prefazione di Antonio Ghirelli
Tullio Pironti editore (Napoli, 2008), pag. 111, euro 10.00
Vedere un mistero. La Napoli di questo mistero di Stefania Nardini, il giallo genuino Gli scheletri di via Duomo, è la città che forse sappiamo e sanno. Ma soprattutto la Napoli del popolare che guarda il giornale per sapere giorno per giorno di uno strano ritrovamento. Durante dei lavori di ristrutturazione, infatti, alcuni operai scoprono in un’intercapedine – fino a qual momento sconosciuta – due scheletri: una coppia di cui nulla si sa. Ma da subito, per esempio, si riesce a risalire ai tempi della guerra. E che i resti, appunto, sono (proprio) di quel periodo. Un giornalista del Mattino ingaggia un duello con la cronaca; nel senso che deve prendersi la situazione con l’obiettivo di seguire passo per passo ogni il caso. Gli scheletri diventano dunque l’oggetto al centro dell’attenzione. E il giornalista, in coppia con un collega, deve muoversi per scoprire il più possibile, magari chiudere la faccenda con la risoluzione persino del giallo, e rendicontare costantemente a lettrici e lettori “appassionati” del fatto’. La Nardini riesce in tante cose. Per esempio è bravissima a disegnare il mestiere del giornalista durante il suo divenire. I dialoghi utilizzati sono un pezzo potente della narrazione, perché capaci di dimostrare a mozzichi situazioni e personaggi. Piccoli drammi individuali e manie collettive. La scrittura della Nardini è carica di piccole suggestioni. Non è arroccata nei campi del manierismo e neppure semplicistica. Ma dosata. Ricoperta e vissuta di una semplicità funzionale sia alla storia che all’idea complessiva. Il colpo di scena ovviamente ci sarà. Gli scheletri di via Duomo sono un esempio di romanzo che legge pezzi d’una città e scava nel corpo dei protagonisti. Il nostro giornalista, per esempio, il protagonista del romanzo ha una fisionomia tratteggiata ma contemporaneamente non detta in ogni punto della sua esistenza. Del protagonista, soprattutto, serve la sua passione, e questa e scandita tramite tante belle occasioni. Il romanzo appare principalmente quale affresco di un mestiere. Che si nutre dell’ambiente nel quale è praticato. Che nell’ambiente fatto di tanti soggetti diversi e ognuno a suo modo originale ci sta nella maniera meno sbagliata possibile; quando forse non è sempre possibile – soprattutto in certi territori pericolosi – stare ed essere nel modo più giusto.