Aprile. Eccoci al quarto appuntamento del 1996 con le voci che sussurrano, ovvero con tutti coloro che hanno deciso di usare KULT Underground come luogo di incontro letterario-alternativo. Gli enormi sconvolgimenti strutturali della rivista, che forse è possibile intravedere anche dal di fuori, consentiranno da adesso in avanti di ottenere una resa dei testi più consona al gusto dei loro autori. E quindi, per chiunque decida di collaborare con noi, inviando materiale per questa o per qualunque altra rubrica della rivista, almeno un consiglio è di dovere: provate ad usare la nuova versione di KTEXT per creare gli articoli. Da un lato questo vi permetterà di vedere in anteprima come risulteranno i vostri lavori una volta “montati”, e dall’altro potrete creare ipertesti, cosa non facilmente realizzabile con un editor normale… Ovviamente questa richiesta non è vincolante, e continueremo ad accettare sia testi in formato tradizionale, sia su carta, grazie al valente aiuto di chi, ogni mese, si occupa della trascrizione di questo tipo di materiale. Ma iniziamo immediatamente a parlare dei numerosi ospiti di questo mese.
* Apre le danze “Il fiore, la nube e il tuono” di Matteo Ranzi, corta
poesia d’amore o di passione, dai toni calmi e fiabeschi di una
ballata. Gli elementi predominanti (le rose, il mattino, il
prato) ricostruiscono in memoria l’immagine del luogo in cui il
soggetto narrante lancia la sua invocazione, lasciando
nell’ombra, quasi visibile solo per contrasto, la figura della
donna desiderata.
* “Shamrock”, sempre di Matteo, è anch’essa una poesia di devozione,
ma contrariamente alla prima, l’inno d'”amore” che si eleva dai
suoi versi non è rivolto ad una figura femminile, ma alle
mistiche terre d’Irlanda. Conscio della mia incompetenza sui
miti di questi luoghi che più di un poeta hanno colpito, mi è
difficile anche solo tentare di spiegare i continui riferimenti
presenti in questi versi; soltanto l’aroma, soltanto il
paesaggio bruno, i rumori e i suoni che l’impianto descrittivo
crea nella mia mente, mi sono chiari, e già questo mi basta per
apprezzare questo breve scritto, e spronarmi a cercare, tra le
righe, quelle figure che non riesco a riconoscere.
* Antonello Giacobazzi termina poi la parte di SUSSURRI dedicata alle
poesie con una “London (callin’)” surreale e incisiva. Titolo
con chiaro richiamo ad uno splendido pezzo dei Clash, e testo
volutamente non chiaro e pieno di riferimenti sia all'”universo”
inglese, sia alla nostra quotidianità… qualche passaggio,
forse, più di tutto il resto rende il significato di questo
brano, ma sbilanciarsi affermando che l’accoramento è dovuto a
questo o a quel motivo, è non solo avventato, ma sicuramente un
cogliere giusto uno dei molti elementi contenuti.
* Dopo qualche mese di attesa Marco Cristiani, che si auto definisce
“braghero”, colpisce di nuovo lo staff di KULT Underground con
indiscrezioni sul secondo programmatore della rivista Thomas
Serafini. A mio parere molto più “cattivo” di “007-Operazione
KULT”, questo 008-KULT è un impietoso, e non necessariamente
veritiero, sguardo dietro le fila del nostro-vostro giornale.
Notevole ed interessante, a tratti simpaticamente comico, il
nostro Marco non risparmia la vita privata e sentimentale
dell’autore di SPEAKEN, rivelando al resto del mondo qualche
chicca in più su di noi, e assottigliando quel già fine stacco
che divide redattori da lettori… e, come in tutti i programmi
televisivi di “sbragheramento” il motto è “e non finisce
qui”.Infatti, salvo incidenti di percorso, già promessi da
qualche redattore non proprio accondiscendente, è intenzione del
nostro paparazzo ufficiale una bella sequenza di articoli di
questo tipo…
* Sempre rimanendo in tema di Marco Cristiani, ecco questo mese la
risposta di Fabrizio Guicciardi a “Capri, 22 Ottobre 2055”,
ovvero “Zurigo, 24 Ottobre 2055”. Estremamente piacevole, come
del resto lo era il testo pubblicato il mese scorso, quest’altro
pezzo di “letteratura collegata a KULT Underground”, coinvolge
nelle trame di un improbabile futuro kultiano, anche il nostro
Gianluca Meassi, internauta nel presente, e “cyborg” tra 59
anni… Lo scambio di battute è rapido e sicuro, ed è un
racconto da leggere tutto d’un fiato (e magari da rileggere per
cogliere i particolari persi qua e là, come ad esempio Rooms 55
e Moon). Anche se, a questo punto, quello che tutti si
chiederanno è “ma Antonello dov’è?”. Chi vivrà vedrà.
