Bentornati a tutti voi, fedeli lettori. Come promesso, eccoci di nuovo alle prese con la lingua nipponica! Come va? State facendo progressi?
Io lo spero proprio… Questo mese vedremo la famigerata coniugazione
Godan dei verbi. Prima di questo, però, occupiamoci di un paio di cose. Innanzitutto controllate la soluzione dell’esercizio della volta scorsa, facendo ‘clic’ col mouse sulla parola evidenziata.
Bene, ed ora vorrei rispondere ai quesiti che Fabio di Modena mi pone tramite lettera (che aspettate ad imitarlo? forza, prendete carta e penna e scrivetemi!). Avrei voluto rispondere già sul numero scorso, ma la lettera mi è giunta quando ormai KULT di Aprile era già completato. Ma veniamo al dunque. Mi si fa notare che su un certo dizionarietto Italiano-Giapponese si fa menzione di una forma futura del verbo essere desu, mentre io vi ho sempre detto che in giapponese il futuro si ottiene col presente del verbo (con l’eventuale aggiunta di avverbi di tempo, o altre parole). Chi ha ragione? Beh, in un certo senso tutti e due… La forma in questione si traduce in italiano col futuro, ma con un significato particolare. Vediamo di che si tratta.
In effetti la colpa è mia, perchè avrei dovuto parlarvene nella puntata relativa al verbo essere… Chiedo umilmente perdono… Dovete sapere che esiste una forma di da/desu, detta forma congetturale, e precisamente:
deshoo (forma cortese) daroo (forma piana)
Come suggerisce il suo nome, questa forma viene utilizzata per supposizioni e congetture, ovvero frasi del tipo:
A wa B deshoo.
A è forse B / A sarà B
Notate come nelle traduzione italiana si usa il tempo futuro (“sarà”) ma per rendere l’incertezza del fatto, e non la sua collocazione temporale. Vediamo un esempio:
Kare wa sensei deshoo.
Che si può tradurre con:
Egli è forse un insegnante.
Dev’essere un insegnante.
Sarà un insegnante.
Attenzione che l’ultima frase non significa che, ad esempio, tra un anno costui sarà un insegnante, ma che adesso “sarà un insegnante”
(chissà?).
Anche con tutti gli altri verbi si possono ovviamente fare congetture; la formula che vi consente di utilizzarli è:
Forma congetturale = forma piana + deshoo / daroo
La forma piana può essere naturalmente presente o passata, positiva o negativa. Riguardatevi la lezione della volta scorsa se non vi ricordate più come si ottengono queste forme.
Attenzione che daroo ha lo stesso livello (basso) di cortesia della forma piana da. E’ preferibile quindi utilizzare deshoo. Spesso queste frasi sono accompagnate da avverbi come tabun o osoraku (forse, probabilmente). Vediamo alcuni esempi:
Tabun kare wa kore wo tabenai deshoo.
Forse lui non mangerà questo.
Ano hito wa itariajin datta deshoo.
Quella persona era probabilmente un italiano.
Notate come nel secondo esempio il verbo da/desu si comporti come qualsiasi altro verbo, nel formare la forma di congettura: forma passata piana (datta) più deshoo. Attenzione però che al presente, NON si dice “da deshoo”, ma semplicemente deshoo. Ad esempio:
Ano hito wa Itariajin deshoo.
Quella persona è probabilmente un italiano.
Questo perchè deshoo è già la forma congetturale di desu (così come daroo è quella di da).
Gli aggettivi-na perdono il na davanti a daroo/deshoo, come facevano davanti a da/desu. Ad esempio:
Kono machi wa shizuka deshoo.
Questa città probabilmente è tranquilla.
Questa forma del verbo desu viene utilizzata anche per rendere alcune sfumature di espressione differenti, soprattutto nelle domande, o nelle frasi con intonazione vagamente interrogativa. Osservate ad esempio le frasi seguenti:
Kinoo wa zuibun (=parecchio) tabeta deshoo.
Ieri devi aver mangiato parecchio (vero?).
Watashi no teryoori wa oishii deshoo?
La mia cucina casalinga è buona, non è vero?
Se la domanda termina con ka ed è rivolta a se stessi, si traduce di solito con l’espressione “mi domando se…”, “mi chiedo se…”. Ad esempio:
Are wa sensei no kuruma daroo ka.
Mi chiedo se quella sia l’automobile dell’insegnante.
