un thriller erotico su commissione
Fernando di Leo gira La bestia uccide a sangue freddo (1971) dopo I ragazzi del massacro (1969), subito prima di mettere mano alla Trilogia della Mala che lo consegnerà alla storia del cinema.
Il film è scritto e sceneggiato da Fernando di Leo in collaborazione con il fratello Carmine che si firma con lo pseudonimo di Nino Latino. La fotografia è del fido Franco Villa, mentre Amedeo Giomini è responsabile di un non eccezionale montaggio. Le scenografie sono di Nicola Tamburro e le musiche di Silvano Spadaccino, un collaboratore abituale. Aiuto regista è Franco Lo Cascio. Produce Armando Novelli per Daunia 70. Interpreti: Klaus Kinski, Margaret Lee, Rosalba Neri, Jane Garret, John Karlsen, Monica Stroebel e Gioia Desideri.
La bestia uccide a sangue freddo è un thriller erotico ambientato in una clinica femminile per malattie mentali. La prima scena ci presenta l’ospedale come un vecchio castello del gotico italiano ripreso di notte tra porte che cigolano e un killer incappucciato che si aggira per le antiche scale. Di Leo introduce lo spettatore in un’atmosfera da thriller orrorifico e si comprende che un assassino sta per colpire usando antiche armi collezionate in un salone della clinica. Il regista inserisce subito anche l’elemento morboso inquadrando i seni nudi di una sensuale Margaret Lee distesa sul letto che sfugge all’assassino per puro caso. Ci troviamo nella casa di cura del professor Osterman (John Karlsen) che si occupa di ricche clienti colpite da nevrosi più o meno gravi. Ruth (Gioia Desideri) è preda di manie omicide, Cheryl (Margaret Lee) vuole suicidarsi, Anna (Rosalba Neri) è ninfomane e Pearl (Jane Garret) soffre di agorafobia. Klaus Kinski offre una delle interpretazioni più svogliate e convenzionali della sua carriera nei panni del dottor Clay, innamorato di Cheryl e sospettato numero uno. Monica Stroebel è Hilde, infermiera lesbica che cerca di curare con attenzioni e carezze saffiche le paure di Pearl. I personaggi sono presentati troppo lentamente e i caratteri vengono esposti in modo schematico, cosa che di Leo evita di fare nelle pellicole migliori. Le parti erotiche danno spessore al film e aggiungono interesse, anche perché la suspense è quasi inesistente e gli omicidi si susseguono in maniera piatta e monocorde. Da citare una lunga doccia gelata di Rosalba Neri per raffreddare le voglie da ninfomane che stempera il morboso clima erotico. Un massaggio profondo tra Stroebel – Garrett e un rapporto lesbico piuttosto prolungato continuano ad appassionare lo spettatore. Arriva il primo delitto con un’infermiera decapitata, proprio mentre la Neri si apparta nella serra per fare l’amore con il giardiniere e subito dopo concupisce due infermieri. Klaus Kinski e Margaret Lee approfondiscono il rapporto amoroso e si comprende che la ragazza vorrebbe lasciare il marito per vivere con il tenebroso medico. Gioia Desideri continua con le manie omicide e in una bella parte onirica ricorda vecchi tentativi di uccidere il marito e persino un medico della clinica. Di Leo è bravo a girare alcune scene con il killer incappucciato che vaga per la villa vestito di nero, mantello, guanti e pugnale in mano. Pare evidente la lezione di Mario Bava, ma non mancano le influenze di Argento e Martino che riempiono i cinema italiani con pellicole a base di assassini in guanti neri. La seconda vittima è proprio la Desideri che viene strangolata e infilzata con uno stiletto. Un sarcofago chiodato è l’arma con cui è massacrato un autista, che ha il torto di mettersi sulla strada del killer mentre cerca di far fuori Margaret Lee, salva solo perchè non è in camera. Jane Garrett viene eliminata con una freccia scagliata dalla finestra proprio nel bel mezzo dei piaceri saffici in compagnia dell’infermiera. Questa parte erotica è molto intensa, comincia con un bagno della Garrett e la Stroebel che la insapona, prosegue con una danza afro della bella mulatta, carezze prolungate tra le ragazze e uno strip sensuale. Il delitto conclude il rapporto prima del tempo. La pellicola stenta a decollare per un’eccessiva lentezza e per la mancanza di vera tensione da thriller, anche se alcune buone parti erotiche riescono a salvarla. Rosalba Neri viene massacrata a colpi d’ascia mentre vorrebbe far l’amore anche con il killer che si avvicina emettendo sospiri convulsi. Il primo delitto scoperto è l’uccisione della Garrett con la freccia della balestra prelevata dalla sala d’armi che è pure la tomba dell’autista ritrovato nel sarcofago. Arriva