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Nulla come prima

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NULLA COME PRIMA

Sono di nuovo qui con la penna in mano a dire un’altra volta la mia su questa vicenda sulla quale avevo inutilmente promesso di non spendere più parole; ma dati gli ultimi avvenimenti ho avvertito la necessità di un ulteriore commento.
Come in un film dell’orrore scorrono le immagini di questi 5 anni dell’inferno Balcanico.

10 Novembre 1993

Cade distrutto dai bombardamenti Serbi il ponte della città di Mostar che univa la parte Croata della città con quella Musulmana. Questo delizioso ponte era il simbolo della coabitazione delle razze e delle religioni, per il suo indiscutibile pregio architettonico fu rispettato anche dai Nazisti.

8 Agosto 1993

La foto di Irma Hadzimuratovic, bambina Musulmana di anni 5, gravemente ferita da una granata Serba fa il giro del mondo e irrompe nelle nostre case. Irma da quel giorno non parlerà più, Irma da quel giorno non si muoverà più.
Paralizzata in un letto di un ospedale di Londra Irma, morirà il primo
Aprile 1995.

9 Novembre 1993

Riprende il collegamento stradale fra le città di Sarajevo e Spalato, incomincia l’esodo dei profughi Bosniaci. Bambini, donne, anziani lasciano i loro padri, i loro mariti, i loro figli, le loro case, la loro terra, i loro ricordi, la loro storia. Quei profughi ancora non sono tornati nelle loro terre.
Ci saranno ancora le loro case? Ci sarà ancora qualcuno ad aspettarli?
Ma soprattutto potranno mai tornare?

24 Maggio 1994

Bosko Bokio, Serbo, e la sua ragazza, la Musulmana Admira Ismic, vengono falciati a colpi di mitra dai cecchini cetnici; i loro corpi uniti nell’ultimo abbraccio giaceranno per 5 giorni nella cosiddetta terra di nessuno, nessuno potrà spostarli per paura dei colpi degli invisibili assassini.

12 Agosto 1994

Vengono diffuse le foto del campo di concentramento di Tmopolje nei pressi di Banja Luka.
Il 13 Febbraio 1995 una ventina di serbi viene condannata per crimini contro l’umanità commessi nel campo di Omarska.
A distanza di 50 anni ritornano gli orrori dei campi di sterminio tedeschi.

27 Agosto 1995

Proiettili dell’artiglieria serba devastano il centro di Sarajevo 33 sono i morti, più di 100 i feriti che porteranno il segno dell’orrore per tutta la vita. Il tormento dell’ex Jugoslavia sembra essere senza fine.
Dopo pochi giorni i caccia della NATO incominciano il bombardamento delle postazioni serbo-bosniache.

21 Novembre 1995

Nel giardino delle rose della Casa Bianca sulla pennsylvania avenue a
Washington il Presidente degli
Stati Uniti d’America William J.Clinton affiancato dal Vice Presidente
Al Gore comunica al mondo l’avvenuta firma degli accordi di pace da parte dei Signori Presidenti: Aljia Itzebegovic, Repubblica di Bosnia ed Hercegovina; Franjo Tudjman, Repubblica di Croazia; Slobodan
Milosevic Repubblica di Serbia.