Infine, se utilizzate deshoo al posto di desu in una normale domanda ad un interlocutore, ne risulta una forma di richiesta molto cortese.
Confrontate le due frasi seguenti:
Deguchi wa doko desu ka?
Dov’è l’uscita?
Deguchi wa doko deshoo ka?
Dove sarebbe l’uscita?
In italiano è difficile rendere l’esatta sfumatura di significato; ricordate solo che la seconda forma è ancora più cortese della prima
(che comunque lo è sicuramente a sufficienza).
Non preoccupatevi se alcune di queste forme non vi sono molto chiare, perchè avremo modo di ritornarci sopra quando parleremo più nel dettaglio delle frasi che esprimono ipotesi e congetture. Per il momento accontentatevi di questa carrellata sugli usi di daroo/deshoo.
Un’altra richiesta che mi è stata fatta riguarda l’uso delle particelle ni wo, de, kara, to, made, che servono per formare i vari complementi, nonchè l’uso delle particelle wa e ga. Non temete, arriveremo anche a questo; prima però di esaminare i vari complementi,
è necessario terminare la coniugazione dei verbi e spiegare alcune loro caratteristiche. E qui veniamo finalmente al pezzo forte di questa puntata, la coniugazione dei verbi del gruppo Godan. Come vi accorgerete osservando la tabella che segue, questa coniugazione è un tantino più difficile di quella Ichidan vista il mese scorso. La difficoltà maggiore sta nel fatto che non si possono ricondurre tutti i verbi Godan ad un unico schema; bisogna invece dividerli in dieci sottogruppi, a seconda di come terminano (nelle forma del dizionario.
Ma vediamo ora la famosa tabella, e poi le spiegazioni.
Verbo Radice B1 B1a B2 B2a B3 B4 B5 B6 kiku ki ka ko ki i ku ku ke ke iku i ka ko ki 2x ku ku ke ke oyogu oyo ga go gi i gu gu ge ge osu o sa so shi shi su su se se tatsu ta ta to chi 2x tsu tsu te te shinu shi na no ni n nu nu ne ne tobu to ba bo bi n bu bu be be yomu yo ma mo mi n mu mu me me noru no ra ro ri 2x ru ru re re iu i wa o i 2x u u e e
Innanzitutto premetto che la scritta 2x significa che quello che sarà attaccato al verbo subirà il raddoppio della prima lettera (una consonante). In altre parole, potete interpretare il 2x come se fosse uno tsu piccolo (vi ricordate come funziona, vero?). Vedremo comunque degli esempi tra un attimo.
Date ora una seconda occhiata alla tabella. Vi sono elencati dieci verbi, e precisamente:
Kiku = ascoltare, chiedere (per sapere)
Iku = andare
Oyogu = nuotare
Osu = spingere
Tatsu = stare in piedi, stare diritto, alzarsi
Shinu = morire
Tobu = volare, saltare
Yomu = leggere
Noru = salire (su un mezzo di trasporto)
Iu = dire
Questi verbi rappresentano ciascuno una categoria di verbi simili, riconoscibili per come terminano. Ad esempio, alla categoria di tobu appartengono anche sakebu (gridare), yobu (chiamare), e tutti gli altri verbi terminanti con la particella bu. Naturalmente, la scelta di mettere nella tabella tobu anzichè un altro di questi verbi è assolutamente arbitraria. L’importante è che tutte le categorie siano rappresentate. Notate che esistono due gruppi che terminano in ku.
Tuttavia, il verbo iku è un caso a sè stante; tutti gli altri verbi che terminano in ku si coniugano come kiku. Altro caso singolare è il verbo shinu, che a quanto mi risulta è l’unico verbo giapponese che termina per nu. Attenzione anche alla categoria rappresentata da iu: ad essa appartengono tutti quei verbi che terminano con due vocali, e precisamente con una delle combinazioni au, iu, ou, uu.
