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Voci che sussurrano

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Voci che sussurrano

Quasi giugno un’altra volta, ormai. Primavera un po’ più decisa, che sembra preannunciare un’estate che tutti noi aspettiamo con ansia.
Un attesa che comunque non compiamo immobili e pigri, ma che cerchiamo di riempire con momenti “speciali”, in qualche modo unici. E da questi istanti particolari, o da un ricordo, o dal lampo di un attimo di luce interiore, ecco spuntare anche questo mese le “voci che sussurrano”.
Le voci di coloro che si auto-invitano al “cafè letterario” di KULT
Underground, e che, senza false modeste, si propongono con le loro opere agli altri lettori, alla ricerca di un riconoscimento pubblico, o più semplicemente per lasciare qualcosa di sè nell’universo telematico e non, qualcosa che li possa distinguere e fare ricordare.
Vi ricordiamo, ormai è quasi inutile dirlo, che ai tavolini di questo
“locale” non occorre essere chiamati, ma che chiunque si senta di farlo può provare a cercare un posto libero, e da lì proporre la sua creatività. E ricordiamo anche le regole del gioco: chiunque invii materiale alla rivista (non solo quindi a questa rubrica) acconsente di diffondere i suoi scritti in maniera libera e senza controllo, pur conservando la paternità dei testi.
Se questo non vi spaventa, ovvero se il farvi conoscere, il proporvi al pubblico vi intriga maggiormente del fatto di avere un riscontro economico diretto, allora non esitate e inviate materiale a KULT
Underground nelle modalità che trovate descritte nella sezione
INFORMAZIONI di questo numero.

Prima di lasciarvi alla descrizione del materiale presente in questo numero di Maggio due rapide segnalazioni, di cui una già riportata anche nell’editoriale:
* KULT Underground insieme al Servizio Età Evolutiva di Modena. alla

Biblioteca dell Rotonda, e ad altri enti pubblici sempre di

questa città proporrà un concorso artistico relativo al Disagio

Giovanile e alla Discriminazione in tutte le sue forme. Il

concorso, limitato, in questa sua prima volta, sia come

territorio sia come età, sarà a premi e avrà come obiettivo la

realizzazione di un ipertesto speciale KULT-like con il

materiale raccolto. Chiunque sia interessato a collaborare è

pregato di mettersi in contatto con la redazione, o ancora

meglio, di seguire gli sviluppi sulle modalità attraverso il

nostro sito internet (www.giramondo.com/~kult).

* dietro consiglio di più di un collaboratore abituale si è pensato di

organizzare un concorso relativo alla rubrica SUSSURRI senza

premi in palio differenti dal riconoscimento pubblico.

Ma andiamo a cominciare. Seguendo la scaletta ormai classica di
SUSSURRI anche questo mese proporremo prima le “voci sussurranti” che preferiscono la poesia come mezzo di espressione letteraria, e poi quelle che usano la prosa per meglio descrivere ciò che la loro mente detta.

Ad aprire il cammino questo mese è l’imolese Matteo Ranzi, con un breve testo dal titolo Tu. Reduce dai molti apprezzamenti giunti in redazione per le sue due opere presenti sul numero diciotto, anche questa volta propone una poesia romantica e permeata da un sentimento forte e struggente: l’amore non corrisposto.
La sera, o meglio la notte è il palcoscenico del suo spettacolo: notte come momento in cui si fanno i conti sulle cose accadute e si confrontano con quelle sperate, notte come luogo attraverso il quale ci si incammina, forse un po’ più curvi e stanchi, nella speranza di riconoscere un volto unico. Ma l’attesa è ovviamente ripagata da incertezze del tutto simili a quelle che si avevano all’inizio, e di conseguenza l’eterna danza delle emozioni non può che reiniziare da capo.
Piccolo ottimo scritto, che non mancherà di farvi riconoscere tra le righe qualche emozione conosciuta, qualche odore famigliare, qualche ricordo.

