Ho aspettato qualche giorno dopo la visione del cortometraggio di Marco Giorgini, “Gocce” appunto prima di scriverne. Avevo la sensazione di non essere io a recensire e giudicare ma di venire a mia volta osservato da Marco, con il quale ho un rapporto che dura da più di dieci anni. Il mio timore era soprattutto quello di venire frainteso nelle intenzioni e che i lettori, al termine dell’articolo, si chiedessero cosa ne pensavo veramente del film. “Insomma, niente di tutto questo deve accadere”, mi sono detto, così ho accantonato sciocche remore per dedicarmi alla stesura, ed eccolo qui.
“Gocce” è un cortometraggio di 22′ scritto, diretto e recitato (anche) da Marco Giorgini. La storia è apparentemente semplice, un misterioso “paiolo” ha la proprietà di esaudire i desideri scritti sui bigliettini che vi si gettano dentro, al prezzo di qualche goccia di sangue. La forza del testo e a sua volta del racconto visivo che ne è stato tratto sta proprio in questa apparente semplicità. L’espediente della pentola come “pozzo dei desideri” dà la possibilità al racconto di andare in qualunque direzione, dalla più banale, utile ad introdurre gli elementi base del racconto, a quella finale, ben congegnata e per nulla scontata. “Gocce” è, secondo me, un ottimo plot narrativo in ogni sua forma: in quella di racconto, in quella di genesi per un futuro romanzo e naturalmente in quella di script per un cortometraggio. La versione cinematografica di “Gocce” è recitata da Marco stesso, nei panni di uno dei due protagonisti, Giulio, e da Federico Malavasi, un’altra storica colonna di Kult Underground. La scena è scarna e silenziosa; tutto si svolge in un interno, tranne qualche brevissimo flashback, e l’arredamento o i rumori di sottofondo non aiutano a darle un tono diverso. Se il silenzio rende il tutto più reale e drammatico, all’ambientazione manca, forse, una scena in esterni, che avrebbe potuto essere utile per ingannare lo spettatore e condurlo insieme alla storia verso il finale non certo “solare”. Marco e Federico non sono attori, però incarnano bene i rispettivi personaggi, soprattutto Federico in camicia a cravatta annodata pare essere veramente sopraffatto dalla forza demoniaca del paiolo. Marco invece è bravo con le espressioni in primo piano, meno con la gestualità e la mimica del corpo. Naturalmente stiamo parlando di attori non professionisti, credo alla loro prima esperienza in assoluto, il giudizio dello spettatore deve tenerne conto e badare di più alla costruzione della storia, ottima, al montaggio semplice ma ben sincronizzato con i dialoghi e le azioni. Non so dove potrete vedere “Gocce”, sicuramente a qualche festival specializzato, ma vale più dei 20′ di tempo che gli concederete, sicuro.
(filmato su Google Video)