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Fratelli (nel bene e nel male)

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Fratelli (nel bene e nel male)

“Fratelli – the funeral” è l’ultimo film di Abel Ferrara, il realista e sincero regista di “Snake eyes” e “Il cattivo tenente”, che anche questa volta non si sottrae alla sua crudele visione della realtà.
Nell’america pre-bellica una famiglia mafiosa, i Tempio, vive all’ombra dei tre fratelli Ray (Christopher Walken), Cesarino (Chris
Penn, “Coppa Volpi” per questa interpretazione all’ultimo festival di
Venezia) e Johnny (Vincent Gallo) che rappresentano tre personalità diverse della famiglia mafiosa ed altrettante tre, ancora differenti, all’interno delle mura di casa. Il funerale è quello di Johnny che, da infiltrato per conto della famiglia nelle organizzazioni sindacali comuniste, finisce per accettarne i principi sui lavoratori e sul loro trattamento. Ray vive nel ricordo della sua iniziazione al delitto, fatta dal padre in seguito suicida, la morte più disonorante per un mafioso che, in questo modo, viene considerato un vigliacco e non può nemmeno essere sepolto al cimitero cristiano. Ces è violento e malato.
La sua debole psiche vacilla fra scatti d’ira e pianti nelle comprensive braccia della Rossellini, sua splendida moglie. Della morte di Johnny viene ben presto accusato il rivale Gaspare (Benicio
Del Toro) che si era visto sbeffeggiare perché aveva proposto ai
Tempio di salvaguardare i negozi dei padroni dagli attentati dei sindacati, proprio quei sindacati che la famigli sta aiutando ad imporsi. Ray e Ces non esitano ad accettare il doppio gioco ma Johhny, giovane e anarchico, continua a rovinargli i piani. La famiglia si spacca. Le donne dei tre fratelli non esitano a denunciare ad ogni occasione l’inutilità e la mancanza di contenuti delle morali dei rispettivi uomini. La moglie di Ray (Annabella Sciorra) spiega alla giovane vedova di Johnny l’abbaglio subito in gioventù pagato con gli anni della sofferenza e dell’omertà. Il film termina con una mattanza insolita che la dice lunga sull’instabilità di un rapporto famigliare costruito solo sul sangue e sulla tradizione, mai sulle parole o sui sentimenti.
“Fratelli” è un film crudo e asciutto. Senza spreco di pallottole, con uno sferzante uso dei dialoghi e delle inquadrature dei volti degli attori e con la dosata assenza quasi totale della colonna sonora, il film ci inchioda alla poltrona. “Fratelli” è assolutamente da vedere.
A Venezia molti lo volevano premiato e ne avrebbe avuto tutto il diritto, anche se quest’anno la concorrenza era veramente agguerrita, si pensi allo splendido “Shine” o all’accademico “Michael Collins”. Le inquadrature basse e taglienti ed i frequenti flashback fanno salire la tensione dello spettatore insieme con quella del film e delle vicende che racconta.

Michele Benatti

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