Bene, vediamo ora come si fa in pratica ad ottenere le basi dei verbi
Godan. Come al solito partiamo dalla forma del dizionario, detta anche base conclusiva, che altro non è se non la B3. Vediamo ora come fare per ottenere da questa le altre basi. Innanzitutto togliete l’ulitma sillaba dal verbo; quello che resta è la radice, che resta sempre invariata. Per avere ora la B1, basta sostituire la sillaba che avete tolto con quella corrispondente, nella tabella degli Hiragana (l’avete ancora, vero?) ma che termina per a. Ad esempio, a ku si sostituisce un ka, ecc… Attenzione solo alla classe di verbi rappresentati da iu, per i quali bisogna usare invece un wa. Ora dovreste essere in grado di formare la forma piana negativa anche per i verbi Godan. Vi ricordo infatti la formuletta che vi ho insegnato il mese scorso:
Forma piana negativa = B1 + nai
Vediamo un esempio: il verbo matsu. Esso si coniuga come tatsu della nostra tabella (entrambi terminano per tsu). Togliamo l’ultima sillaba, tsu, e ci resta un ma. Sostituiamo ora lo tsu con un ta
(controllate nella tabella degli Hiragana) e voilà abbiamo la B1: mata. Ottenere la nostra forma piana negativa è ora un gioco: matanai.
La base B1a è tipica dei verbi godan; per gli ichidan si usa sempre la
B1. Ad ogni modo questa base speciale si ottiene nello stesso modo di prima, sostituendo però l’ultima sillaba con quella corrispondente che termina per o.
Anche per la B2 non ci sono problemi: la sillaba da sostituire è però quella che termina per i. Tenete sempre presente a questo proposito la tabella degli Hiragana; notate ad esempio come su vada sostituito con shi e ta con chi.
Con la B2 potete ora costruire la forma cortese di qualunque verbo godan. Vi ricordo infatti la formula:
Forma cortese = B2 + masu
Vediamo un esempio: il verbo matsu che abbiamo visto prima, coniugandosi come tatsu della nostra tabella, diventerà machimasu.
Veniamo ora alla sola (piccola) difficoltà, ovvero la base B2a (che hanno solo i verbi godan; per gli ichidan si usa sempre la B2). Questa base è infatti alquanto irregolare, ed è opportuno imparare a memoria quali desinenze richieda nei dieci casi della tabella. Questa base ha molti usi differenti, ma uno lo possiamo provare subito. Abbiamo visto che per costruire la forma piana passata di un verbo ichidan si usa la formula:
forma piana passata = B2 + ta
Per i verbi godan si usa in questo caso la B2a, e quindi la formula corretta sarebbe:
Forma piana passata = B2a + ta
Ricordatevi solo che, nel caso si tratti di un verbo ichidan, si ha che B2a=B2.
Vediamo dunque un esempio: la forma piana passata del verbo matsu.
Controllate nella tabella, alla riga del verbo tatsu (che dà la coniugazione di tutti i verbi che terminano per tsu) e trovate un 2x.
Cosa significa? Come vi avevo già accennato prima, trattatelo come se fosse un tsu piccolo: questo causerà quindi il raddoppiamento della consonante che segue (in questo caso la t di ta) e avremo quindi che la forma piana passata di matsu è matta.
Attenzione: i verbi che terminano per gu, nu, bu, mu modificano il ta cambiandolo in da. Ecco quindi che le forme piane passate dei verbi oyogu, shinu, tobu e yomu (e di tutti i verbi simili a questi) sono:
oyoida shinda tonda yonda
E NON oyoita, shinta, ecc.. Capito? Speriamo bene…
Proseguiamo nella nostra costruzione delle basi verbali; ormai il più
è fatto, dato che la B3 è quella da cui siamo partiti (è la base che trovate nel dizionario, e cioè la forma piana positiva dei verbi). La
B4 è uguale alla B3 (contenti?) mentre la B5 si costruisce col solito sistema sostituendo però la sillaba finale con quella corrispondente che termina per e. Infine, la B6 si ottiene allo stesso modo della B5, dato che è identica. Vedremo poi a poco a poco a cosa servono tutte queste basi; alcune le sapete comunque già utilizzare. Che fatica! Ma finalmente abbiamo affrontato anche i verbi Godan… Dato che mi immagino le vostre facce stravolte, i verbi irregolari li vedremo la prossima volta. Mi raccomando di studiare bene la coniugazione Godan.
Imparandola (assieme alla Ichidan), sarete in grado di coniugare praticamente tutti i verbi giapponesi! L’avreste mai detto?
Ormai è l’ora dei saluti, dopodichè vi lascerò alla prese col solito esercizio (mi raccomando, svolgetelo con attenzione).
Sayoonara
Hai letto il giornale (= shinbun) ?
Io non bevo (bere = nomu) sakè.
Ieri (= kinoo) Kimiko ha pianto (piangere = naku).
Sì, ho capito (capire = wakaru).
Io non compro (comprare = kau) vestiti (= fuku) costosi (= takai).