la polizia ed è forse il momento peggiore della pellicola con due ridicoli investigatori catapultati in una situazione da Dieci piccoli indiani di Agata Christie. Ci sono alcuni dialoghi tra poliziotti e medici che rasentano il ridicolo e che giustifichiamo soltanto con la rapidità di realizzazione del film. Una maggior cura di questa parte avrebbe migliorato una pellicola che tutto sommato si attesta su livelli di sufficienza. Margaret Lee viene usata come esca e alla fine si scopre che il killer è proprio il marito che voleva eliminarla per appropriarsi della sua azienda. Tutti gli altri omicidi servivano soltanto per depistare e creare la psicosi del mostro che uccideva senza motivo. La scena durante la quale l’assassino viene catturato è del tutto priva di tensione, ma di Leo si riscatta con un finale violento che ricorda il suo miglior cinema. Il killer fugge per le stanze della villa, si rinchiude in una camera dove con una mazza ferrata fa strage di pazienti in un trionfo di schizzi di sangue degno del miglior splatter. Stupende le sequenze finali con l’assassino abbattuto come una bestia da ripetuti colpi di pistola sparati da un poliziotto. L’uomo si accascia lungo un muro coperto da schizzi di sangue e la parola fine campeggia sullo schermo. Niente male.
La bestia uccide a sangue freddo è un film su ordinazione che di Leo non rinnega, perché lo scrive e lo gira con piacere, per lui non si tratta di un’imposizione, ma prende l’impegno come un favore per un amico produttore. La pellicola è girata in tre settimane con la precisa volontà di imitare i thriller argentiani che avevano grande successo. Non può essere un capolavoro, anche perché i mezzi a disposizione sono pochi.
“Ovvietà e banalità spinte fino al cretinismo, che ho riscattato con un ritmo tale da non permettere allo spettatore di riflettere su quale bufala stesse vedendo. Inserii molto erotismo, lesbismo, incesto, ma tutto a livello di citazione. Solo la scena finale, quando l’assassinio viene scoperto e massacra le infermiere è molto valida… poi la sequenza della doccia violenta in campo lungo” confida di Leo a Nocturno. Il regista è consapevole di aver girato un brutto film, forse il peggiore in assoluto, ma è vero che le parti citate sono momenti di grande cinema.
La pellicola è davvero modesta, manca di tensione, i personaggi sono privi di spessore, macchiette fumettistiche, il montaggio è poco serrato e la suspense quasi inesistente. Tra gli attori non salverei Kinski come finto cattivo, anche se la sua espressione truce e inquietante si presta bene all’equivoco, ma fa poco altro. John Karlsen è uno psichiatra da burletta, la sua interpretazione rasenta il ridicolo, soprattutto per molti dialoghi surreali. Il cast femminile è la sola cosa memorabile della pellicola. Margaret Lee, Jane Garret, Monica Stroebel, Gioia Desideri e Rosalba Neri conferiscono un notevole tasso erotico a una pellicola che si guarda volentieri soltanto per merito della loro bellezza. Alcuni critici classificano La bestia uccide a sangue freddo tra i film erotici dileiani, anche perché certe versioni per l’estero risultano addizionate con scene esplicite. Il regista pugliese è sempre stato un maestro di sesso e azione: in questo film fallisce il secondo obiettivo, ma centra in pieno la parte erotica. Lo spettatore resta colpito dai rapporti sessuali di una stupenda Rosalba Neri nei panni di una ninfomane. Il rapporto saffico tra la sensuale mulatta Jane Garret (Pearl) e la bella svizzera Monica Stroebel (Hilde) è un altro punto caldo della pellicola. Non mancano alcune docce nude e audaci strip integrali con protagonista Rosalba Neri, vera mattatrice erotica della pellicola. Niente a che vedere con la commedia sexy, perché il clima è completamente diverso. La doccia non ha carattere voyeuristico, ma è un momento violento girato in campo lungo, un escamotage per raffreddare i bollori di una donna sessualmente esuberante. La versione estera allunga certe scene erotiche appena accennate e le porta ai limiti dell’hard, ma in alcuni casi abbiamo veri e propri inserti porno non girati dal regista. Il regista pugliese è autore della sequenza saffica Garret – Stroebel, ma la versione estera va oltre le intenzioni e insiste sulla masturbazione tra le due donne. Nella versione francese si vede una controfigura di Rosalba Neri che si masturba, ma è chiaramente un inserto hard. Ecco perché c’è chi reputa La bestia uccide a sangue freddo un film erotico e lo giudica riuscito, anche se come thriller lascia a desiderare.
