Che dire?
Letteralmente sommersi da materiale di ogni tipo, questo mese, a malincuore, abbiamo dovuto rinunciare alla pubblicazione di molte immagini meritevoli.
Perciò ringraziamo tutti quelli che ci hanno inviato foto e disegni, invitandoli a pazientare. Parte del materiale non presente in questo numero verrà utilizzato per il prossimo, o per i successivi.
In effetti, come già accennato in precedenza, quello di questa rubrica
è uno spazio particolarmente limitato, a causa della dimensione che un immagine ha rispetto ad un articolo, soprattutto quando non vogliamo
“ritoccarla” con qualche algoritmo di riduzione a perdita per migliorarne la compressione.
Ma non preoccupatevi: da un lato, come avrete già notato la volta scorsa e quella prima, le “barriere” di COLORE si sono allargate, e spesso ormai utilizziamo ciò che ci avete inviato come fondale per altre sezioni, prendendo così due piccioni con una fava; da un altro, invece, stiamo pensando a qualche nuova strategia che forse porterà a qualche buon risultato, ma di questo è prematuro parlare. Se tutto andrà in porto, vedrete.
Ma bando agli indugi, anche perchè lo spazio è estremamente ridotto a causa del file aggiuntivo per la sintesi vocale, e pochissimi sono i
“kappa” rimasti in questo momento.
Passiamo a presentare le opere che occupano questa rubrica.
La prima, una foto in bianco e nero, scelta tra una ventina, tutte di notevole impatto, è stata scattata a Parigi da Laura, e presenta uno scorcio singolare, quasi metafisico, in cui il gioco delle luci e delle ombre inganna subito l’occhio, costringendo ad una seconda passata per capire di cosa si tratta.
Le dimensioni inusuali del soggetto della foto, e il suo parallelismo con gli altri oggetti presenti nell’immagine, hanno una forza tutta particolare che ha fatto preferire questa alle altre, comunque altrettanto singolari sia come realizzazione sia come tema.
Taiwan, di Andrew, scattata un mese fa nella capitale di quest’isola, ha al contrario di Parigi, un’attitudine completamente differente e ci presenta non una ampia veduta, ma un attimo di vita, come se fosse stata colta per caso, girando il capo per un istante solo. L’insegna, l’ombra in alto a destra, la sensazione di desolazione, il cane che si abbevera ad una pozzanghera non sono che alcuni dei particolari che si possono notare e che ci fanno riflettere su questa località così remota.
Infine l’ultima realizzazione proposta questo numero è un disegno a matita di Cecilia, personaggio che ci auguriamo di riospitare presto in queste nostre pagine. L’originale, in A4, ha perso molto, come del resto le immagini di Laura e Andrew, nella trasposizione su computer, ma mantiene, nonostante la bassa risoluzione, tutta la cura per i particolari e la capacità di creare dinamismo con linee e colori, che si poteva intuire nella realizzazione su carta.
Questo è il secondo disegno a matita che ci giunge in otto mesi (il primo è apparso nel numero di ottobre) e questo un po’ ci fa riflettere. L’arte della fotografia è sicuramente più praticata del disegno, ma temo che il motivo principale di questa vacanza di opere su carta sia il timore di una cattiva resa su schermo.
Beh, ragazzi, non saprete come verranno i vostri “quadri” finchè non ce li mandate, e comunque il sottile gioco tra chi partecipa a COLORE e chi guarda le immagini, contempla anche l’accettazione di base del fatto che l’immagine su computer è un “riassunto” dell’opera presentata, un modo per darne un idea, e non l’opera in sè. Perciò pensateci, e fateci sapere.
Prima di lasciarvi al consueto F5 giusto due parole. Voglio solo ricordarvi che sono presenti all’interno di KULT alcune altre immagini
“d’autore”, ovvero un’altra foto di Laura (o due se lo spazio lo permetterà), e alcune immagini di forniteci da Artemisia per opera di
Teo 93, più una sua realizzazione personale presente nella sezione
COMPUTER.
Inoltre, la foto di sfondo, che forse qualcuno di voi ha già guardato meglio premendo F7, ci è stata consegnata da Thomas Serafini, ed è stata ritoccata in modo da togliere “UR” (la scritta originale era ovviamente KULTUR) prima di HAUS, per un pizzico di megalomania che ogni tanto ci prende.
Ok, passo e chiudo. Ci risentiamo tra un mese.