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Intervista con le Nozze Chimiche

11 min read

Giuseppe Chimenti e Fabrizio Massara

“5”

il disco d’esordio di Le Nozze Chimiche

(NOS Records/Believe)

Link: https://spoti.fi/4dQ1o1Y

LE NOZZE CHIMICHE è il nuovo progetto musicale di Giuseppe Chimenti, realizzato con la collaborazione di Fabrizio Massara, ex tastierista e arrangiatore dei Baustelle, nel ruolo di produttore artistico.

Giuseppe Chimenti, cantautore calabrese di adozione romana, intraprende una nuova avventura artistica, che segue la sua lunga esperienza discografica sotto il nome di Modì. Un progetto che fonde e riassembla la canzone d’autore con sonorità elettroniche, attraversando territori sonori che spaziano dall’elettropop alle pedalate kraut, dai respiri di aria cosmica alle malinconie twang.

Il disco d’esordio, intitolato “5”, narra in chiave introspettiva il viaggio dell’autore, sia fisico che metaforico. “5” rappresenta simbolicamente il movimento, il divenire e la trasformazione, qualcosa che si svolge sia all’esterno che all’interno di noi stessi.

Link: https://spoti.fi/4dQ1o1Y

Ogni traccia dell’album rappresenta una tappa: in “Amanti e stazioni” entriamo dentro di noi, incontriamo mete sconosciute e affascinanti, dove passione e sofferenza si intrecciano indissolubilmente, rivelando momenti di inaspettata poesia; “Lungo i binari” ci porta di stazione in stazione, una collezione di nuovi inizi piuttosto che di traguardi; “Viaggio di non ritorno” unisce il percorso interiore e quello fisico in una partita a scacchi tra la vita e la morte; “Il canto delle cicale” rievoca un ricordo di una giornata d’estate, con immagini malinconiche che emergono dal suo rapido scorrere, evidenziando la natura effimera del tempo. In chiusura, un racconto dark e riflessivo – “Di venerdì tutto succede ancora” – che custodisce una visione surreale e romantica del trapasso.

Un mondo fatto di treni, navi e mari, lungo la costa e attraverso stazioni ferroviarie, metafore potenti per le esperienze di vita. Il cuore esplode in relazioni intense e appassionate, fonte di gioia ma anche di profondo dolore. E mentre le stagioni passano rapidamente, riflettiamo sui nostri percorsi e sui cambiamenti inevitabili della vita.

TRACKLIST

1) Amanti e stazioni

2) Lungo i binari

3) Viaggio di non ritorno

4) Il canto delle cicale

5) Di venerdì tutto succede ancora

IL TITOLO: (GIU) + M + (CHI) = 5

Sulla copertina compare una formula simile a un’equazione, composta da lettere, il cui risultato è 5. Si ispira alla numerologia Caldea, che assegna un valore numerico a ciascuna lettera: le lettere diventano così un codice che genera la frequenza 5. Il 5 rappresenta velocità, viaggio, denaro, comunicazione, inganno e astuzia. Associato all’archetipo di Hermes, simboleggia lo psicopompo, colui che transita tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

CREDITI

Mix e mastering: Alessandro Di Nunzio NMG RECORDING STUDIO DI PALESTRINA

Registrato nello studio casalingo di Giuseppe Chimenti e nello studio casalingo di Fabrizio Massara.

Hanno suonato:

Giuseppe Chimenti: Basso, chitarre, sintetizzatori, voci, vocoder.

Fabrizio Massara: sintetizzatori e programmazioni

arrangiato da Giuseppe Chimenti e Fabrizio Massara

Produzione artistica Fabrizio Massara

Voci registrate da Alessandro Di Nunzio NMG RECORDING STUDIO DI PALESTRINA

Grafica copertina Antonio Perrone e Gianluca Giardi

Una produzione NOS Records 2024

Edizioni: La Grande Onda Srl

Distribuzione digitale: Believe Music

LE NOZZE CHIMICHE | BIOGRAFIA

LE NOZZE CHIMICHE è il nuovo progetto musicale di Giuseppe Chimenti, realizzato con la collaborazione di Fabrizio Massara (ex Baustelle) alla produzione artistica.