Nuova comparsa in SUSSURRI, e secondo poeta di questo mese, è Samantha con la sua “Un allegro motivetto”, giunta in redazione all’ultimo minuto. Inno alla vita dai toni pacati, agrodolci, intensi. L’amore permea quel motivo di sottofondo che sembra quasi di udire, ma non è il tutto, non è il senso ultimo della presenza in questo luogo.
L’amicizia, la malinconia, la tristezza, le brevi gioie, tutto è motivo di un canto continuo e senza parole che ci accompagna sempre quando si pensa alla persona a cui si è dedicato il cuore. Tutto e nulla. Le sconfitte non sono che un momento di vita da gustare anch’esse come qualcosa di unico e di importante. Significativo da questo punto di vista il finale “La luce è breve, lunga la strada da fare ciechi, ed ogni istante al sole è un canto semplice e toccante senza gioielli e dote ma da gustare tutto istante per istante.”

17 Agosto 1987, poesia senza rime, segna un felice ritorno di Asia
’68. In questo testo splendido, tratto come al solito da questo diario
“immaginario”, attraverso il quale questa ragazza si confronta con i suoi trascorsi vent’anni, viene riproposto con notevole vigore uno dei temi che le sono propri: l’incomunicabilità. Incomunicabilità, senso di disagio, di distanza da tutto ciò che è considerato normale, a causa di un atteggiamento ipocrita ed elitario di chi sente di dover etichettare chiunque non sia “in linea” come emarginato. Il “motivo letterario” di questo scritto è una visita medica, eseguita con lo scopo di trovare una ragione pratica per il proprio distacco dal mondo, ma, più i controlli proseguono, più ci si rende conto che è tutto inutile. Ciò che ci differenzia dalle persone “normali” non è un fatto fisico, ma una sorta di malattia dell’anima, di maggiore sensibilità interiore che ci impedisce di “non capire” e di continuare lo stesso come se nulla fosse. Probabilmente la migliore poesia di
Asia 68 mai pubblicata da KULT Underground. Unico mio dispiacere è notare come questa autrice così forghiera di emozioni per quanto riguarda l’isolamento giovanile sia ormai fuori età per potere prendere parte al concorso indetto insieme al Servizio Età Evolutiva e
Famiglie e alla Circoscrizione di Buon Pastore.

Cercando Te di Marco Giorgini è il primo racconto che SUSSURRI vi presenta questo mese. Scritto in prima persona, con un io narrante che si rivolge al pubblico di un locale non meglio precisato, questo testo
“paradossale” riprende il tema classico della ricerca della donna amata, scardinandone però qualche parte, e spostando l’oggetto di questa ricerca dall’amata all’amore.

Trilogia sulle donne di Raffaele Gambigliani Zoccoli ci ripropone un
Raffaele carico ed incisivo. Tralasciati i racconti sul servizio militare (che ormai volge al termine), e tralasciati pure i suoi scritti onirici e kafkiani (che comunque tanto consenso hanno avuto) questa volta ci riprova con un altro dei temi che lo hanno fatto conoscere ed apprezzare, fin da quando, nel lontano Febbraio 1995 uscì
“Van Basten”: la sessualità.
Quando si parla di sessualità Raffaele non usa normalmente una mano leggera, un tratteggio fine, ma, seguendo molti scrittori americani contemporanei, ne esalta spesso gli aspetti ossessivi, allucinativi.
Sesso come droga, sesso come pensiero unico, predominante che vincola tutto il resto. Sesso come matrice dalla quale tutti gli altri aspetti comportamentali scaturiscono.
Questo trittico di racconti, costituito da “Una storia di carne” “Una storia d’amore” e “Una storia di sesso”, mostra, riuniti dal fattore comune appena citato, tre mondi differenti, tre vite di tre persone di età diverse, con tre (ossessivi) passati differenti: uno scrittore lasciato a spasso dalla sua casa editrice perchè scrive solo di sesso; un uomo che incontro di nuovo la ragazza che amava e che si era sposata con un altro; un trentenne con un amico editore in scandinavia.
I testi contengono a tratti un linguaggio esplicito, perciò, come è filosofia di questa rivista avvertiamo che forse non sono adatti a dei bambini, ma i loro contenuti, il loro modo di interpretare le situazioni li rendono sicuramente fruibili ed intensi: non sono il pretesto per descrivere amplessi (i riferimenti sono infatti molto sobri) ma storie di stati d’animo, di pensieri manipolati in modo da cambiare il rapporto tra mente e fatti.

