sento più calma e come per incanto tutti i miei problemi si sono risolti. Mi scusi Signor Spock come al solito l’ho interrotta, cosa voleva dirmi?
– Nulla d’importante guardiamarina, sono compiaciuto che lei si senta meglio e spero che possa ottenere dei buoni risultati a bordo dell’Enterprise. Lunga vita e prosperità Guardiamarina Carter.

Il Capitano Kirk tornò dalla conferenza nel pomeriggio, incontrò McCoy nel corridoio e subito gli domandò.
– Allora Bones, com’è andata con Spock?
– Bene Jim, adesso sembra tornato ad essere la persona di prima, purtroppo!
– Ma cosa aveva Dottore? L’ha scoperto almeno?
McCoy non ritenne opportuno spiegare tutti i dettagli, si limitò quindi a rispondere semplicemente:
– No Capitano non lo so con esattezza, forse aveva bisogno solo di un po’di riposo.
– Ma almeno siete riusciti ad andare d’accordo durante la mia assenza?
– chiese perplesso Kirk.
Un po’imbarazzato McCoy rispose.
– Diciamo che…. che siamo rimasti ancorati alle nostre convinzioni.
– Capisco, certe cose Bones non cambiano mai ! – gemette Kirk mentre insieme al Dottore risaliva verso il ponte dell’Enterprise pronta a partire per la prossima missione.

Claudio Caridi

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