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The Guyver

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THE GUYVER

Come sempre, un manga di successo diventa prima o poi un cartone animato di successo. E’ quello che è accaduto, appunto, a KYOSHOKU
SOKO GUYVER, il quale non solo ha originato un film di animazione dallo stesso titolo (1986) ed un omonimo film dal vivo (una coproduzione Giappone/USA del 1991, dai risultati per la verità piuttosto deludenti), ma anche, e soprattutto, un’ottima serie di 12
OAV.
La serie, nonostante le insistenti richieste degli appassionati italiani, non è attualmente disponibile nel nostro paese, nè doppiata, nè sottotitolata in italiano. Per coloro che conoscono l’inglese, esiste però la versione anglosassone, dotata di un ottimo doppiaggio e di una traduzione fedelissima dei dialoghi (unico neo, come al solito, le copertine delle videocassette, ridisegnate da mani occidentali) e curata dalla Manga Entertainment che ha appena concluso la pubblicazione mensile degli episodi.
Ecco la scheda tecnica:

TITOLO ORIGINALE:    Kyoshoku Soko Guyver
STORIA ORIGINALE:    Takaya Yoshiki
CHARACTER DESIGN:    Hidetoshi Omori
Takaya Yoshiki
SCENEGGIATURA:        Riku Sanjo
SUPERVISIONE SCENEGGIATURA: Takaya Yoshiki
ART DIRECTION:        Junichi Higashi
EFFETTI SPECIALI:    Noriyuki Ota
MUSICHE:            Reijiro Koroku
REGIA:            Koichi Shiguno
PRODUZIONE:        Bandai Movic
Kamakura Superst.
VERSIONE INGLESE:    Manga Entertainment.
1994.

Come si può ben vedere, l’autore del manga ha supervisionato gran parte del lavoro animato, partecipando in prima persona anche all’adattamento per il video dei personaggi, e ne è risultata, com’era da aspettarsi, una serie estremamente fedele al fumetto, sia nelle situazioni, sia (persino) nei dialoghi, fermandosi però alla fine della prima serie (l’autore sta attualmente continuando la saga di Sho e soci in una seconda serie già in pubblicazione anche in Italia).
Nonostante l’estrema fedeltà, restano ugualmente alcune differenze tra la versione animata ed il manga: alcuni episodi sono riassunti o combinati insieme, per consentire così alla storia di scorrere più velocemente, ed il colore toglie un po’ di verosimiglianza alle figure, mentre nel manga in bianco e nero i vari Zoanoidi e creature affini possono sembrare molto realistici, persino con le loro forme inumane. Anche i personaggi umani sono un po’ più stilizzati e perciò meno realistici rispetto a quelli disegnati su carta; d’altra parte, una semplificazione del disegno era inevitabile per consentire l’animazione delle figure, specialmente in una storia che, come abbiamo detto, è incentrata su combattimenti e scene d’azione. L’unica cosa che viene da chiedersi è chi abbia scelto i colori di alcuni personaggi come ad esempio Misuri e Tetsuro Segawa, diventati improvvisamente ed inspiegabilmente castani (da mori corvini quali erano), e soprattutto il potente Zoalord Richard Guyot, il quale sfoggia non solo un improbabile parruccone biondo albicocca, ma anche un paio di occhi viola dalle iridi gialle che farebbero rabbrividire persino un Predator. Considerata la parte attiva avuta da Takaya
Yoshiki nella realizzazione degli OAV, c’è da sperare almeno che i colori li abbia scelti personalmente…
A parte questi discorsi puramente estetici, però, il risultato finale
è comunque decisamente buono: il movimento è molto curato e naturale e rende le scene d’azione davvero coinvolgenti. Non si fa certo fatica a seguire tutte le dodici puntate (per un totale di oltre sei ore di cartone animato).
Buono anche il commento musicale: i brani scritti da Reijiro Koroku sottolineano perfettamente lo svolgersi dell’azione. Tanto per avere qualche esempio, vi consiglio di prestare particolarmente orecchio alla battaglia tra Guyver ed il Gregor del primo episodio o all’atmosfera che la musica sa creare nel momento dell’apparizione del
Guyver fuori dalle acque del lago e in quello del primo incontro tra il Guyver I ed il Guyver III (nel terzo episodio). Un elogio va anche a Mad Dog Winston, creatore della sigla iniziale ®Guyver Rock¯.
Molto interessanti sono, infine, le schede tecniche dei Guyver e degli
Zoanoidi, inserite al termine di ogni episodio, esattamente come in ogni volumetto del manga: in queste schede, le immagini delle creature non sono realizzate col disegno, bensì filmate utilizzando come soggetti degli accuratissimi modellini in vinile (creati dalla Max
Factory), mentre una voce fuori campo spiega dettagliatamente allo spettatore le caratteristiche tecniche e fisiche di ogni Zoanoide.
Per quanto riguarda i meriti della versione inglese devo, come al solito, fare i complimenti alla Manga Entertainment per il doppiaggio e l’ottima scelta delle voci, specialmente per quanto riguarda i personaggi di Agito Makishima/Guyver III e Masami Murakami/Zoalord. A mio parere, poi, è particolarmente azzeccata anche la distorsione artificiale della voce degli Zoanoidi e dei tre Guyver: l’effetto metallico che se ne ricava è piuttosto affascinante.
Come concludere l’articolo se non con il solito consiglio di correre a procurarvi questa serie? Se finora siete stati soddisfatti (come spero) dei manga e dei video che vi ho proposti, non dovete assolutamente perdervi questo GUYVER.
Vi saluto come sempre, augurandovi buon divertimento!
Arrivederci alla prossima!

Randy

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