Una menzione a parte merita la presenza di Margaret Lee al culmine della sua bellezza, un’attrice inglese che ha lavorato molto nel nostro cinema fino al 1983 (Sesso e volentieri di Dino Risi e Stangata napoletana di Vittorio Caprioli sono i suoi ultimi lavori), bella al punto di essere definita una statua di carne. Il suo vero nome è Margaret Gwendolyn Box, comincia come modella ed entra nel cinema italiano con tutta la sua carica erotica e sensuale. Margaret Lee è una che buca lo schermo e il suo incredibile sex appeal le fa trasmettere in pochi fotogrammi una ventata di erotismo. Il suo sorriso è unico, il modo di camminare, la figura, il modo di sbattere le palpebre, l’arte di togliersi calze e scarpe, tutto contribuisce a farne un simbolo dell’erotismo anni Sessanta. Margaret Lee arriva al cinema italiano dopo aver fatto la controfigura di Marylin Monroe nel film Facciamo l’amore, comincia con Totò di notte n.1 (1962) e prosegue con ben tredici film in due anni. Il suo ruolo è quello della donna sexy nelle commedie, ma pure della bellezza discinta nei peplum e riesce a essere sensuale persino accanto a Franco e Ciccio. Margaret Lee diventa attrice irrinunciabile per molti registi e tutti la vogliono anche solo per una breve apparizione che conferisce un sapore sensuale alla pellicola. Sono pochi i film dove è protagonista assoluta, citiamo La vedovella di Steno (1964), anche se nei finti 007 è spesso un’inquietante Bond girl. Indimenticabile la sua nudità in Casanova ’70 accanto a Marcello Mastroianni, ma anche altre apparizioni da bionda platinata dalle lunghe gambe sono entrate nell’immaginario collettivo. Margaret Lee abbandona il personaggio della bionda fatale e diventa castana, perde l’aspetto peccaminoso ma resta bella e languida. Fa scalpore la sua relazione con il cantante Kim Brown dei Renegades che sfuma sul finire degli anni Sessanta. Margaret Lee ha recitato in più di dieci pellicole accanto a Klaus Kinski, pare fossero una coppia molto affiatata, e anche ne La bestia uccide a sangue freddo lo dimostrano. Margaret torna in Inghilterra negli anni Ottanta, deve risolvere alcuni problemi giudiziari legati al primo marito, mentre il secondo è l’italiano Gino Malerba che le dà un figlio. L’ultima apparizione italiana di Margaret Lee è al Costanzo Show alla fine degli anni Ottanta, dopo di che non se n’è saputo più niente, anche se qualcuno dice che viva negli Stati Uniti. Per noi resterà sempre il ricordo della sua conturbante bellezza.
Torniamo al film per dire che di Leo conferma tutta la sua bravura in alcune scene di violenza, dove è un maestro insuperabile. Il killer che uccide le vittime con una mazza viene ripreso con la soggettiva dell’assassino e la macchina da presa prende le sembianze del corpo contundente che compie il massacro. Grande tecnica e cinema puro.
Amarcord lo definisce il thriller più eroticamente spinto realizzato in quegli anni, Marco Giusti su Stracult parla di gore a basso costo e di un incontro poco riuscito tra Kinski e di Leo per un film che in fondo è poco più di un giallo. Giusti non ha visto il film perché secondo lui Kinski è l’assassino e non è per niente vero, quello è l’unico colpo di scena della pellicola. Paolo Mereghetti concede una misera stella e dice che si tratta di un horror erotico a basso costo che punta tutto sul satanico Kinski che (a sorpresa) non è l’assassino. Concordo su tutto, anche se il film non si può inserire nel genere horror che di Leo non ha mai praticato. Si tratta di un thriller erotico sul modello delle pellicole girate da Sergio Martino, anche se di livello nettamente inferiore. Il critico più generoso à Pino Farinotti che concede ben due stelle ma non le motiva. A mio giudizio la parte erotica salva la pellicola che ancora oggi risulta vedibile.
(testo tratto dal libro Fernando di Leo e il suo cinema nero e perverso edito da Profondo Rosso)