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Mastro pulce

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Mastro pulce

MASTRO PULCE: una lente per la modernità.

Perchè “Mastro Pulce”?

Ricordate?

(Ricordare… La memoria è indispensabile al progetto di un futuro.
“Puoi continuare ad avere desideri fintanto che ti ricordi del tuo mondo. Quelli che vedi qui invece hanno fatto fuori tutti i loro ricordi. E chi non ha più un passato non può avere un avvenire, non ti pare? Per questo non invecchiano. (…) Per loro nulla può cambiare, perchè loro stessi non possono cambiarsi.”

Così il

compianto Michael Ende ne “La storia infinita”.
E – ci avete mai fatto caso? –

nell’antica Grecia le

Muse dee delle arti erano figlie di Mnemosine:

la

memoria,

appunto.

)

Mastro Pulce. Perchè?

Ricordate? Nell’omonimo di Hoffmann

il simpatico e saggio insetto dona al protagonista uno speciale microscopia (per l’esattezza si tratta di una lente a contatto ante litteram) che permette di andare oltre le apparenze e di penetrare la struttura più intima della realtà, scoprendo la complicata eppure elementare rete di connessioni logiche che costituisce il pensiero umano.
Allo stesso modo mi propongo di scrivere non solo dei semplici appunti di costume – che Goldoni e la Boralevi mi proteggano – ma anche

possibilmente

di fornire    una lente come quella di Mastro Pulce
per capire la realtà che ci circonda,
una chiave di lettura per la modernità…
Ambizioso.
Ma proviamoci lo stesso…    perchè è indispensabile. sentiamo cosa ci dice il risvolto di copertina di “Mutazione e cyberpunk: immaginario e tecnologia negli scenari di fine millennio” di Bifo, al secolo Franco Berardi:
“Quando cammini nel buio sussurri una canzone per scongiurare l’infinito caos dell’ignoto: è il tuo ritornello, il ritmo al quale ti aggrappi per riconoscere il tuo percorso, la tua cifra singolare. Ma i ritornelli diventano ossessioni, quando, per cantare la solita canzone, ci rivoltiamo rabbiosi contro il rumore del mondo divenuto incomprensibile.”
Questo brano costituisce un tempo:

(1) la

giustificazione di pezzi come questo che propongono schemi ed interpretazioni in un contesto non appartenente a scienze esatte e come tale passibile di tutto e del contrario di tutto;

(2) il

contenuto stesso del pezzo in questione introduttivo – spero – di una serie consistente.

Il punto di partenza della metafora berardiana del brano riportato è che
ogni essere umano
necessita di una sua musica
per affrontare lo sgomento dell’ignoto che
attende

Non c’è bisogno della “Setta dei

Poeti Estinti” per ricordarci che siamo

cibo

per vermi.
Indipendentemente dal nostro credo religioso o filosofico la vita è per tutti noi un’avventura verso l’ignoto post mortem. E nel frattempo? Sta a noi metterci qualcosa in quest’avventura.

Altrimenti non ci resta che il suicidio o la follia.
Non si può vivere senza avere qualcosa che alla vita dia senso,

che ci dica chi siamo e cosa facciamo.

(Che mi risulti l’unico che ci sia mai riuscito si chiamava
Siddharta “Buddha” Gothama… Ma noi non vogliamo liberarci dalle passioni, vero? Se la vita è un gioco di gioie e di dolori vogliamo giocare fino in fondo e magari essere tanto abili da far sì che le gioie siano più dei dolori

– essere felici,    insomma –

mentre

la scelta buddhista
– quella vera, s’intende, non quella che va di moda ad Hollywood oggi

è non

giocare, preferire il Non – Essere all’Essere con buona pace di Shakespeare.
Con tutto il rispetto per questa pur affascinante scelta    proseguiamo.

)

Questo qualcosa che dà senso alla nostra vita lo chiamiamo IDENTITA’.
Ma potremmo anche chiamarlo Fede o come preferite. E’ la canzone di cui parla Bifo.
NOTA BENE: Non è la nostra concezione dell’aldilà. Non solo. Piuttosto
è la concezione dell’aldiqua. E’ ciò che noi crediamo di essere e di progettare.
Naturalmente non siamo tutti filosofi.
Siamo anche povera gente che non ha potuto leggere Heidegger.
Siamo anche uomini d’affari che non hanno tempo per amletizzare.
Siamo anche inconsapevolmente il prodotto del contesto in cui ci è capitato

di esistere.

