KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Michel Foucault: la volontà… (I)

11 min read

Michel Foucault: la volontà di sapere

(Parte Prima)

Origine dei discorsi sul sesso

Diverse ragioni mi hanno spinto alla lettura di quest’opera, La volontà di sapere, testo introduttivo al lavoro più ambizioso a cui
Foucault si è dedicato per oltre un decennio, denominato La storia della sessualità.
Questa opera storiografica è stata concepita negli anni in cui
Foucault fu professore al Collège de France, la più prestigiosa istituzione culturale francese, ovvero dal 1970 ai primi anni ’80
(egli scomparve improvvisamente nel giugno 1984).
La Storia della sessualità è composta da tre volumi: oltre a quello già citato, furono pubblicati L’uso dei piaceri e La cura di sé, editi in Italia da Feltrinelli, a cui è da aggiungersi l’inedito, Les aveux de la chair.
Obiettivo dell’autore è quello di ricostruire la genealogia della sessualità, come indica anche il titolo, indagare le relazioni fra formazioni di sapere e dispositivi di potere, analizzare i processi di costituzione della moderna arte di governo (intesa come insieme di tecniche destinate a dirigere il comportamento degli uomini, nel corso di tutta la loro vita e in tutti gli aspetti della loro esistenza), a partire dal governo delle anime del cristianesimo primitivo, ricostruire i modi in cui il soggetto, in diverse epoche e in diversi contesti istituzionali, è stato costituito come oggetto di conoscenza, oggetto di un discorso vero.
Queste stesse tematiche furono discusse e approfondite da Foucault anche nei corsi e nei seminari tenuti al Collège de France.
Fra le opere destinate alla divulgazione scritta e le lezioni orali del filosofo francese esiste un tratto in comune: quello di Foucault è un pensiero in divenire, senza alcune pretesa di costituire una teoria universale da trasmettere come eredità inviolabile. Rivolgendosi al pubblico di un suo corso così dichiarava: Credo che sia mio dovere esporvi quello che sto facendo, a che punto mi trovo e verso quale direzione procede il mio lavoro … Le mie sono piste di ricerca, idee, lineamenti. In altri termini, sono strumenti. Fatene pure quello che volete.
Ritorno a questo punto sui motivi che mi hanno indotto a rifarmi all’opera di Foucault. Nella nostra società si assiste ad un proliferare di discorsi sulla sessualità: pressoché in ogni aspetto della vita sociale e culturale si fanno continui riferimenti al sesso, in particolare le perversioni sono poste al centro di frequenti dibattiti nei mass media e consueti sono i ricorsi alle spiegazioni offerte dalle nuove scienze come la sessuologia, la psicologia o la psicanalisi, che a loro volta promuovono la verità sul sesso.
Viene allora da chiedersi, con Foucault, come siamo arrivati alla produzione di questi discorsi sul sesso, come è nato e quale natura ha questo sapere che, secondo Foucault, è anche potere.
L’autore sostiene che nelle istituzioni di potere esiste una volontà di sapere che è dettata dall’esigenza di controllare, attraverso di essa, gli individui e il loro piacere. Il sapere sul sesso è dunque inteso come strumento e supporto per un controllo dei comportamenti individuali e sociali.
All’origine di questi discorsi Foucault pone la confessione cristiana, la quale, mentre fino al XVII secolo, nell’ambito delle pratiche penitenziali obbligatorie, dell’ascetismo, del misticismo e dell’esercizio spirituale medievali, era discorso sui peccati della carne, rivelazione delle infrazioni commesse contro le leggi religiose e civili, a partire dalla pastorale cristiana della Controriforma diventa rivelazione non solo degli atti peccaminosi, come era nella tecnologia tradizionale della carne, ma anche dei pensieri più nascosti legati al sesso, dei piacerei vissuti o solo immaginati, dei desideri.
La confessione della carne rappresenta da sempre la parte più importante del sacramento della penitenza. Essa è un rituale che ha al suo interno un rapporto di potere, in quanto presuppone l’esistenza di una parte che richiede, impone la confessione, punisce, perdona, consola e, nel contempo, genera nell’altro interlocutore delle modificazioni, lo riscatta, lo purifica, lo libera dalle colpe, ne sposta, intensifica e modifica il desiderio.