Questo è quello che è successo, queste le immagini, le date, i nomi, i luoghi della tragedia.
Questo è quello che mai dovrà essere dimenticato, quello che sempre dovrà rimanere scritto nella nostra mente e nella nostra memoria.
Quello che, chi verrà dopo di noi dovrà sapere perchè nulla deve essere dimenticato, perchè ricordare è la sola cosa che ci rimane per onorare la memoria di Irma, Bosko, Admira e di tutti quei bambini saltati in aria nei cortili. Non sarà facile dimenticare, una distesa di croci sarà sempre li a ricordarci quello che è successo al di la dell’Adriatico, ad un’ora d’aereo dall’Italia.
Non saranno quatto firme su di un pezzo di carta a cancellare l’orrore di questi anni.
Questa non è stata solo una guerra è stato qualcosa di più e se possibile di peggio di una guerra.
Il nemico non veniva dal di fuori, non era lo “straniero”, era il vicino di casa. Un popolo ha visto distrutte le certezze costruite in anni di convivenza; popolazioni intere hanno dovuto abbandonare le proprie terre e probabilmente non vi faranno più ritorno perchè lì saranno “stranieri”.
Questa non è stata una guerra, questa è stata la distruzione di una identità, è stata la nefanda aspirazione di una parte di espandersi e di annientare l’altra parte.
No, quelle quattro firme non cancelleranno niente, qui non si tratta solo di nazioni che si devono ricostruire dopo un conflitto come avvenne nella Germania o nella Gran Bretagna nel dopoguerra, qui si tratta di centinaia e centinaia di persone che hanno perso tutto, anche la propria Nazione, che si trovano a vivere in condizioni pietose in una terra straniera, senza poter far ritorno a casa loro, perchè anche quella adesso non è più la loro patria.
No, niente sarà come prima nella terra degli Slavi del sud.
No, non saranno quattro scarabocchi strappati in una qualunque cittadina della provincia americana a dirci che tutto è passato.
No, non saranno questi finti sorrisi da parata a dirci che Slobodan
Milosevic non dovrebbe sedersi vicino a Radovan Karadzic ed al
Generale Mladic di fronte al tribunale per i crimini di guerra.
Slobodan Milosevic da quando è salito allo scranno residenziale serbo, da quando si è assiso al ruolo di leader serbo ha propagandato senza soluzione di sorta l’idea della grande Serbia. Ha viaggiato di villaggio in villaggio con le tre dita della mano levate al cielo simbolo della grande Serbia. Una Serbia con il cuore ad oriente e la testa ad occidente e per conseguire questo era necessario ottenere uno sbocco sul mare; era necessario annettersi quelle terre di Bosnia e di
Croazia frapposte fra il mare e la Repubblica Serba; era necessario annettersi quelle terre dove anche un solo serbo trovasse dimora perchè “anche là dove vive anche un solo Serbo quella è Serbia” recita un vecchio detto serbo.
Slobodan Milosevic ha bombardato la sua popolazione con una propaganda degna del peggior regime nazista, ha solleticato i peggiori istinti nazionalisti insiti in una popolazione afflitta dalla peggiore delle recessioni economiche. Slobodan Milosevic voleva la grande Serbia,
Slobodan Milosevic voleva la guerra, per questo ha instillato l’odio nei serbi verso chiunque si opponesse all’espansione della sua nazione. Slobodan Milosevic ha finanziato, foraggiato, armato i suoi alleati Serbo-bosniaci autori dei più efferati crimini di guerra.
Tutto questo fino a quando non si è reso conto che la sua idea della grande Serbia non poteva più essere realizzato; a questo punto per salvare se stesso, la propria carriera politica, la propria nazione messa in ginocchio dall’embargo internazionale Slobodan Milosevic si è ritagliato addosso i panni del grande mediatore, dell’uomo di pace.
Slobodan Milosevic ha rinnegato così le sue alleanze e la sua politica di espansione.
Slobodan Milosevic si è seduto ad un tavolo assieme ad altri due presidenti ed ha firmato la pace.
Slobodan Milosevic dovrebbe sedersi assieme a Karadzic ed a Mladic di fronte al tibunale per i crimini di guerra.
Non si può fare la pace con chi ha ferocemente perseguito l’idea dello sterminio.
Chi guerra ha voluto guerra deve subire e non deve, dico non deve, avere alcuna possibilità di salvezza.
E’ forse vera pace quella che vede Saddam Hussein ancora dittatore dell’Iraq?
E’ forse vera pace quella che vede il Libano spogliato di qualsiasi potestà territoriale smembrato fra Israele e Siria?
E’ forse vera pace quella che vede Aidid ancora libero di fare il bello e il cattivo tempo in Somalia?
Una guerra,un vincitore; non soluzioni di compromesso che sanciscano l’ineluttabilità di situazioni ottenuta sul campo con la ferocia.
No finchè i signori Karadzic e Mladic saranno in circolazione, finche’ saranno nelle condizioni di poter esercitare una qualsiasi attività di leadership ci sarà una cappa di insicurezza e di paura sopra questi accordi di pace.
Questi sono i miei incubi in questa notte del 25 novembre 1995.
Ma adesso basta, pensiamo che in questa notte non ci saranno pallottole nei cieli di Bosnia ma solo stelle.
Auguri Bosna i Hercegovina terra che ha racchiuso in se i simboli più forti del sogno Jugoslavo; terra di Musulmani, di Croati , di Serbi; terra di Cristiani e di
Ortodossi.
Auguri terra di nuova pace, che in questa notte nulla turbi il sonno dei tuoi figli; che Admira, Bosko e Irma possano finalmente riposare in pace in questa notte novembrina.
Domani sarà un giorno nuovo per te, terra offesa e umiliata.

Buongiorno Bosna i Hercegovina.

Matteo Ranzi

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