Per questo l’IDENTITA’ diventa un fatto sociale. cioè, per forza di cose, pigrizia, ignoranza, opportunismo, ogni uomo tende a far coincidere la propria identità con quella che gli assegna il sistema sociale in cui vive

(l’uomo è animale sociale, perchè

è angosciante vivere soli con la

consapevolezza di vivere).

Naturalmente questa IDENTITA’ CULTURALE si modifica nello spazio e nel tempo. E in generale nel contesto. (Esempio: una teen – ager di
Bologna 1997, ha ben altri modelli di IDENTITA’ di una coetanea giamaicana, di una sua antenata del Quindicesimo secolo o della sua stessa nonna nel medesimo luogo e nella medesima epoca.)

Ma cosa sta avvenendo attualmente? Qualcosa senza precedenti.
Proviamo a fare il vecchio gioco dei prefissi.
059?    (Tutti in coro)    MODENA!
02?    MILANO!
0881?    FOGGIA!    (eh questa era difficile…)
051?    BOLOGNA!
0337?    …è il prefisso del cellulare!
Un anziano forse ci cascherebbe. Un bambino, anche molto piccolo, non ci casca più.

0337 E’ LA

CITTA’ VIRTUALE.

Secondo esempio.
Cari vecchi indiavolati ed irriducibili appassionati lettori di
FANTASY, che vivete in un magico Medio Evo, chiudete gli occhi

e rispondete

a bruciapelo:

cos’è secondo voi che differenzia maggiormente il mondo FANTASY dal nostro (soprannaturale a parte)?
La corrente elettrica?
I mezzi di trasporto?
I surgelati?
Bravi tutti io avrei risposto: la televisione, ma è un’idea personale.

Mi sembra chiaro il punto cui tendono questi esempi: ciò che distingue un’epoca da un’altra è il progresso tecnologico, che provoca mutamenti sociali e culturali, ma

oggi il progresso ha creato una dimensione nuova: L’INFORMATICA e

le scienze connesse.
Si badi che è una vera e propria rivoluzione, di portata superiore persino a quella Industriale.
Con l’informatica la fisicità perde senso (le distanze si accorciano, tutto – comprese le opere d’atre – è codificabile e riproducibile all’infinito) e il cervello umano è costretto a ragionare in termini di astrazioni (non concettuali – a quelle siamo abituati, anzi – ma reali, anche se intangibili).
Il potere oggi non è più nel posseder tesori, denaro, merci o schiavi, nè nel controllare le vie di scambio geografiche (il famoso sbocco sul mare che tanto ci faceva ridere a scuola):

il potere oggi

è nel

dominare

l’informazione.
A proposito: vi rendete conto di star leggendo una rivista che NON
ESISTE?
E l’indispensabile walk-man che abbiamo sempre dietro? E’ l’esempio più banale di REALTA’ VIRTUALE.
Non vaso oltre perchè simili esempi sono evidentissimi e se ne parla fin troppo. Ciò che mi preme evidenziare è che il processo comporta una

SMATERIALIZZAZIONE DELL’ESPERIENZA QUOTIDIANA.

Ricapitoliamo il sillogismo:

l’uomo per

vivere necessita di una IDENTITA’, che lo relazioni con l’ambiente;

l’ambiente muta

incessantemente attorno all’uomo;

allora:

l’IDENTITA’ muta incessantemente.
Ma cosa avviene se l’ambiente muta con una velocità vertiginosa,

se l’ambiente muta in direzioni che

comportano una smaterializzazione cui non siamo preparati?
Sia quella che Bifo chiama MUTAZIONE. Dolorosa mutazione.