La confessione è stata per molti secoli il dispositivo fondamentale per la produzione della verità sul sesso.
In seguito, in particolare a partire dal XVIII secolo, la tecnica della confessione è stata fatta propria anche da altre istituzioni e altri meccanismi di potere, si è modificata, ha esteso il suo territorio, ampliato le sue forme, adattandosi alle regole del discorso scientifico. Essa è così entrata nel campo delle relazioni familiari (rapporti fra genitori e figli), nella pedagogia (rapporti fra allievi e pedagoghi), nella medicina e nella psichiatria
(relazioni fra malati e medici o psichiatri), nella giurisprudenza
(rapporti fra delinquenti ed esperti) ed anche nell’economia (in particolare in relazione alla regolazione spontanea o progettata delle nascite).
Da tutti questi discorsi è nato un grande archivio dei piaceri del sesso, a cui hanno attinto tutte queste nuove discipline e si è costituita una scientia sexualis, che Foucault considera un elemento peculiare delle società occidentali dal Medioevo ad oggi.
Questa scienza, basata sulla produzione di discorsi veri sul sesso attraverso il meccanismo della confessione, pone la sessualità come qualcosa che è “per natura” un territorio aperto a processi patologici e che richiede, pertanto, interventi terapeutici e di normalizzazione, un campo di segni e significati da decifrare, una realtà, una parola che bisogna far emergere e ascoltare.
La scientia sexualis è, dunque, un potere-sapere i cui strumenti di esercizio sono dispositivi di produzione della verità sul sesso e sui suoi piaceri e i cui obiettivi sono l’intensificazione, il rafforzamento delle istituzioni di potere (intese in senso lato, non solo come istituzioni politiche, ma anche mediche, giuridiche, religiose, educative ecc.).
Nell’ambito delle nuove tecnologie per la produzione di discorsi, la
“carne” della tradizione cristiana, fonte di peccato, diventa ora semplice organismo, corpo da analizzare o curare. A ciò si aggiunga, come altra conseguenza, che si viene a creare una separazione fra la medicina del sesso e la medicina generale del corpo. Il sesso, viene isolato dal resto del corpo, acquista una sua autonomia, tanto che può presentare delle anomalie costitutive, dei processi patologici (le perversioni), anche in assenza di alterazioni e patologie organiche.
Alla scientia sexualis l’autore contrappone la “ars erotica” propria delle società orientali, di quella arabo-musulmana e della Roma antica. Al suo interno il piacere è considerato non per la sua utilità, ma per sé stesso, lo si indaga nella sua intensità, nelle sue qualità, nei suoi effetti sul corpo e sull’anima. Esso si fa pratica ed esperienza da raccogliere in un sapere, l’ars erotica appunto, di cui solo pochi sono detentori, i maestri, i quali, a loro volta, lo trasmettono per mezzo di pratiche esoteriche di iniziazione al piacere, rivolte solo a pochi eletti.
Anche nel mondo occidentale, in realtà, si è conservata una “ars erotica”. Una delle sue espressioni è costituita dai veri metodi elaborati dai mistici cristiani per raggiungere l’unione con la divinità, che rappresenta il sommo piacere.
Inoltre, la scienza sessuale, a sua volta, è generatrice di una particolare ars erotica: essa genera il piacere della verità del piacere, piacere di conoscerla, di esporla, di scoprirla, di lasciarsi prendere dal fascino a vederla, di dirla, di cattivare e catturare gli altri attraverso di essa, di confidarla nel segreto, di scovarla con l’astuzia, … il piacere del discorso vero sul piacere.
In quello che Foucault chiama dispositivo di sessualità si intrecciano dunque molteplici meccanismi di potere, di sapere, di verità e di piacere.
Non è vero, secondo il filosofo e storiografo francese, che la nostra società dal XVII secolo in poi sia stata e continui ad essere dominata dal tema della repressione in materia di sesso.
La repressione, il divieto, le occultazioni e le proibizioni non sono che un aspetto (emerso più di altri, in alcune epoche storiche, come quella vittoriana), una componente dei meccanismi produttori di sapere e di discorsi, induttori di piacere e generatori di potere.
