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Dollhouse

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Se avete amato Eliza Dushku come Faith in Buffy e Angel, o come Tru Davies nello splendido (e “mozzato” anzitempo) Tru Calling, non potete assolutamente perdervi Dollhouse – nuova produzione Fox, messa in onda proprio in questi giorni – ideata dallo straordinario Joss Whedon (autore tra l’altro del meno fortunato Firefly). La storia, dopo solo la premiere, non è probabilmente ancora completamente sviluppata, ma quanto si vede nei primi 50 minuti è notevole, e ricorda vagamente lo sfortunato My Own Worst Enemy, almeno per alcuni aspetti.

Echo (Eliza Dushku) è una ragazza che “lavora” per la Dollhouse, organizzazione che si occupa di fornire persone riprogrammate mentalmente per essere ciò che i clienti desiderano. Echo, quando non è in “servizio” vive all’interno di un futuristico laboratorio in cui è curata e controllata, senza avere una vera cognizione di sé, senza memoria e, in apparenza, senza aspettative o desideri. Ma quando serve il suo cervello può essere caricato con personalità costruite in laboratorio, normalmente amalgame di più personalità reali, selezionate ad hoc, che la possono trasformare in una accompagnatrice perfetta, o in un killer, o ancora in un negoziatore per un caso di rapimento che si vuole risolvere senza l’intervento della autorità.

Ma mentre si scopre che almeno un agente della polizia è sulle tracce di questa organizzazione segreta, si inizia a vedere che il sistema dell’imprinting mentale non è sempre sicuro al 100%, e può capitare che un “engagement” possa non andare a buon fine per un errore umano o perché la personalità impiantata ha problemi. E da quel che sembra è facile intuire che questa situazione diventi via via più comune, tanto da far acquistare a Echo una consapevolezza di sé non esattamente gradita all’organizzazione.

Il ritmo di questo nuovo serial è elevato e, come ci si aspetta da una produzione americana, gli effetti speciali e la regia non hanno pecche. Se Dollhouse avrà successo o meno quindi dipenderà solo dallo sviluppo della storia e, come sempre più spesso capita, dai telefilm concorrenti in onda in questo periodo. Per il momento non resta che incrociare le dita e sperare che la share non sia ostile, consentendo così al signor Whedon di regali un nuovo capolavoro.

Ah, una piccola curiosità: in questa nuova produzione, tra gli attori spicca anche Reed Edward Diamond, altra faccia interessante, estratta dall’ottimo Journeyman (telefilm anche in questo caso tagliato senza pietà, per motivi di ascolti, dopo solo una stagione).

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