Ed ecco il paradosso:

prendiamo gli Albanesi (che

stanno sperimentando tragicamente questa mutazione). La tecnologia televisiva ha messo il loro mondo a contatto con il nostro, ma la loro
IDENTITA’ non era preparata al contatto e così rischiano la vita pur di raggiungere quella che a loro appare una paradisiaca terra promessa
(!?).
“E’ chiaro che se non conoscete Shakespeare, nè Kafka, nè Chaplin, nè
Andy Warhol, può essere molto pericoloso per voi ricevere Maurizio
Costanzo e Raffaella Carrà. Questo rischia di trasformare il contadino cui è stato permesso di conoscere solo Lenin e Stalin in un pericoloso selvaggio che attribuisce virtù magiche a Kinder e Saila Menta ed è pronto a morire annegato ed a farsi uccidere pur di partecipare all’ eucarestia consumistica.”

Ciò dimostra che quando il terminale-uomo non fa in tempo ad adattarsi ai mutamenti tecnologici la sua IDENTITA’ va in crisi, con esiti spesso tragici.

TUTTI I GRANDI ECCESSI DEL NOSTRO TEMPO DERIVANO DALLA RICERCA DI UNA
FEDE, DALLA DISPERATA ANSIA DI RASSICURARCI SUL FATTO CHE LA
MATERIALITA’ ABBIA UNCORA UN SENSO, DALLA NECESSITA’ DI ADEGUARE LA
NOSTRA IDENTITA’ ALLA RIVOLUZIONE DIGITALE.

E così:

mentre “Il corvo” fa rivivere un’attore un po’ morto;

mentre Harrison Ford si trova ad aver recitato vent’anni

fa con un Jabba che è stato creato solo oggi;

mentre dal Giappone la Hori-Pro lancia Kyoko la prima pop

star virtuale (non vi viene in mente la Eve di “Megazone”?);

mentre bastano pochi minuti per rirpodurre infinite volte

su carta un qualsiasi dipinto rinascimentale;

ecco che gli integralismi islamici oppongono una strenua

resistenza a questo processo di disgregazione attaccandosi fanaticamente alla tradizione;

ecco i 39 seguaci di “Heaven’s gate” che si uccidono nella

promessa di un aldilà informatico lasciando ad internet l’igrato compito di testimoniare la loro fantascientifica dottrina…

A cosa può servire questa prospettiva? Non solo a capire i grandi problemi del mondo moderno,

ma anche a vivere con più consapevolezza la nostra

quotidianità:

COSA SONO LE MODE DEI PIERCING E DEL TATUAGGIO SE NON

UN TENTATIVO DI RIAFFERMARE LA SUPREMAZIA DELLA MATERIA DI CUI SIAMO
FATTI, DI “SPORCARE” IL NOSTRO CORPO PER SENTIRLO ANCORA VIVO E
TANGIBILE, DI CREARCI RITI TRIBALI METROPOLITANI SIMBOLO DI UNA
IDENTITA’ CULTURALE CHE CI MANCA?

Compito a casa:

cerchiamo d’ora in poi di

evidenziare in ciò che ci circonda (e soprattutto nelle azioni che eseguiamo) la sua ragione profonda, nell’ottica di una ricerca di
IDENTITA’, specie in relazione alle astrazioni impostaci dalla modernità. Rimarremo sbalorditi:
Dalla rasatura (a mano o elettrica? Perchè)
Dal pranzo (che effetto fa mangiare frutta fuori stagione importata da dove è di stagione?)
Dalla squadra per cui tifiamo
Dalle chat-lines
Dalle sigarette che fumiamo
Dalle telenovelas e soap-operas
Da come facciamo l’amore
Dai motorini
Dai voti che ci impongono a scuola
Dai bancomat
Dai murales che dipingiamo per strada
Da quando e come andiamo a dormire.

Con l’orsacchiotto.

Fantasie? Ossessioni?

Può darsi,    ma

ricordiamo:

non importa che opinione tu abbia (in quest’ambito,

come già detto, si può credere tutto e il contrario di tutto), importa che tu ne abbia una. Importa che tu trovi ciò che ti permetterà di vivere la vita e di affrontare il mondo (così com’è oggi), la tua canzone, la tua IDENTITA’…
E se anche così non va bene…

ricordate

che fine fa il microscopio

di

Mastro Pulce?

Pierluigi Cassano

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