Immaginate di spingervi lontano nel futuro. La città dove vivete è un enorme agglomerato industriale, fatto di metallo, cemento, ciminiere, e colorato dalle tinte fosche dello smog e della ruggine. Il suo nome è “la
Discarica”. Qui si accumulano in una enorme montagna i rifiuti e i rottami che piovono dall’alto. Sì, dall’alto, perchè sopra la Discarica si libra, come appesa al cielo, la città ultra-tecnologica di Tiphares. Cosa ci sarà lassù? Che tipo di persone la abitano? E che vita condurranno? Sono domande a cui nessuno, nella Discarica, ha una risposta. La Discarica deve solo eseguire il suo compito, cioè smaltire i rifiuti e fabbricare nei suoi stabilimenti i prodotti destinati a Tiphares. In seguito verranno inviati alla città sulle nubi attraverso gli enormi tubi che la collegano al suolo. Nella Discarica non c’è legge, nè struttura sociale; queste cose sono appannaggio di Tiphares, forse. I criminali e i pazzi omicidi vengono cacciati da bounty-killers: la Fabbrica 33 paga denaro sonante al cacciatore di taglie che consegni la testa mozzata di un ricercato.
Ah, dimenticavo una cosa importante: la maggior parte degli individui che vedi attorno a te sono dei Cyborg.
La tecnologia ha permesso ormai da tempo l’unione della carne col metallo.
Spesso l’unica componente biologica che rimane ad indicare che un individuo è umano è il cervello.
Anche se la vita di tutti i giorni ti sembra sempre più dura e priva di senso, anche se è diventata ormai una merce da poco prezzo, in qualche modo riesci a trovare la forza di combattere e di tirare avanti: questo è ciò che ti fa sentire vivo.
Avete immaginato tutto quanto? Vi siete calati in questo mondo da incubo, ma così intrigante nei suoi misteri? Sì? Allora avete avuto un piccolo assaggio del mondo di Alita.
Ed è infatti del manga di Yukito Kishiro, Battle Angel Alita che intendo parlarvi questo mese. Questa è una puntata piuttosto particolare, dato che il fumetto in questione, a differenza di quelli visti finora, non
è disponibile (purtroppo) in lingua italiana. Volendo essere precisi,
Alita era in effetti in corso di pubblicazione sulla rivista Zero di
Granata Press, ma problemi sorti con la casa editrice Shuueisha hanno bloccato tutto dopo soli due episodi. Per chi se li volesse comunque procurare, sono apparsi su Zero n.38 e n.39 rispettivamente di Gennaio e
Febbraio 1994.
Fortunatamente non c’è bisogno di affidarsi unicamente alle copie originali di questo fumetto, dato che è attualmente pubblicato negli Stati
Uniti dalla Viz Comics, ovviamente tradotto in lingua inglese. A questo proposito, apro una piccola parentesi sui nomi: nella versione originale del fumetto, il titolo è ” Gunnm “, scritto con gli ideogrammi che significano “arma da fuoco” e “sogno”. Alita è un nome felicemente inventato dai traduttori americani, dato che il nome della protagonista era Garii (da interpretare “Gully” o “Gally”). La città sospesa in aria si chiamava “Zalem”, e nell’edizione americana è diventata Tiphares.
Anche in questo caso, il nome è alquanto significativo, dato che proviene dal termine “Tiphareth” della cabala mistica, che significa “bellezza” ed indica il centro dell’Albero Della Vita, chiave dell’iniziazione ad una più profonda consapevolezza di sè.
Bene, diamo ora uno sguardo più approfondito a questo manga. Tutto ha inizio quando Daisuke Ido, esperto di cyborg ed ex cittadino di Tiphares, mentre è alla ricerca di pezzi ancora utili tra i rottami della discarica, trova qualcosa di incredibile: un torso e una testa Cyborg, che racchiudono ancora un autentico essere umano.
E’ Alita (Ido stesso le dà questo nome), che è rimasta in uno stato di pseudo-ibernazione tra i rottami per due o trecento anni! Chi è questa ragazzina? Da dove viene? Sono domande ancora senza risposta, dato che
Alita ha perso la memoria, e non ricorda più nemmeno quale sia il suo vero nome. Ido la riporta alla vita e inizia a costruirle un corpo nuovo. Per lui è come una figlia: vorrebbe farne un essere puro, non contaminato dal crudele mondo che li circonda.
Ido ha due facce, due lati della personalità, uno chiaro e uno scuro: di giorno è il dottore dei cyborg, che lavora anche gratis pur di aiutare chi è in difficoltà; di notte si trasforma invece in bounty-killer, e va a caccia di criminali, provando un oscuro piacere nel lottare e nell’uccidere. Ma anche Alita rivela una innata attitudine alla lotta, mostrando di conoscere alla perfezione la difficilissima arte marziale per cyborg detta panzer kunst. Dove l’ha imparata? Altro mistero… Ido vede così sfumare il suo sogno di fare di Alita un essere puro (forse per redimere se stesso?) e deve ammettere il suo egoismo nell’aver ignorato i sentimenti della piccola cyborg. Lascia così che anche Alita si rechi alla
Fabbrica 33 per registrarsi come cacciatore di taglie. Alita sente che l’unica cosa che la lega al suo passato è la sua conoscenza del panzer kunst, e quindi lottare è l’unico modo che ha per ritrovare se stessa. Per rendere Alita in grado di combattere contro avversari spesso pericolosi,
Ido le dona un corpo da guerra, da lui trovato anni prima e mai utilizzato. Ed inizia così per la nostra piccola ma determinata protagonista una vita fatta di duri scontri, che metteranno a dura prova lei e il suo corpo meccanico. Si troverà anche di fronte all’amore, sentimento umano che non è fatto per un corpo costruito allo scopo di uccidere. La perdita della persona amata, la sofferenza, la rabbia…
Alita si troverà ad affrontare i colpi più duri che la vita sa sferrare.
