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La musica del DNA (Insolita Musica)

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Sembra logico che ogni cosa in movimento generi un proprio suono peculiare. Questo accade anche nell’infinitamente piccolo, ma non è facile provarlo senza nuove tecnologie in grado di catturare quei microsuoni troppo deboli per poter essere udibili a orecchio “nudo”.
Fondamento intuitivo da sempre della sonoterapia, anche gli organi e le cellule del corpo umano con il DNA, il materiale cellulare e genetico, entrano in risonanza e interagiscono con l’energia circostante, funzionando come delle microantenne capaci di ricevere e trasmettere frequenze. Da molti anni si è cercato di scoprire il suono del DNA o di tradurlo in musica. Susumu Ohno e Marty Jabara scrissero diverse partiture basate sull’interpretazione in note musicali del DNA, per esempio del DNA dell’immunoglobulina di un topolino o quello della fosforoglicerochinasi dell’uomo. Ne scaturirono melodie tonali per il cui accompagnamento Susumu Ohno però si affidò al gusto e all’arbitrio personali. Ohno pare si sia imbattuto a suo tempo anche in una sequenza genica, quella di una proteina di un topo, somigliante a un passaggio del Notturno op. 55 n. 1 di Fryderyk Chopin (do-fa-mi-re do-si-do-re-do).
Fin dagli anni Sessanta, con il progredire della ricerca scientifica sul DNA, alcuni compositori sono stati affascinati dalla musica del DNA. All’inizio degli anni Novanta se ne tornò a parlare molto. Nel 1990 fu pubblicato un cd dei tedeschi “Software”, ossia Michael Weisser e Peter Mergener, dal titolo “Syn-code: Symphony for computer and DNA molecules”. Si trattava di tre lunghi brani in stile New Age / e-music che a suo tempo fu accolta come pallida clonazione di Klaus Schulze e Tangerine Dream, un po’ semplicistica, ma comunque una buona Muzak. Io, aldilà della qualità o meno della musica, ne rimasi abbastanza deluso, perché in realtà sfruttava solo nel titolo le scoperte musicali che si andavano facendo intorno al DNA e alla musica del DNA, ma non le utilizzava. 
 
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La musica o il suono del DNA (i cui 64 codoni alla base del codice genetico sono stati anche accostati dalla cultura cosiddetta alternativa ai 64 esagrammi dell’I-Ching), e l’intuizione che le frequenze sonore possano influenzare il DNA, oggi hanno  finalmente un fondamento scientifico. Nel 2007 è stata annunciata l’avvenuta registrazione del suono del DNA, incluso quello umano, compreso tra le frequenze udibili dall’orecchio umano.
Il “suono della vita” è stato registrato e brevettato per la prima volta da ricercatori italiani e statunitensi guidato da Carlo Ventura, docente di biologia, e dal fisico James Gimzewski dell’università di Los Angeles. Il suono deriverebbe dal dinamismo dei ripiegamenti dei due metri di DNA impacchettati nei pochi millesimi di millimetro di diametro del nucleo. Questo movimento crea dunque una vibrazione sul citoscheletro lungo la superficie della cellula. Le frequenze sonore possono variare secondo quello che la cellula con i suoi geni sta facendo. Il pensiero è quindi che si possa giungere a capire i diversi suoni emessi e a sperimentare suoni per impartire precisi ordini, istruendo la cellula a svolgere specifici compiti. Ora i ricercatori vogliono sfruttare questa proprietà nel campo delle cellule staminali. Poiché in futuro potrà essere applicata in medicina, fruttando profitti, la scoperta  è stata ovviamente brevettata. Forse anche per questa ragione il suono del DNA umano si poteva ascoltare fino a qualche tempo fa sul sito dell’ADN Kronos, ma è stato in seguito rimosso, pare già per violazione dei termini d’uso. Peccato! Si può tuttavia ascoltare diversi suoni del DNA del lievito nel corso di una intervista audio a Carlo Ventura realizzata da Margherita Fronte. La cosa che colpisce di questo suono ancora fruibile è la sua armonia che viene meno con la morte del lievito, quando il suono si fa caotico rumore bianco (più noto come rumore o fruscio di fondo, insieme indistinto di frequenze incorrelate).
 
 
Errata corrige:
Un suono del DNA, ricostruito con una serie di diapason, si può ancora udire grazie al lavoro di David Deamer (biologo della University of California) e della musicista Susan Alexjander.
 
Curiosità in appendice. C’è un sito che informa su varie terapie alternative e che dispone di una interessante banca del suono. Si passa dai suoni dei colori (esempio, l’indaco, a udire il quale sarebbe stato certamente interessato Duke Ellington, autore della nota “Mood indigo”) ai suoni dei chakra, degli organi umani o dei minerali (il campione sonoro della Bowieite, un minerale di recente scoperta negli Usa e in Alaska, mi ha decisamente emozionato… Ma quel minerale non è stato chiamato così in onore di David Bowie, bensì dal suo scopritore, il geologo Stanley Hay Umphray Bowie, mancato nel 2008). Tra le cose più interessanti segnalo anche una tabella dove sono indicate le frequenze emesse dai pianeti (Marte, per es.,  144.72 Hertz) e dalle orbite dei pianeti nel sistema solare. Oppure una tabella di frequenze da utilizzare in ambiente silenzioso per sedute di meditazione, training autogeno o altre tecniche di ricerca interiore. Può essere utile, per chi voglia provarle su di sé, ma vi avverto che non sono frequenze che corrispondano esattamente alle note musicali “equamente temperate” di una tastiera o altro strumento musicale.
Gli autori del sito “Terapie del futuro” riferiscono che esistono sei frequenze sonore vitali che hanno un potere straordinario e benefico sulla fisiologia umana.
396 Hertz per sentirsi liberi dal senso di colpa e dall’ansia (Vicina al SOL 4, 392Hz);
417 Hz per favorire i cambiamenti e lasciarsi il passato alle spalle (vicina al SOL diesis 4,  415 Hz);
528 Hz per riparare e armonizzare il DNA, ottima per rilassarsi prima di andare a dormire (vicina al DO 5 – 523Hz);
639 Hz per favorire le relazioni umane (tra RE diesis 5, 622 Hz e MI 5, 659 Hz);
741 Hz per stimolare la meditazione e il risveglio interiore (vicina al Fa diesis 5, 740 Hz);
852 Hz per la meditazione più spirituale (tra SOL diesis 5, 831 Hz e La 5, 880 Hz)
 http://www.segnidalcielo.it/frequenze_della_vita.html

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