In puro spirito dialettico mi permetto di intervenire anch’io sul palco di Hyde Park per replicare a quanto scritto da Tonyk.
Penso che le parole con cui l’articolo precedente si chiudono siano emblematiche: non solo le nostre sono considerazioni astratte ma pure vengono ben presto superate dai fatti.
La realtà è che abbiamo vissuto, viviamo e vivremo una cruenta stagione di campagna elettorale, che tralasciando alcuni ostacoli sul cammino, guarda dritto alle ormai prossime elezioni politiche.
Questo enorme palco da comizio che sono diventati i mass media oltre a rimandarci insulti, frecciatine, piroette e cambi di giocatori, ormai affronta anche temi che la coalizione di cui sarà espressione il prossimo Governo, quale che sia, non può permettersi di trascurare.
Ecco quindi che un tema fondamentale come quello della riforma fiscale trova largo spazio nei programmi che più o meno velatamente sono già stati presentati agli elettori.
Non posso dirvi quando si andrà a votare per rinnovare il Parlamento
(prima o dopo dell’estate?) in quanto non posseggo come si suol dire, una sfera di cristallo, posso però rilevare come le due proposte citate da Tonyk, vale a dire quella dell’ex ministro Tremonti e quella dell’esponente del PDS, rischiano di diventare obsolete in poco tempo.
Questo può accadere a prescindere dal loro valore intrinseco, che spetta a voi giudicare, perchè in Italia come forse saprete, vige la deprecabile abitudine di trascinarsi stancamente da una proposta all’altra anche per anni prima di addivenire a riforme complete e funzionali.
E bisogna ritenersi fortunati quando nuovi ordinamenti prendono il posto di quelli vecchi razionalizzando il complesso normativo, perchè come mi ha insegnato lo studio del diritto, può accadere che si vengano a creare situazioni paradossali, con riforme a metà, vecchie leggi “richiamate temporaneamente in servizio”, strane combinazioni tra il vecchio e il nuovo che nel tentativo di mettere tutti d’accordo, in definitiva scontentano tutti.
Spetta a voi adesso informarvi sulle nuove proposte dei vari schieramenti politici che si sono venuti formando, anche per scoprire quanto di vecchio o di superficiale vi sia in queste “nuove” proposte.
E mi sembra che l’articolo precedente di KULT sia un ottimo inizio.
A me personalmente preme fare una considerazione.
Potrà apparirvi banale ma secondo me, affrontare un tema delicato come quello della riforma fiscale è un’operazione che va compiuta in un’ottica molto ampia, in quanto una riforma di tipo federalista del sistema fiscale non può essere realmente attuata se non nel quadro di un disegno globale che riunisca una razionalizzazione del sistema
Italia complessiva.
Questo perchè mi sembra un po’ riduttivo limitare l’individuazione delle cause del debito pubblico italiano nel sistema tributario, nelle sue deficienze e nei suoi bizantinismi burocratici.
Tralasciando ogni ovvia considerazione sulla responsabilità morale e penale di chi evade in prima persona o giustifica quanti lo fanno, vorrei ribadire il concetto che occorre una visione di insieme per rendere efficace una riforma del sistema fiscale, ed incisiva la lotta per debellare lo spaventoso debito pubblico accumulato.
E questa riforma complessiva non può che essere frutto di un Governo composto da politici chiamati a questo compito direttamente dalla maggioranza degli elettori.
Non credo che si possa o si debba fare ricorso a governi di soli tecnici per risolvere tutti i nodi del paese. E’ necessario che le varie forze politiche sappiano assumere le proprie responsabilità anche correndo il rischio di riforme giuste ma impopolari agli occhi dei cittadini.
Non credo nemmeno che un lungo e sfiancante dibattito in Parlamento sarebbe molto produttivo, almeno in tempi brevi. L’esperienza passata insegna la inconcludenza di “navette” fra le due camere, raffiche di emendamenti e ripensamenti dell’ultima ora.
Mi auguro e vi auguro che dalle prossime elezioni esca una maggioranza stabile, non attraversata da conflitti interni, che possa governare per l’intero corso del suo mandato ; che si confronti dialetticamente e civilmente con le forze di opposizione e che dia inizio ad una riforma globale, non solo del sistema fiscale, ma dell’intera amministrazione.
Considerati i toni e a volte i contenuti (ma qui l’opinione è meglio che ve la formiate da soli) della attuale campagna elettorale e la composizione estremamente eterogenea dei due principali schieramenti che si affrontano, temo realisticamente che le mie rimarranno solo
“pie illusioni”.
Bene ora potrei parlarvi delle Regioni, queste sconosciute, per approfondire alcuni concetti importanti, magari dicendovi anche che la
Costituzione italiana prima di essere modificata dovrebbe essere applicata, oppure indicandovi le differenze fra la Costituzione formale e quella sostanziale e le ragioni dello scontro politico che si è avuto su questo punto, ma vedo già che c’è qualcuno nel pubblico che rumoreggia, altri che mi hanno riconosciuto e lanciano il “dado iniziativa”, gente che tira fuori oggetti contundenti o raccoglie sassi.
Questo è il problema di parlare nei parchi, la gente a volte non è molto paziente.
Mi dileguo. Ne parleremo ancora.