Ho viaggiato per le nove galassie, sono giunto alle porte di Xeensle, sono stato attaccato ed ho vinto, sono stato attaccato ed ho perso.
Ho guidato migliaia di oggetti, sono stato migliaia di cose.
Fui mago, ladro, guerriero e prete, fui nano, elfo, hobbit e uomo… talvolta; fui nero, bianco, giallo e verde… con le scaglie, il razzismo non so cosa sia.
Sono stato buono e cattivo, drago e ranocchio, potentissimo ed estremamente debole; di ogni medaglia ho visto i due lati.
Ho viaggiato nello spazio e nel tempo, ho visto re e sono stato suddito, ho visto sudditi e sono stato re; sono stato minuscolo uomo al cospetto di grandi formiche, sono morto migliaia di volte e non sono nato mai, sono nato migliaia di volte e non morirò mai.
Che ore sono?
Che giorno è?
Che anno è?
Volerò sulle lune di Millway per chiederlo al vecchio saggio, e se non mi vorrà rispondere gli taglierò la testa; non farà male: nè a me, nè a lui.
Ogni tanto sento un ronzio che mi infastidisce,
è come una voce maligna che sale da una nebbia grigia, senza fantasia;
è una lugubre ombra che mi dice cose ovvie, mi dice che sogno.
Lo so, lo so che ciò che guardo è uno schermo e non una finestra su mille mondi, so che impugno una leva e non una cloche, la spada che brandisco non è quella che ho in mano e la voce che grida non è la mia.
Ma non posso dimenticare, non devo, perchè la vera morte è l’ombra scura, il buio che viene dal grigiore, la mancanza di fantasia; quella fuga, ed ecco il nemico che mi segue ovunque, in ogni luogo ed in ogni tempo, il solo avversario che muta la sua forma e che può essere anche una persona reale.
No, non posso.
Non voglio ancora smettere di aspettare cosa accadrà dopo, quale musica ascolterò, quale luce mi abbaglierà; non voglio chiudere i miei occhi, non voglio spegnere i miei
SOGNI
Sogni
Fabio Currarini