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Analisi critica di un’opera di G.d.C.

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Analisi critica di un’opera di G.d.C.

Introduzione:

Giorgio De Chirico (Volos 1888- Roma 1978), nel secondo decennio del novecento, fu il fondatore dell’arte metafisica e soprattutto la sua opera pittorica fu l’elemento ispiratore della maggior parte delle avanguardie degli anni trenta, quaranta e cinquanta.

La maggiore difficoltà che si incontra nel tentativo di avvicinare la propria coscienza ad un opera metafisica, non è la descrizione dei riferimenti simbolici presenti nel quadro, ma al contrario la descrizione delle sensazioni che i colori, la disposizione degli oggetti e dei piani prospettici dovrebbero incutere nel nostro animo per rivelarci il significato intimo dell’opera d’arte.
Un quadro metafisico ha come scopo quello di creare, in chi si avvicina, una sensazione di grande staticità, sospensione e freddezza cosi’ da porre lo spettatore in uno stato di straniamento rispetto a tutto ciò che ci ricorda del nostro mondo. Solo in questo modo, quasi in preda all’inquietudine e all’angoscia dovute alla perdita del nostro sistema di riferimento, possiamo valutare gli oggetti presenti sul palcoscenico del quadro per quello che è il loro vero significato e non per quello che ci ha rimandato la nostra cultura.

‘….gli oggetti devono essere per noi come i giochi per i bambini, dobbiamo romperli per scoprire il demone nascosto che è racchiuso in loro…..’. (G.d.C.)

L’ enigma metafisico è il silenzioso ma misterioso abitante dei quadri di
G.d.C.; e lui, come Odisseo, naviga l’esistenza alla ricerca del filo di
Arianna che lo conduce a se stesso.

Opera: Ritratto di Apollinare, 1914.

Parigi, Musee d’Art Moderne Centre Georges Pompidou.

Per comprendere il quadro dobbiamo prima di tutto capire chi è G.
Apollinare. Importante intellettuale e poeta, fu lo scopritore dei maggiori pittori di arte moderna, da Picasso a Derain, da Larionov a
Braque, da De Chirico a Vlaminck ……….
Dagli scritti dello stesso Giorgio De Chirico sappiamo che
‘…..Apollinare era solito pontificare seduto sul suo tavolo di lavoro attorniato da individui taciturni e pensosi, che fumavano pipe di gesso simili a quelle che erano usate nei baracconi di tiro a segno….’. E’ proprio questo ricordo che lo spinge a dipingere, su un un profondo verde veronese, la sagoma del poeta a forma di bersaglio con il cranio circondato da un circolo.
La disposizione dei piani, della colonna centrale e dello scorcio di colonnato creano una sorta di oscura camera prospettica, il cui buio è come se fosse illuminato dal bagliore di un flash fotografico, che proietta l’ombra del triste profilo di Apollinare contro il verde cielo veronese. L’ombra è l’ossessione di tutte le opere del primo periodo metafisico, in quanto segue l’uomo per tutta l’esistenza e ne rappresenta il lato oscuro: è quindi il simbolo dell’enigma metafisico.
In primo piano è posto il busto di una divinità greca raffigurante Orfeo, il veggente musico e poeta, al quale sono stati tolti parte dei capelli per conferigli un’aria virile.
Occorre ricordare la vicenda di questo personaggio. Si dice che al suo canto gli uccelli gli volteggiassero sulla testa e i pesci guizzassero dal mare per farglisi incontro e la tradizione vuole che Orfeo tramutò due pesci in musici. Ecco un primo spiraglio per la comprensione del quadro: il pesce è chiaramente associato a questo aspetto della personalità di
Orfeo, mentre la conchiglia deriva miticamente dalla lira, famoso strumento musicale.
Gli artisti antichi lo avevano rappresentato tra gli argonauti, personaggi mitici che volevano penetrare nell’ al di là. Anche questo è un elemento molto importante, poichè De Chirico ed il fratello Savinio, simili ad argonauti, considerarono la loro vita come viaggio infinito alla ricerca della soluzione degli enigmi.
Inoltre il nome Orfeo, di origine egizia e fenicia, è composto da aur ( luce ) e rophae ( salute, guarigione ). Orfeo è colui che porta agli uomini luce e verità.
Gli occhiali neri stanno a rappresentare la qualità accecante della luce poetica, elemento da mettere in relazione alla professione di Apollinare.
Gli occhiali sono anche un attributo del veggente. Ecco quindi apparire il valore della visione e del sogno che insieme a quello della memoria sono gli elementi base della filosofia dechirichiana.
Il circolo in corrispondenza alla testa del poeta vuole rappresentare il nucleo della mente, parte molto sviluppata in Apollinare. Il fatto che alcuni anni dopo sia morto per una scheggia che lo colpì proprio in corrispondenza di quel circolo, ha indotto molti a considerare questo quadro come un ritratto premonitore.(e G.d.C. come un ‘gufo’ ).
Ritorniamo ora al tema del pesce. Nel quadro è posizionato insieme ad una conchiglia dentro ad una colonna molto stretta che attraversa diagonalmente il piano; la sensazione che ri riceve è di un ambiente quasi claustrofobico e straniante, che permette di vedere il pesce in un ottica diversa da quella abituale.In molte religioni il pesce rappresenta la sacralità;se questo lo mettiamo in relazione col poeta Orfeo ne deriva che la poesia è vista come sacra.Inoltre vale l’ equazione pesce=Cristo; quindi il pesce è il simbolo di un nuova via segnata dall’arte e dalla poesia.

Paolo Arletti

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