KULT Underground

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the Kult

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the Kult

Innanzi tutto comincio col presentarmi. Sono il fantastico, stupendo, cosmico, misterioso, affascinante ROBOTIC. Forse alcuni di voi avranno già avuto la fortuna di leggere qualche mia Considerazione su un magazine che esce su Internet del quale non menziono il nome nel rispetto della favolosa redazione di KULT, che oggi mi da la possibilità di scrivere.
Anzi credo proprio che la possibilità non la stia dando a me, ma, guarda un po’, a voi che siete i loro lettori più sviscerati e affezionati.
Proprio così, la redazione di KULT, vi sta offrendo su un piatto d’argento me e le mie Considerazioni per voi e per tutti quelli che non sanno pensare da soli ovvero per coloro che tra un libro di
Diritto ed uno di Matematica, hanno voglia di intrattenersi con qualcosa di più importante per il proprio futuro: IL COMPUTER.
Ora come non è mai stato, su KULT potrete trovare la mia fantastica pagina che vi permetterà di leggere qualcosa sempre di particolare e strano, a tal punto da non riuscire a trovare il senso logico dell’intero scritto. Credo che i miei lettori si sentiranno drogati dalle mie Considerazioni, ma non si preoccupino perchè non farà sicuramente peggio di una sana scampagnata in viale Manzoni verso sera.
Senza sfuggire al mondo esterno, che per me rappresenta sempre la forma di vita primordiale, imparerete a convivere con le mie
Considerazioni paranormali nelle quali il buon lettore troverà filo logico della mia pensata.
Ritorniamo a qualche riga fa. Non che non scriva più per il magazine on the web, tutt’altro, ma per me, era importante deliziare anche coloro che non hanno ancora chiesto al papà di comprargli un accesso
Internet. Ed eccomi qua, approdato con il mio 586/166 a 32 mega di memoria sui vostri floppy-disk.
Cara redazione e cari lettori, ho una chiara identità politica e non conosco ne quella di KULT ne quella dei suoi lettori, ma da parte mia non ci sarà politica ne esplicita ne fra le righe. Qualora fosse il contrario da parte vostra, me ne dovrò andare e state pur certi che perdere qualcuno di veramente grande.
Arrivato con la mia solita eleganza letteraria alla fine di questo doveroso preludio, che ha il sapore di una scommessa, voglio parlarvi della Propedeuticità dell’Essere.
Mi venne chiesto di parlarne durante una conferenza cui partecipai a
Miami.
Essa, è lo stato morale di chi conviene spesso nella natura sentimentale delle pagine scritte in bianco e nero che sicuramente prenderanno colore ma che per la credenza del convenuto non potranno mai diventarci. Ci si trova spesso difronte ad un problema di sostanziale rilevanza morale e ci si chiede se occorre farlo diventare comune a tutti oppure tenerlo nascosto; nel senso che chi tanto vorrebbe innamorarsi, stia pur certo che non gli capiterà mai perchè ciò fa parte di questa misteriosa propedeuticità dell’essere.
Volendo essere il più chiari possibile, essa sta ad indicare uno stato interiore di malessere dovuto ad una situazione che non si avvera e che probabilmente si avvererà ma per chi è vittima della propedeuticità, crede che essa, la situazione, non si possa mai avverare. E risiede qui lo sconforto più grave, che in alcuni casi da me studiati, porta a pensieri del tipo: “anche se muoio è uguale” ovvero “fumo per morire e questo a causa tua” o ancora “a me la vita non ha dato nulla”.
Volendo sopraffarsi dalle normali apparenze stilistiche della triste vita di colui che la pensa in tal modo, credo che bisogna riflettere e analizzare i vari aspetti della malattia.
Queste persone diventeranno, se non riuscirò a curarli in tempo, dei maniaci sessuali in quanto solo per il fatto dell’essere malati sono dei potenziali violentatori. Naturalmente mi riferisco a persone sessualmente maschie.
Per le donne è un discorso parallelo ma ugualmente di grande rilevanza clinica e sociale; la malattia è molto più recondita e indifferente al loro stato coscio-mentale, come se non volessero ammettere la loro propedeuticità dell’essere. La loro valvola di sfogo non si caratterizza in una autodepressione, come, se ben capito, accade nell’uomo, ma nell’effetto contrario. Esse, cioè, sfoggiano tutto il loro essere puttane nei confronti della società che le accoglie.
Il caso ha voluto che due soggetti da me in cura, si siano incontrati e conosciuti una sera ad una cena tra amici che non sapevano di avere in comune. Il soggetto maschile è stato attratto dalla ragazza ma questa, dopo aver dato sfoggio a tutte le sue caratteristiche erotiche, l’ha rifiutato snobbandolo. Allora mi chiedo se veramente valga la pena di curare le persone vittime della propedeuticità, se esse poi non colgono occasioni del genere quando capitano.

ROBOTIC

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