L’augurio che era stato fatto lo scorso numero è sicuramente andato a buon fine. La rubrica SUSSURRI è infatti quella a più alta collaborazione di lettori, almeno per il momento, e la cosa fa sicuramente piacere a me, e a tutti quelli che, come me, non disprezzano qualche minuto passato a contemplare pensieri altrui, per farli propri.
Le voci che sussurrano, le voci di voi lettori, voci solitamente impiegate in altri scopi, in compiti più comuni e non per questo meno importanti che il comporre poesie o racconti, stanno piano piano raggiungendo un livello particolare. Non è questione di qualità, o almeno non solo.
E’ la vastità e la varietà del materiale che ci perviene a rendere il tutto più coinvolgente e interessante. E, questo insieme così apparentemente non omogeneo di scritti, sa trovare da solo una coerenza ed un fascino indiscutibile.
Il contatto diretto con qualcuno dei lettori presenti in fiera ha confermato l’interesse anche per rubriche come ‘Dalla vita ho imparato che’ e ‘Rapidi pensieri’, non negando però una predilezione, soprattutto nei più giovani, per le poesie più dure, nelle quali non sempre c’è una speranza, ma sempre c’è la certezza del dolore attuale, inteso come disagio.
Sono stati graditi molto anche i racconti, che anche questo mese non mancano. I due scrittori IGNATZ e Raffaele Gambigliani Zoccoli hanno fortunatamente trovato KULT un terreno adatto per i loro componimenti, e di conseguenza sembra che la loro costanza possa assicurarci almeno qualche altro numero ricco di novità e di storie interessanti.
IGNATZ, il cui soprannome deriva da un famoso topolino lancia mattoni dei cartoni animati, presenta, con un taglio prettamente giornalistico, il racconto breve ‘Cervo a prima pagina’, rapido e coinvolgente. La storia, lo stile ed il contesto, si distaccano da
“Videotossico” della volta prima soltanto esteriormente. Osservando tra le righe qualcosa rimane in comune, aggiungendo perciò a quello che avete già conosciuto di questo personaggio, altre sfaccettature non incongruenti.
Raffaele raddoppia. Accorciando la lunghezza dei suoi scritti ci presenta non uno, ma due storie, sicuramente da leggere e considerare.
“Cenere” ricorda forse una certa atmosfera da “I confini della realtà”, sottolineata dal consueto stile ricco di ritmo pressante, e con una finale più lento del solito, ma non per questo meno incisivo e avvincente. Probabilmente ancora migliore “Fine”, racconto più breve, che pare quasi un dialogo, pieno di quel colore notturno dolce e malinconico, senza nessun calore che non sia quello che con forza strappiamo da ciò che ci circonda.
E a questi due autori Kultiani, questo mese se ne aggiunge un altro, non con un racconto, ma con un trattato: “In difesa delle lettere”.
Giovanni Lodi è, contrariamente a IGNATZ e a Raffaele, uno scrittore scrittore, nel senso che ha all’attivo, come potete leggere agendo sull’ipertesto del suo nome, già alcuni libri e saggi. Inutile negare quanto ci faccia piacere ospitare, insieme alle voci che sussurrano, una voce che ha deciso ed è riuscita a farsi udire da molti. E, almeno per noi, è molto bello vedere insieme persone così diverse, come età e come vita, tutte unite dalla passione per lo scrivere.
Augurandoci che Giovanni Lodi voglia collaborare anche in seguito con noi, come ci auguriamo facciano in tanti altri, professionisti o meno, lasciamo l’arte della narrativa per dedicarci alle poesie.
Nuova comparsa è Asia ’68, che, dolcemente, “ricorda” un episodio triste dei suoi sedici anni, in un turbinio di emozioni, alla ricerca di una stabilità, e di una forza che molti mai riusciranno a trovare per tutta la vita.
“Laguna” di Doc, altro nome conosciuto nelle pagine di KULT, è un malinconico soffermarsi sul pensiero di una donna amata, della quale ora anche il ricordo risulta fastidioso, non perchè forghiero di remoti dolori, ma perchè vuoto e senza significato.
“Triangolo” di IGNATZ, alleggerisce un po’ la tensione, presentandoci un esempio di quella che potremmo definire “poesia sperimentale”. La forma non è staccata dal significato, e nel totale ritengo una vera perlina questa piccola composizione.
“April” di Marco Giorgini è, come forma, più simile ad una canzone che ad una poesia. Originariamente composta in inglese (noi forniamo dentro un iperstick anche la traduzione in italiano, sempre dell’autore) è un piccolo quadro felice, senza ombre, che descrive non una gioia suprema, ma una gioia concreta, in quanto temporalmente localizzata e determinata.
“Sogno noioso”, sempre di IGNATZ, ultima poesia di questo mese è un altro quadro, ma non è felice. Con rapide pennellate l’autore ci abbozza sensazioni, visioni e un complesso estremamente vivido. Sembra quasi di sentire il ritmo della scena, scandito dalle canzoni attorno al fuoco, e di vedere questo passato-presente. L’attacco è evidente, e, come già visto in precedenza, lo stile affine ad una letteratura italiana contemporanea.
Concludendo, l’invito, rivolto a tutti, è sempre lo stesso. Fatevi sentire, come altri già hanno fatto. Rendete la gioia di leggere qualcosa di avvicente ed emozionante (nel senso di creatore di emozioni) a chi ha già partecipato da protagonista a questo angolo di
KULT. Fatevi avanti con qualsiasi cosa riteniate propria di uno spazio come questo.
E, per il momento, non esitate a premere F5 e a leggere il primo testo.
Buona lettura!