KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Gli aquiloni di La Barre

2 min read

Gli aquiloni di La Barre

Gli aquiloni di La Barre volteggiavano alti nel cielo.

Il bambino correva felice lungo la riva del ruscello mentre osservava estasiato il suo aquilone impennarsi e compiere i volteggi più arditi seguendo uno stormo di uccelli.
Niente era più importante per lui, e niente riusciva ad emozionarlo tanto. Il suo aquilone nelle sue fantasie infantili era una potente astronave libera nello spazio e lui naturalmente era il Capitano, abile e coraggioso, pronto a sfidare l’ignoto e qualsiasi pericolo.

Il dolore ed un senso di brivido.
Il corpo imprigionato, sdraiato su di una superficie fredda ed ostile.

Due figure pallide si avvicinano. Sono creature intelligenti, per metà macchine e per metà esseri organici: sono i Borg.
Dopo la sua cattura dal ponte dell’Enterprise il Capitano Picard avrebbe voluto parlare con loro, discutere, cercare un compromesso, ma nulla di tutto questo era possibile con esseri simili; solo la resa incondizionata.

La sonda cerebrale si avvicina al suo orecchio destro, il sibilo è sottile e sinistro mentre penetra indisturbata nel suo cervello.

E poi tutto ha fine, i muri crollano, la mente si ripiega al richiamo.
– Tu sei Locutus dei Borg. –

Una voce si insinua fra i pensieri, frantumando i ricordi e la volontà di resistere, rendendolo partecipe di segreti millenari condivisi dalla Collettività.

Un profondo senso d’appartenenza raggiunge l’anima, in qualche modo la conforta, le ansie svaniscono e tutto diventa chiaro, almeno per un breve attimo.

Ricordi che giacciono senza vita si perdono fra le paure e le ombre, raggiungendo la Mente Collettiva.

La mano dello sconosciuto attiva un nuovo dispositivo della sonda ed il volto del Capitano perde colore, diventa cinereo, simile ad un cadavere in putrefazione, simile ad un Borg.

Le immagini della sua vita passata diventano fredde e distanti, è il punto di non ritorno, ancora pochi secondi e non ci sarà più nulla di umano a cui potersi appellare quando i suoi compagni verranno in suo soccorso.

Tutto rallenta.
Nell’oscurità sente la voce ossessiva ed opprimente del nemico.
– Tu sei Locutus dei Borg. –

Poi volgendosi coglie il volto dell’alieno, uno sguardo fa rivivere il ricordo, l’unica immagine che il Collettivo non ha reputato abbastanza importante da assimilare: gli aquiloni di La Barre che volteggiavano alti nel cielo.

Ricordatemi come ero.

Claudio Caridi

Commenta

Nel caso ti siano sfuggiti