Si può altresì affermare, con Foucault, che la nostra sia una società di perversi e di perversione, in quanto questi meccanismi, queste spirali di potere-piacere favoriscono lo sviluppo e il manifestarsi delle sessualità multiformi e periferiche, ovvero delle perversioni.
Ciò è vero soprattutto a partire dal periodo compreso fra la fine del
XVIII e l’inizio del XIX secolo. Prima di tale epoca le leggi, nella loro triplice forma del diritto romano, della pastorale cristiana e del diritto civile, disciplinavano quasi esclusivamente le relazioni coniugali, imponendo ai coniugi una serie di regole e di raccomandazioni per la loro vita sessuale. I comportamenti “contro natura”, le perversioni (omosessualità, sodomia, sessualità infantile ecc.) erano solo una forma estrema di ciò che è contro la legge che distingue i sessi e ne prescrive l’unione genitale, ma non costituivano oggetto specifico di disciplina legale.
Nei secoli XVIII e XIX i discorsi cominciano a fissarsi sulle deviazioni piuttosto che sulla coppia eterosessuale coniugata, la quale diviene la norma silenziosa a cui rapportare le varie pratiche sessuali e non è più costretta, come in passato, a dichiararsi continuamente (attraverso il dispositivo della penitenza). La Chiesa allenta, infatti, il proprio controllo sulla sessualità coniugale; il suo intervento nella vita sessuale della coppia coniugata e il rifiuto di tutte quelle pratiche che non sono finalizzate alla procreazioni si fanno meno insistenti.
Parallelamente si assiste, per contro, ad un intervento sempre più invasivo della medicina (a cui si affiancano poi altre discipline come la pedagogia, la giurisprudenza, la psichiatria) sulla sessualità di coppia, con lo scopo di gestirla, e sulle perversioni.
Queste istituzioni di potere fanno proprio il meccanismo della confessione per produrre discorsi che si fissano ora, in particolare, sulle deviazioni alla sessualità coniugale, sulla sessualità infantile, su quella dei pazzi e dei criminali.
E’ in questa fase che nasce la nozione di “contro natura”: le infrazioni alla morale e alla legislazione del matrimonio e della famiglia (adulterio, incesto, ratto), a partire dalla fine del XVIII secolo, si trovano ad essere nettamente separate dalle infrazioni alle leggi naturali che regolano il funzionamento del corpo e la sessualità, ovvero dalle perversioni, oggetto ora, in misura via via crescente, di studio scientifico e medico e di giudizio giuridico.
Le perversioni vengono calate in un corpo, in un individuo, di cui si studia e si analizza l’infanzia, il carattere, il comportamento, l’anatomia, la sua storia personale. In ambito medico, servendosi della confessione, si compie una classificazione delle varie specie di perversi, ogni tipo di perversione viene collocata in un corpo, insinuata dietro un comportamento. Queste sessualità anomale diventano un fatto medico e medicalizzabile, delle disfunzioni, delle lesioni o dei sintomi che vanno cercati nel corpo, nella parte più profonda dell’organismo come sulla pelle, nei comportamenti.
Il controllo della sessualità infantile, presentata come un segreto mostruoso di cui il bambino si può e si deve liberare con la confessione, l’analisi delle sessualità multiformi, la loro incorporazione e medicalizzazione, sempre attraverso meccanismi basati sulla confessione, sono alcune delle forme in cui si esercita il potere nelle società occidentali moderne.
Tutti questi meccanismi generano delle spirali perpetue del potere e del piacere: si instaura un rapporto di reciproca stimolazione e scontro fra i due poli, che nasce dal piacere di esercitare un potere che interroga, sorveglia e piacere che si accende per dover sfuggire a questo potere, ingannarlo, travisarlo.
Un potere di questo tipo, secondo Foucault, genera e favorisce il proliferare di sessualità multiformi e perverse poiché, invece di fissare dei limiti alla sessualità e imporre dei divieti, ne va a ricercare la diverse forme, le include nel corpo e ne fa un elemento identificativo e di specificazione dell’individuo piuttosto che cercare di allontanarle ed escluderle dal corpo.