Prague’s Tale, di Matteo Ranzi, è il primo racconto totalmente in lingua (inglese) pubblicato su SUSSURRI. Testo relativamente semplice
(probabilmente classificabile come basic-english per varietà di termini) quindi leggibile da chiunque conosca l’inglese anche solo a livello scolastico, apre il sentiero ad una eventuale serie di materiale non in italiano, primo passo per una diffusione di KULT
Underground anche oltralpe. Ma anche se questo non è che un esperimento per verificare l’interesse dei lettori per scelte di questo tipo, non per questo lo scritto non è valido od interessante a livello di forma e contenuti.
L’io narrante, nel migliore stile fiabesco, racconta le vicende di M.
(Kafka docet) in una Praga che si trasforma… La vicenda è semplice ma accattivante ed il procedere della narrazione risulterà sicuramente degna di un sorriso di consenso, e nel complesso è inevitabile lo scorgere di influenze di vario tipo sia nei fatti sia nella scelta di simbologie o di dialoghi, che rendono il tutto qualcosa di più complesso di quello che potrebbe sembrare all’inizio.

Penso che la maggior parte dei lettori abituali di KULT Underground non abbiano dimenticato la prima pubblicazione di V.D.S., misteriosa sigla che già portò nel numero di Febbraio 1996 uno splendido racconto intitolato “Con qualche indecisione…”. In attesa dell’alba, sempre dello stesso autore (o, forse, autrice?) è un avvincente scritto ambientato nello stesso mondo, nello stesso ambiente, appena un po’ diverso dal nostro, in cui vivono creature dalle sembianze umane ma dalla vita soggetta a regole che non ci sono note. Il dialogo che l’io narrante compie in una notte d’inverno con un barbone, anch’egli, in qualche modo, “figlio delle tenebre”, rivela qualche particolare in più su ciò che circonda e permea quell’universo, ma ancora lascia molto nell’ombra. La vita, e la morte, sono i temi che entrano ed escono dallo scambio di battute lento e ponderato, fino ad arrivare all’alba. Racconto sicuramente da non perdere che rivela il gusto dell’autore per i particolari e la sua abilità di delineare i personaggi sia per ciò che sembrano e sia per ciò che dicono e fanno.

Incubo Eretico dello scacchista Federico Malavasi chiude le opere letterarie di KULT Underground di questo mese. Testo di difficile classificazione, è un allucinante richiesta di un oggetto che i lettori dello scrittore di Providence sicuramente avranno sentito più volte nominare: il segno degli antichi, amuleto di protezione contro le forze che attendono al di là degli eoni del tempo.
In una sarabanda di immagini, e di avvertimenti propri della produzione letteraria su Chtulhu (a cui anche Stephen King, nel suo recente “Incubi e deliri” ha voluto contribuire con il racconto
“Crouch End”) questa “lettera aperta” giunge ad un angosciante finale che risulterà certamente in tema.

Ultima presenza di questo mese in queste pagine è il redivivo Rapidi
Pensieri richiamato su KULT da più di un lettore. Anche per questo articolo ricordiamo che è possibile collaborare segnalando brani da mixare, oppure fornendo brevissimi testi da inserire.

SUSSURRI un po’ più corto e meno vario del solito, questo mese, vittima delle festività pasquali e dei molti impegni che hanno limitato il tempo di raccolta e di cernita del materiale. Grande assente è IGNATZ che ha perso il giro a causa di qualche problema con il suo computer, e Monica Orsini, gettonatissima in questo ultimo periodo.
Ugualmente speriamo che quanto proposto sia di vostro gradimento, e ci auguriamo che possa ispirarvi e che possiate così anche voi unirvi agli altri in questi non angusti luoghi.

Buona lettura!

Marco Giorgini

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