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Psicomotricità a scuola – Luisa Formenti

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Erickson
 
La formazione psico-motoria mette al centro dell’intervento educativo il ruolo del corpo.
Attraverso il corpo la persona afferma la propria identità ed entra in relazione con gli altri: per questo motivo l’educazione psicomotoria diventa una componente importante per la crescita dei bambini e dei ragazzi, che hanno proprio nella scoperta della propria identità e nel difficile percorso verso la relazione con l’altro gli obiettivi fondamentali della propria crescita.
Luisa Formenti, in questo ultimo libro della collana della Erickson “guide per l’educazione”, presenta proprio le caratteristiche dell’educazione psico-motoria a scuola, concentrando la sua attenzione all’ambito della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, coi bambini della fascia di età tre – sette anni.
L’autrice, che ha un bagaglio formativo legata al teatro di animazione e allo psicodramma, ha un’esperienza trentennale in questo ambito ed illustra anche un interessante progetto, il progetto AGIO, che porta avanti a Bologna l’uso dei criteri della educazione psico-motoria per promuovere nelle scuole dell’infanzia il benessere, la prevenzione del disagio, l’integrazione  tra i bambini, compresi anche quelli con disabilità.
Il libro è diviso in quattro capitoli più un’ampia appendice.
Il primo capitolo illustra in generale l’evoluzione dell’educazione psico-motoria, che partendo dall’attenzione ai bambini soprattutto con bisogni speciali, si è allargata progressivamente a tutta la dimensione didattica, coinvolgendo tutti gli alunni, nell’attenzione a non ghettizzare le situazioni di deficit e di disagio, e si è aperta notevolmente al territorio.
Nel secondo capitolo, vengono analizzati gli elementi cardine della proposta psicomotoria: i presupposti pedagogici, gli obiettivi generali, il setting in ambito educativo, con un’attenzione particolare alla dimensione del gioco, con i suoi elementi più importanti, come il ruolo dell’adulto, gli spazi e i tempi educativi.
Il terzo capitolo è dedicato alla dimensione gruppale dell’educazione psicomotoria, in cui il gioco diventa veicolo di osservazione e conoscenza reciproca, che permette ai bambini di entrare in empatia con il mondo emozionale degli altri.
Il quarto capitolo affronta le opportunità che questo tipo di educazione offre per affrontare nel gruppo dei bambini il tema dell’integrazione con gravi problematiche emotive e comportamentali, presentando una serie di giochi concreti, con schede dettagliate arricchite da fotografie a colori.
Ai quattro capitoli segue un’ampia appendice, di circa un centinaio di pagine, divisa in due parti.
La prima parte riporta, come allegati, alcune schede per la progettazione di un percorso pisco-motorio nella scuola dell’infanzia, insieme a schede sull’osservazione del percorso stesso e sulla verifica e  valutazione dei risultati.
Nella seconda parte, sono riportati cinque articoli di cinque autori diversi, che presentano l’esperienza bolognese del progetto AGIO, per illustrare gli aspetti operativi di un progetto scolastico, che coinvolge diverse scuole dell’infanzia del territorio.
In generale, il libro si presenta come ricco di molti stimoli per conoscere da un punto di vista teorico e pratico le possibilità che l’educazione psi-comotoria offre nell’ambiente scolastico.
Colpisce la presenza di numerose schede e materiale operativo a colori, illustrato con foto sempre a colori, che rende il libro estremamente fruibile e accattivante per la lettura.
Questa ricchezza di materiale può costituire un punto di interesse per tutti quegli insegnanti ed educatori, che lavorano nella scuola di infanzia e nei primi anni di quella primaria, che vogliono non solo conoscere, ma anche provare a impostare alcune esperienze, all’interno di un percorso più ampio, che coinvolga i ragazzi nella loro dimensione corporea e gruppale tramite l’importante strumento del gioco.
E’ interessante anche la prospettiva di integrazione e di attenzione a quei bambini con disabilità o con problematiche comportamentali o emozionali, che rende il testo un interessante strumento anche da questo punto di vista. 
Il fatto che l’autrice poi riferisca di un progetto particolare, come quello bolognese, permette di capire anche il contesto istituzionale e territoriale, in cui questo tipo di esperienza per l’autrice si è sviluppata, aprendo prospettive più ampie rispetto a quelle del singolo insegnante e coinvolgendo in un possibile interesse anche responsabili di corsi di aggiornamento per insegnanti, formatori e dirigenti scolastici.

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