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Horror Underground

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Horror Underground

Salve lettori, inizio col ringraziarvi per esservi soffermati in questa pagina e col presentarmi. Mi chiamo Nick e vi parlerò della mia grande passione: i film.
Essendo questa una rivista underground non posso non parlarvi di quelle pellicole che hanno da sempre suscitato delle perplessità nel campo cinematografico essendo più di una volta catalogate come film di “serie
B”. Sto parlando dei cosiddetti film horror (includendo in questo il genere splatter, noir, thriller) che nonostante abbia sempre raggiunto incassi notevoli è puntualmente declassato dalla critica.
Tengo a precisare che non sono un critico e probabilmente non ho nemmeno le facoltà per farlo, ma posso assicurarvi che ho “masticato” così tanti film da poter affermare che un “Profondo rosso” non ha nulla da invidiare ad un “Dick Tracy”. Anzi…
Per questa mia prima volta vi parlerò di uno dei migliori film che abbia mai visto, tanto più che ho fatto una spedizione, con alcuni amici, nei luoghi dove sono state girate le scene cercando di scoprire qualcosa in più sulla veridicità o meno dei fatti narrati in quella pellicola che risale agli anni ’70.
“La casa dalle finestre che ridono” è il titolo di questo mio pupillo e lungi da voi pensare a qualche altra boiata in cui il titolo inizi con “La casa…”.
La storia è intrigante e a dir poco spaventosa, ma non per questo inverosimile (visto quello che succede oggigiorno per le strade).
Un giovane restauratore viene incaricato di sistemare un quadro di un pittore di nome Buono Legnani vissuto 20 anni prima in quel piccole Paese dell’entroterra emiliano dove tutti sanno, tutti vedeno e sistematicamente tacciono.
Buono Legnani era chiamato il pittore di agonie.” Era uno a cui piaceva dipingere la gente…che era dietro a morire.”
“Ha capito tutto, è un grande pittore, ha capito tutto, basta con questi dipinti di martiri felici, diamo alla morte il suo vero senso.” Furono queste le parole del restauratore alla prima vista del dipinto, ma le sue sventure iniziano proprio durante i primi ritocchi all’affresco, quando cerca informazioni sul suo autore.
Infatti Buono Legnani era veramente pittore di agonie, quindi immaginate quando iniziano a mancargli i modelli: nessun problema, le due care sorelle gli procurano cadaveri da dipingere.
Come potete notare non occorre scoprire chi è l’assassino o quale altra forza malefica sia subentrata, è li, su un piatto d’argento bisogna solo scoprire che sapore ha. La casa che funzione ha? Beh, questo sta a voi scoprirlo.
Pupi Avati, il regista ha girato le scene a Comacchio e nelle valli circostanti. Il cast non pullula certo di attori rilevanti, basti pensare che molti “curiosi” hanno preso parte alle riprese mantenendo la propria parlata dialettale o accentuando le cadenze emiliane, esaltando così l’importanza e la familiarità dei luoghi.
D’altro canto risaltano un bravo Gianni Cavina e un Lino Capolicchio alle prese con una parte determinante.
Un consiglio: se vi capita di passare dalle parti di Ferrara fate una scappata al Lido degli Scacchi e chiedete della Villa Boccaccini.
Tranquilli, vi diranno che è pericoloso andarci per via di certe dicerie
(la chiamano la villa degli orrori, oltre ad essere frequentata da malviventi) ma se siete curiosi come il sottoscritto troverete pane per i vostri denti.
Nella villa sono state girate la maggior parte delle scene ma non è la casa dalle finestre che ridono. Quest’ultima, chiamata così perchè il pittore si è divertito a dargli un tono allegro e allo stesso tempo grottesco (la scena in cui si intuisce il perchè del titolo è splendida e lascia quel chè di stupore, angoscia, mistero) è molto piccola e passa quasi in secondo piano nonostante il suo ruolo sia decisivo.
Storia vera o fantasia di un grande regista? Non lo sapremo mai, ma credo che chi ha avuto la fortuna di vedere questo film sia rimasto entusiasta di questo thriller psicologico che oltretutto oggi va tanto di moda, anche se a quei tempi indovinare una produzione del genere non era facile, soprattutto privandosi quasi completamente di effetti speciali.
Bravi dunque gli scenografi quali risulatano lo stesso Avati, Cavina e udite udite: Maurizio Costanzo.

Nick

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