* Altro racconto degno di nota di questo mese è “ChatE-Mail” di
Doriano “IGNATZ” Rabotti. Scambio “epistolare” in stile Internet
tra hotlips@yale.com e mystere@pianeta.it, due plausibilissimi
viaggiatori virtuali, e della loro “love story”, destinata a
giungere ad una inaspettata, quanto comicamente brutale, fine.
Singolare leggere testi ambientati nel più grande “ambiente di
scambio” mondiale, e molto gradevole notare come non tutto,
sempre, deve risultare per forza serio o preoccupante. Anche se,
conoscendo il nostro autore da molto tempo, risulta molto
immediato volere vedere un minimo di satira od ironia in qualche
particolare.
* “Les Halles” di Gabriela Guidetti è un racconto breve dal gusto
surreale e onirico, nel quale trova spazio il tema dell'”arte
assoluta”… ma non voglio dire molto di più per non rovinare
l’ottimo finale ad effetto. L’ambientazione temporale è
indeterminata, ma, e non ci si poteva aspettare altro,
sicuramente futuristica; piacevole poi notare come la tecnologia
che scivola dietro le fila della vicenda facendosi appena
intravedere, non sia “oppressiva”, ma, in linea con un certo
filone di fantascienza, quasi un supporto alla nostra realtà, e
per questo probabilmente più “possibile”.
* “Appunti di Viaggio”, di Daniele Rebecchi è probabilmente uno dei
testi più lunghi presentati in SUSSURRI. Realistico racconto di
un viaggio in Spagna, ben ambientato nel conosciuto (almeno in
queste zone) mondo delle ceramiche e degli strumenti per
laboratori, descrive un periodo di tredici giorni passati tra
viaggio, fiera, e serate in locali notturni, insieme sia a chi è
sempre “in trasferta” per lavoro, sia a chi, come l’io narrante,
trova come eccezionale uno spostamento così lungo e duraturo. Lo
stile semplice e senza fronzoli, e la storia si snoda tra gli
elementi concreti (i pub, le donne, i computer), e le
riflessioni del protagonista sulla propria vita e sulla
difficoltà di certe decisioni in campo affettivo. Un opera
sicuramente molto buona, e catturante, nonostante la già citata
dimensione, e sconsigliata solo, a causa del gergo, ma ancora
più dalla immediatezza della narrazione, a bambini, o a persone
particolarmente sensibili.
* Chiude il giro “Tre pezzi” del fortunatamente già ritornato Raffaele
Gambigliani Zoccoli. La sua assenza, che aveva preoccupato non
pochi lettori, è stata prontamente interrotta da questo racconto
breve “casualmente” ambientato nel mondo delle caserme, e
localizzato a Bologna. Il tema: un’avventura “sentimentale”
vista dagli occhi e dalla mente di un ragazzo in divisa, vista
cioè da chi si sente “fuori casa”, e non è padrone nè del
proprio tempo, nè del proprio destino. La capacità di Raffaele,
più volte provata, di dipingere situazioni differenti
esaltandone la parte “mentale”, di riflessione istintiva dell’io
narrante, è, in questo brano, utilizzata per rendere il
desiderio di fuga, di sesso, e di auto affermazione. La vicenda,
come al solito semplice come struttura narrativa, non è
l’elemento focalizzato, ma focalizzante, e il vero mondo
presentato è quello dei desideri piuttosto che quello dei fatti.
Come Appunti di viaggio, anche Tre Pezzi è volutamente concreto
e realistico sia nel linguaggio sia nei contenuti, e di
conseguenza anche per questo articolo avvertiamo di ciò chi,
come è probabile, intenda leggerlo.
Come avete visto, il materiale non manca, e se avete tempo e voglia, ciò che vi è proposto vi potrà accompagnare per più di qualche rapido minuto, facendovi riflette, sorridere e pensare. Ricordiamo che ogni commento renderà agli autori dei testi qualcosa indietro per il tempo impiegato a realizzare le loro opere, e darà loro la giusta sensazione di essere apprezzati per ciò che mese dopo mese realizzano per voi. Inoltre, anche se SUSSURRI non ha problemi di presenze, non pensate che le porte siano chiuse. Chiunque di voi sia intenzionato a presentarci una poesia, un racconto, o, magari, un ipertesto, non esiti a farlo, aggiungendo così la sua presenza a quella dei tanti volti che hanno sfilato da ottobre 1994 fino ad adesso in queste seguitissime pagine. Che dire d’altro? Buona lettura!
Marco Giorgini, nato a Modena nel 1971, lavora da quasi trent’anni nel campo della linguistica computazionale e, nello stesso periodo, coordina la rivista culturale online KULT Underground. Autore di racconti e videogiochi d’avventura narrativi, ha pubblicato anche diversi romanzi, tra cui spicca il giallo per ragazzi Il Mistero della Statuetta Egizia (2019). Negli ultimi anni, gran parte della sua produzione è stata inclusa in antologie collettive, spesso ambientate nella sua città natale, come nel caso del racconto weird Moden-e (2024), inserito nell’antologia Modenesi per Sempre.
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