Ma non si fermerà. Nè si arrenderà mai: dentro di lei uno spirito più forte ancora dell’acciaio di cui è fatto il suo corpo saprà trovare la forza per insistere ed andare avanti.
Il manga di Yukito Kishiro ha una simbologia alquanto chiara, che grida forte il suo messaggio. Alita è la storia di un’anima: un’anima che dapprima ritorna alla vita, e poi cresce e lotta alla ricerca di se stessa. Il corpo fisico è solamente un’accessorio, un’aggiunta: il braccio che è mosso dalla mente. In Alita la tematica di fondo della vita, lottare fino all’ultimo respiro, fino a che la scintilla vitale è ancora accesa, viene portata all’estremo, quasi distillata per presentarla con irresistibile chiarezza e potenza. Alita cresce alla ricerca di una maggiore consapevolezza di se stessa; si può dire che l’intero fumetto sia una self-quest. Tutti devono trovare la propria strada, anche in mezzo alle avversità. Lei stessa lo dice: “Io ci credo. Credo che noi scegliamo chi vogliamo essere… e cresciamo fino a diventarlo, che sia terribile o magnifico!”
Battle Angel Alita è un manga che contiene due elementi che io considero “cyberpunk”. Questo termine, coniato dallo scrittore di fantascienza William Gibson, è spesso utilizzato con valenze diverse a seconda del contesto dove lo si usa e di come lo intende chi sta parlando.
In Alita non troverete gli elementi del cyberpunk classico: la rete di computer, la realtà virtuale, gli hackers (o “cowboys” del cyberspazio); inoltre la storia di questo manga si svolge in un futuro nettamente più lontano di quello tipico delle storie cyberpunk (che si situano invece fra i venti e i quaranta anni nel futuro), e si avvicina in questo senso alla fantascienza più tradizionale. Tuttavia, come dicevo, nel fumetto di
Kishiro sono presenti al massimo grado due elementi tipici: uno è costituito dai cyborg, di ogni tipo e dimensione, che fanno ormai parte della realtà quotidiana del mondo di Alita; l’altro è quell’elemento che gli inglesi chiamano struggle. Con questo termine si indica la lotta, la dura battaglia contro qualcosa o qualcuno. Nelle ambientazioni cyberpunk, il mondo è diviso tra coloro che hanno ricchezza e potere, e coloro che invece sopravvivono di espedienti. Chi ha già qualcosa vuole tenerselo, chi non lo ha vuole ottenerlo: da qui tutta la forza della tensione sociale di questi mondi, che aspetta solo un piccolo stimolo per scaricarsi. In Alita questa divisione della società in due classi è addirittura fisica: gli abitanti di Tiphares non hanno alcun contatto diretto con quelli della discarica, ai quali è proibito nella maniera più assoluta di salire verso la città sospesa (è persino vietato l’uso di mezzi volanti).
Dunque un manga “duro”, che colpisce senza risparmiare; ma è anche affascinante come pochi altri. Kishiro dosa con estrema sapienza i colpi di scena e le rivelazioni: sebbene fin dalle prime pagine si resti coinvolti al massimo grado, i misteri sulle origini di Alita, sulla città di Tiphares, su Ido stesso, sono ancora lontani dall’essere svelati.
Kishiro ha dichiarato che la storia si sposterà su Tiphares e poi nello spazio, dove sarà poi rivelato il mistero di Alita nel gran finale. Viste le premesse, sono sicuro che questo straordinario autore non ci deluderà…
Yukito Kishiro è un vero maestro con le chine, ed è uno dei pochi autori di manga che utilizzano il tratteggio a mano tanto quanto i retini adesivi, se non di più. Spesso le sue tavole sono di rara bellezza e minuziosità. Alita è pieno di scene d’azione, spesso incredibili (basta vedere la parte in cui Alita gareggia nel Motorball) rese con grande abilità e precisione da Kishiro. L’uso abbondante di linee cinetiche
(elemento tipico dei manga) permette anche effetti particolari: ad esempio, se durante un combattimento i movimenti dei personaggi sono sottolineati da linee cinetiche, due o tre vignette che improvvisamente non ne facciano uso danno l’impressione di un “fermo immagine”, o di una slow-motion. Da notare come sia facile mettersi a considerare un manga come questo alla stregua di qualcosa “in movimento”, come un film, piuttosto che qualcosa di statico (in fondo si tratta di disegni su carta, no?). Questa è una caratteristica tipica di molti manga. Kishiro stesso ha dichiarato che uno dei suoi sogni, fin da bambino, era quello di girare un film da regista… Non potendo però permettersi una cinepresa, cominciò a dedicarsi al fumetto! Questa analogia tra cinema e fumetto è condivisa da molti altri autori di manga.
Bene, in conclusione il mio giudizio su questo fumetto non può che essere estremamente positivo. Non vi nascondo infatti che si tratta di uno tra i miei preferiti in assoluto. Stupendamente disegnato e magistralmente narrato, Alita ha le carte in regola per far breccia nel cuore di ogni appassionato di manga, soprattutto se attratto dall’azione e dalla tecnologia.
Battle Angel Alita ha avuto molto successo, e continua tuttora ad essere serializzato sulle pagine della pubblicazione giapponese “Business
Jump”. E’ da sperare che la Viz Comics continui la traduzione in lingua inglese, ma non ci dovrebbero essere problemi… Sono stati realizzati anche due OAV dedicati alla nostra Alita, e proprio questo mese ve ne parlerò, visto che sono usciti per il mercato italiano… premete F5 e scoprite di cosa si tratta!
Battle Angel Alita
Il Ninja