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Ovosodo

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Ovosodo

Malvisto fin dal suo annuncio per via della presunta incompatibilità fra concorso e commedia, anche se nessuno ha aperto bocca per il divertente “Keep cool” di Zhang Yimou, “Ovosodo” è invece efficacemente comico.
“Ovosodo” è il nomignolo di un quartiere di Livorno, paese d’origine del protagonista Piero (Edoardo Gabbriellini) alle prese con un problema comune a tutti come l’uscita definitiva dall’adolescenza. Lo seguiamo quindi dall’età di otto anni alle prese con le prime pulsioni sessuali, tra le quali una felliniana bottegaia abbondante, in compagna del fratellone un po’ ritardato, del padre puttaniere galeotto e della nuova madre. Piero è molto intelligente e la sua esistenza scorre piuttosto regolarmente fino al folgorante incontro con “l’alternativo” Mirko, interpretato da Salvatore Barbato, che gli farà scoprire il piacere di far tardi, di fare qualcosa di diverso come occupare la scuola o interessarsi alle ragazze tra le quali una in particolare. E’ infatti Lisa, la cugina di Mirko, che gli farà perdere la testa. Su tutti veglia una spigliata professoressa molto affezionata a Piero (e poi a Mirko…) ben impersonata da Nicoletta
Braschi, la moglie di Benigni. Le avventure si susseguono fino a scoprire che Mirko non è poi così alternativo e la vera Lisa abita proprio sotto casa sua.
Paolo Virzì incassa comunque i sinceri applausi della sala ed insieme con lui anche Laudadio, il direttore della Mostra, per avere fatto una scelta originale e di buon livello. In Ovosodo si ride e si sorride ma alla fine rimane il sapore di “Tutti giù per terra”: il film è a tratti identico in modo imbarazzante, specialmente nel personaggio della professoressa e nell’uso della voce fuoricampo. “Ovosodo” non può però contare su una sceneggiatura originale e così il mio giudizio pende definitivamente verso “l’originale” anche se vedere “Ovosodo” è consigliatissimo.

Michele Benatti

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