I suoi passi indugiavano sulla banchina del porto, sentiva il caotico vociare dei turisti immersi in un turbinoso andirivieni. Le onde si infrangevano con inarrestabile regolarità sui bianchi scafi delle navi, e i gabbiani si libravano in aria in cerca di qualche pesce sfortunato, accompagnando le loro evoluzioni con quel loro tipico verso.
Illusioni… Nient’altro che sogni, immagini di una remota realtà, una realtà che non gli apparteneva. Non c’era più nulla… Tutto era svanito lasciando il posto ad antiche macerie, monumenti di un’altra epoca. Il relitto di una grande nave giaceva reclino davanti a lui là dove il mare aveva lasciato il posto a inesplorati anfratti; nulla viveva, tutto era passato.
Era giunto il momento di tornare, il suo esoscheletro si mosse con estrema sicurezza… all’improvviso un suono spezzò la spettrale pace di quel luogo. Era la sirena di un’antica nave che riecheggiava tra le pieghe del tempo in quel porto desolato, come un nostalgico fantasma che cerca disperatamente di svelare splendori che furono e che il tempo aveva seppellito sotto cumuli di secoli. Tornò lentamente sui suoi passi, ascoltando la triste melodia della sirena e, mentre se ne andava, gli parve di sentire di nuovo lo strillare dei bambini e le voci delle mamme… e una verde lacrima gli cadde lungo il volto.
La Sirena
Fabrizio Guicciardi