Non credo che ci sia qualcos’altro che mi abbia arricchito tanto quanto il
Liceo. E’ stato un periodo di mistico stupore, dove ogni cosa sapeva essere contemporaneamente frivola ed importante.
Molte materie, a mio modestissimo parere, non erano lì che per ingannare, per fare distogliere l’attenzione dal tutto, in modo da farmi più facilmente permeare da quell’odore di cultura, che poi non mi lascerà per il resto della vita, nonostante le scelte successive.
E’ stato una sorta di fuga. E’ stato un attimo in cui ho potuto pensare che le cose concrete, come la vita, il lavoro e i soldi, possono non essere importanti quanto quelle più effimere e ‘sottili’, come la filosofia e la letteratura.
Ma se da un lato il Liceo ha forgiato una buona parte di me, che, quasi controvoglia, solo in ultimo ho deciso di rinunciare ad un istituto tecnico per quest’ultimo, moltissimo di ciò che sono lo devo alla scuola di informatica di Modena.
Non volevo fare l’ingegnere. Non avevo voglia di ipotecare cinque o più anni della mia vita, passandoli ad imparare cose per cui non ritenevo di avere interesse. D’altro canto, volevo fare una scuola che potesse aiutarmi a sviluppare l’attitudine alla programmazione che coltivavo già da parecchi anni, e potesse, nello stesso tempo, darmi una mano ad inserirmi nel mondo del lavoro.
Il SINF non è, o meglio non era, un ‘paradiso’. Alcuni dei suoi aspetti erano probabilmente scadenti: alcuni professori sembravano in prestito, altri, bravissimi nei loro campi, parevano assolutamente inadatti all’insegnamento; le attrezzature non sempre erano all’altezza della situazione, e, a volte, ci venivano concesse senza troppo entusiasmo.
Però, se uno passava sopra questi primi evidenti problemi, se uno era disposto a sacrificare un po’ del proprio tempo, se uno era disposto a
‘stare al gioco’, non prendendo la scuola di informatica come un
Università per fannulloni, ma piuttosto come un più adulto proseguimento delle superiori, allora le cose prendevano un altro colore.
L’ambiente, reso stimolante dalla presenza di programmatori con esperienza in rami differenti, solitamente disponibilissimi al dialogo, forniva cause e pretesti per un visibile e continuo progredire; e non parlo solo di chi ha poi deciso di fare della programmazione il proprio pane quotidiano, ma anche di tutte quelle persone che hanno preferito diventare utenti esperti di pacchetti professionali.
Molti hanno imparato a usare DataBase, fogli elettronici, DTP o CAD nei pomeriggi passati nelle fredde salette del SINF. E c’è chi, come me, ha imparato segreti d’altro tipo, spaziando in campi meno gradevoli, ma forse più gratificanti.
A parte la possibilità di utilizzare PC, cosa estremamente formativa, soprattutto quando la scuola ha iniziato, e pochi ne possedevano uno a casa propria, era possibile, ma con difficoltà crescente, ottenere l’accesso a IBM 370, VAX, CONVEX, SUN e MACINTOSH.
Ho usato la prima volta un modem, uno scanner, una stampante laser al
SINF. Ho sofferto su una LAN di PC per la prima volta sotto le luci vivide dei neon nei locali del CICAIA. Forse potrà non sembrare importante, ma la passione che provo per l’informatica è cresciuta anche per queste cose.
Gli amici, qualche professore in gamba, le sessioni notturne di studio e di collegamenti Internet, e tanto altro: questo ho avuto dalla moritura
Scuola di Informatica.
Anche se, da un lato, il pionierismo dei primi tempi già nella mia classe si stava lentamente assopendo, non posso fare a meno di pensare che molti altri appassionati di computer non potranno vivere certe esperienze, e me ne dispiaccio. Non contando poi che, per quanto mi risulta, soltanto pochissimi, dopo due anni di lavoro intenso, ma piacevole, non hanno poi trovato un’occupazione importante, grazie anche al legame presente con la camera di commercio.
E non pochi sono quelli che hanno addirittura arricchito il mercato del software con la loro presenza di primo piano, tra i quali è dovere di amicizia citare i ragazzi della Qonsult, quelli della Project
Informatica, e ovviamente i colleghi dell’Expert System.
Le cose passano. Forse chi pensava che il SINF non aveva più ragione di esistere così com’era, sa cose che ignoro, e non è nel torto.
Ma qualunque sia il motivo penso che mi mancherà lo stesso.
C’era una volta…(2)
Marco Giorgini