La società borghese moderna, secondo l’autore, è una società direttamente perversa in quanto esiste in essa una concatenazione di potere e perversione che fa sì che i comportamenti perversi non siano delle reazioni della sessualità ad un potere che vuole reprimerla, ma siano, al tempo stesso, effetto e strumento del potere. Il dispositivo di potere delle società occidentali favorirebbe la proliferazione delle sessualità multiformi, le quali, a loro volta, diventano strumenti che consente al potere di estendersi e moltiplicare la sua superficie di intervento sul piacere e i comportamenti umani.
L’insieme di tecniche, tattiche e meccanismi messi a punto dalle varie istanze di potere per amministrare il piacere, il sesso e i comportamenti degli individui costituisce quello che Foucault chiama dispositivo di sessualità, cui si contrapporrebbe il dispositivo di alleanza, dominante nei secoli anteriori al XVIII.
Con il termine sessualità l’autore intende un campo di conoscenza generato da un potere che assume la forma di rapporti di forza, relazioni di potere, centri locali di potere-sapere (si pensi ai rapporti fra genitori e figli, confessore e penitente, medico e paziente oppure pedagogo e allievo). Essa è, quindi, non una forza, una qualità naturale e innata dell’uomo, che il potere cerca di soffocare, reprimere o dominare, né un campo oscuro che il sapere tenta di svelare, ma il prodotto di molteplici strategie di potere, ideate nel corso dell’età moderna, che hanno agito sul piacere e sul sesso condizionandoli.
Il potere di cui parla Foucault è qualcosa di più complesso rispetto alla forma riduttiva del diritto che ancora oggi si tende ad assegnargli sulla base della vecchia concezione giuridico-discorsiva.Questa identifica il potere con la legge e gli attribuisce la semplice funzione di proibire, di dire di “no”, di porre dei limiti alla libertà dell’uomo, senza peraltro produrre qualcosa di proprio.
E’ questa l’immagine del potere che sottende all’idea di una secolare repressione del sesso e alla teoria della legge costitutiva del desiderio.
Il motivo per cui si è creata, nelle società occidentali, a partire dal Medioevo, una tale immagine riduttiva e negativa del potere è che solo in questa forma esso risulta accettabile: Il potere è tollerabile a condizione di dissimulare una parte importante di sé. La sua riuscita è proporzionale alla quantità di meccanismi che riesce a nascondere.
Di fatto esso si è esercitato da sempre secondo dei meccanismi che, nel corso dei secoli, e in particolare a partire dal XVIII secolo, sono divenuti progressivamente più complessi, meccanismi dotati di una creatività intrinseca, estranei alla rappresentazione del diritto ed attivi anche nel campo del piacere, della sessualità. Il loro funzionamento è fondato sulla tecnica e non sulla legge che proibisce e reprime, sulla normalizzazione e sul controllo piuttosto che sul divieto e la punizione.
Secondo la definizione coniata da Foucault, tale potere è da intendersi come la molteplicità dei rapporti di forza immanenti ad un dato campo in cui si esercitano, il gioco che, attraverso lotte e scontri, li trasforma, li rafforza, li capovolge, le strategie in cui realizzano i loro effetti e il cui disegno, la cui cristallizzazione si ritrova negli apparati statali, nella elaborazione della legge, nei poteri o nelle egemonie sociali.
Un potere di questa natura non può che essere onnipresente; le relazioni di potere sono infatti immanenti e non esterne ad altri tipi di rapporto, sono gli effetti delle divisioni, delle diseguaglianze e dei disequilibri che si producono all’interno di tali rapporti e non una sovrastruttura che agisce, dall’alto con un ruolo di proibizione.
Tali rapporti di forza, molteplici, mobili e instabili, partono infatti sempre dal basso per poi diffondersi in ogni direzione, attraversano gli apparati e le istituzioni senza localizzarsi in essi.

[Fine Parte Prima. Vedi Parte Seconda: Caratteristiche e origine del dispositivo di sessualità]

Sandra Ansaloni

Altri articoli correlati

Commenta