Sesso.
Ti mancava, ti provocava, saliva continuamente, nemmeno troppo di nascosto, nemmeno troppo lentamente, e alla fine cominciavi a pensarci, sempre più di frequente, sempre più insistentemente.
Non c’era nulla da fare.
Era un grosso problema; di più: il sesso era il PROBLEMA. Non riuscivo a eliminarlo. Non bastava masturbarsi, non bastavano le donne, lui saliva sempre. Lui c’era.
Conoscevo Simona da circa sei mesi. Lavorava nella tabaccheria più vicina alla caserma. Era la figlia del proprietario. Il mio colonnello mi mandava tutti i giorni a comprare le sigarette. Camel senza filtro.
Verso le dieci, le undici al massimo. Inesorabile.
“Gambigliani!”
Non mancava una volta.
“GAMBIGLIANI!”
Io ero imboscato in qualche ufficio, a chiacchierare o a giocare ai giochetti del computer.
“GAMBIGLIANI!”
Riconoscevo sempre quella voce. Era una voce assetata di nicotina, provocata dalla prolungata astinenza.
“GAMBIGLIANI!”
Chiamavo un autista, prendevamo la macchina ed eccoci fuori. Il nostro piccolo momento di libertà. Che io e l’autista prolungassimo il nostro giro fino ad Altero in via Indipendenza era un particolare del tutto insignificante per il mio Colonnello. L’importante erano le sue sigarette, le sue camel senza filtro.
Simona, appunto, era la figlia del tabaccaio. Bionda caschetto e diciassette anni appena compiuti. Nei giorni fortunati indossava una paio di bermuda scozzesi, rosso e blu, assolutamente corti. Era spigliata, sorrideva sempre. Era una fica. Ogni mattina aspettavo che il mio colonnello mi chiamasse, per quei pochi istanti di felicità, per riuscire a vederla. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.
La volevo. Volevo il suo corpo.
Ci riuscì. Non so dove trovai il coraggio, ma un giorno che era più carina del solito le chiesi di uscire con me. Accettò. Da non crederci. Erano quattro mesi che non scopavo. Davvero da non crederci.
Ero il migliore.
L’appuntamento era fissato per quella sera stessa. Non ero di servizio. Avevo la macchina. Avevo la giacca, la camicia Ralph
Laurent, i jeans di Armani e le scarpe di Testa, tutto nel mio armadietto. Avevo il profumo e il dopobarba, tutto firmato. Rigoroso.
Mi mancava solo lei, solo Simona, diciassette anni e quei bermuda rosso e blu.
Ero carico. Il sesso continuava a infastidirmi, a procurarmi tutti questi problemi, a farmi perdere del tempo, ma per una volta l’avrei soddisfatto. Ero in forma quando mi presentai alla porta, quella sera.
Gli altri najoni mi guardavano con invidia. Sapevano dove stavo andando, sapevano cosa avrei fatto quella sera. Ero ancora il migliore.
“3 giorni”
Non volevo crederci.
Non potevo crederci.
“3 giorni”
Il sergente alla porta era stato implacabile. Il mio nome era sul rapportino puniti.
“3 giorni”
Sono corso su in camerata, ho aperto l’armadietto, ho riposto la giacca, la camicia Ralph Laurent, i jeans di Armani e le scarpe di
Testa, mi sono infilato anfibi e mimetica, mi sono annaffiato di deodorante Neutro Roberts per coprire il profumo di Dolce e Gabbana, sono corso di sopra, dal capitano, non c’era, già uscito, ho cercato un tenente qualsiasi, in armeria, nelle camerate, in mensa, dove sono riuscito a trovarlo. Mi sono sbattuto sugli attenti.
“C.le Gambigliani, Comandi”
“3 giorni”
(questo l’avevo capito)
“Per quale motivo?, Signor Tenente”
“Armadietto disordinato”
Non potevo crederci.
Non volevo crederci.
Non avrei più sentito l’odore del nylon mentre sfilavo quei bermuda rossi e blu, non avrei più baciato un seno inconfondibilmente profumato, non avrei più succhiato ogni centimetro della sua giovane pelle.
Non potevo crederci.
FLASH BACK – Tutto era cominciato la sera precedente. Il maresciallo
“…”, che possa essere maledetto per sempre, era arrivato al
contrappello con qualcosa di girato, e in camerata aveva fatto
aprire alcuni armadietti, tra cui il mio (sic!). Nella porta
anteriore, ingrandito a grandezza naturale (grazie a un amico in
sala riproduzione), avevo incollato la foto di un ingoio di Stella
Ormond, attrice statunitense in vetta a tutte le classifiche
mondiali (Francia esclusa) per la sua interpretazione nella
produzione “Ieri, pompa e domani” accanto a Nicolas Gore, il
miglior stallone degli anni novanta. Il maresciallo si era
divertito per quella gigantografia, ma mi aveva messo a rapporto.
Tre pezzi. Uno sull’altro. E ora come avrei fatto ad avvertire Simona?
Non avevo nemmeno il suo numero di telefono. Non sarebbe più uscita con me.
Anzi, non uscirà più con me. Il giorno seguente (questa mattina
N.d.S.), in tabaccheria, non ha voluto sentire spiegazioni.
Indossava i suoi bermuda rosso e blu.