Qualità delle relazioni e servizi sociali
Il modello di stato sociale (Welfare State) a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso è diventato centrale nella costituzione di molte democrazie europee.
L’idea che lo stato si prenda cura delle disuguaglianze sociali cercando di assicurare ai più poveri il rispetto della tutela dei diritti fondamentali come quello alla sanità o all’istruzione e la fornitura di servizi sociali si è però progressivamente scontrata con il bilancio economico degli stati stessi o con il fenomeno diffuso di sprechi e corruzione.
Oggi il Welfare State, attaccato da destra e difeso timidamente da sinistra, vive uno stato di disagio che il libro Saggi di Welfare di Fabio Folgheraiter cerca di analizzare.
L’autore, professore all’Università Cattolica di Milano, dove coordina il corso di Laurea Magistrale in “Scienze del lavoro sociale e delle politiche del Welfare”, è autore di numerose pubblicazioni su questo tema ed è un apprezzato saggista, chiamato in numerosi simposi e conferenze a trattare di questo argomento.
Il libro si presenta proprio come una raccolta di quattordici interventi che Folgheraiter ha pronunciato in diverse occasioni, trattando diversi aspetti dello stato sociale in alcune categorie fondamentali: dal lavoro di rete ai gruppi di auto – aiuto, dalla nozione di capitale sociale ai concetti di partecipazione e cittadinanza, per presentare diverse esperienze portate avanti nell’ambito della psichiatria, assistenza sociale, scuola, alcolismo etc.
La tesi fondamentale che accomuna tutti i capitoli è che il Welfare State funziona nella misura in cui “cammina sulle gambe” di persone di buona volontà che operano per il benessere delle persone assistite e non si lasciano “imbrigliare” dalle intricate matasse burocratiche.
Se il lavoro sociale non parte da una prospettiva basata sulle persone esso tende, infatti, a diventare una fredda entità burocratica e anche le nozioni di “lavoro di rete” o “assistenza sociale” si perdono nei meandri della ricerca di prestazioni basate solo sull’efficienza quantitativa e non qualitativa.
Al centro, per l’autore, si deve trovare l’idea di una istituzione che non ha il ruolo di controllo o di direttività sulle azioni sociali, ma quello di liberare, a partire dal principio di sussidiarietà, le intelligenze sociali e guidarle verso mete costruttive.
La proposta è quella di favorire una prassi relazionale e non manageriale all’interno del Welfare State.
I capitoli di questo libro si presentano, proprio per la varietà degli argomenti trattati, come molto interessanti per farsi un’idea dei principali aspetti che riguardano lo stato sociale nelle sue diramazioni e nelle sue implicazioni pratiche.
Molto interessante è la presentazione di alcune figure come don Milani e Vladimir Hudolin, quest’ultimo importante nell’ambito dell’assistenza all’alcolismo.
Folgheraiter, inoltre, nelle pagine di questo libro si conferma come un ottimo comunicatore rendendo accessibile la lettura anche a un pubblico di non esperti di tematiche legate alle scienze sociali e politiche e alla sociologia.
Il contesto dei convegni in cui le relazioni sono nate è un ultimo punto a favore del libro in quanto spiccano i riferimenti all’attualità che rendono i temi trattati legati alla situazione dello stato sociale nel nostro contesto di oggi, ben diverso rispetto a quello in cui esso si è sviluppato nell’ultimo dopo-guerra.