Artista poliedrico e insegnante, Giuseppe Chimenti ha militato in numerose band romane come chitarrista fino al 2009, anno in cui ha esordito come solista, come Modì, con l’EP “Odio l’estate”, stampato in vinile in tiratura limitata dal Circolo degli Artisti. Sempre sotto il nome Modì, ha pubblicato tre LP: “Il suicidio della formica” (2012), “Testa di balena” (2017), e “Tsunami” (2021), quest’ultimo prodotto da Fabrizio Massara (ex Baustelle).

“5” è il disco d’esordio, pubblicato il 5 settembre 2024.

IG: https://www.instagram.com/lenozzechimiche/

FB: https://www.facebook.com/lenozzechimiche

Intervista

Davide

Ciao. Perché non più “Modì” ma questo nuovo progetto ovvero le “Nozze Chimiche”. Tra continuità e rinnovamento, cosa si è chiuso con Modì e cosa si apre ora con le Nozze Chimiche?

Giuseppe

Il tempo passa per tutto e tutti ed è passato anche Modì, con un nuovo percorso artistico il nuovo nome era inevitabile, e poi Le Nozze Chimiche ha una frequenza numerica molto bella che è quella di 66, che è 3: il numero dei cantanti. Con l’ultimo disco di “Modì” mi sono reso conto che iniziava a starmi stretto il mondo del cantautorato: non è un caso che già con “Tsunami” c’è un cambio di rotta. Mi sono lasciato affascinare dall’elettronica, che ho scoperto essere il mio habitat ideale, in cui sento di poter variare e sperimentare. Sono molto più a mio agio: mi piace manipolare suono e parole come non facevo prima.

Davide

Perché la scelta di nominare questo nuovo progetto musicale come “Le nozze chimiche” o “alchemiche” di Christian Rosenkreutz?

Giuseppe

Partiamo dal titolo di questo libro che già di per se è molto particolare e suona bene, è stravagante, è misterioso. Rappresenta l’essenza di questo nuovo percorso artistico; poi, come ho accennato prima, il nome in questione contiene una frequenza numerica meravigliosa e potente a livello energetico. Non è una casualità, l’ho scelto anche per questo.

Davide

“5” per le ragioni numerologiche di cui è stato scritto nel comunicato stampa di cui sopra, e 5 sono le canzoni di questo lavoro. Il “5” è anche il numero che per Pitagora simboleggia il pentagramma, il perfetto microcsomo dell’uomo, all’interno del quale può essere perfettamente figurato il corpo umano, come nell’uomo vitruviano di Leonardo, quindi l’Uomo Universale. Ma tu perché hai scelto esattamente il “5” per presentare questo lavoro d’esordio?

Giuseppe

5 è il numero legato all’archetipo di Hermes, divinità legata alla comunicazione, messaggero degli dei e psicopompo, colui che passa dal modo dei vivi al mondo dei morti. Il 5 simboleggia il viaggio e il viaggiatore, l’avventuriero, il commercio, il businness, la comunicazione, la velocità, l’astuzia, il bugiardo. Ho scelto questo titolo perché racchiudeva l’essenza di quello che il disco racconta.

Davide

Alchimia, numerologia caldea… Suppongo che anche il delfino in copertina (è un delfino?) abbia a questo punto un suo significato simbolico. Perché l’esoterismo?

Giuseppe

È un Delfino tratto da un dipinto di mio padre, che si intitola “Curiosità acquatiche e sonore di un uccello/ponte”. Il Delfino è simbolo di velocità ed è anche lo psicopompo. Come vedi è tutto collegato: se ricordi, questo mammifero acquatico appare nelle 5 lire e non è per nulla casuale.

Esoterismo significa messaggio nascosto, mi piace giocare con i doppi o tripli significati, sono molto affascinato da questi studi che coltivo da tantissimi anni e quindi, ho pensato questo: perché non inserirli in un contesto musicale?

Davide

Come sono nate queste cinque canzoni, intorno a quale momento raggiunto della tua vita e del tuo percorso artistico? Quali le idee e i temi centrali?

Giuseppe

Le canzoni nascono un po’ casualmente e un po’ esistono già nella mente. Questo LP segue ovviamente un periodo della mia vita molto complesso, la perdita di mio padre è stata probabilmente fonte di ispirazione, era in atto in me un profondo processo di cambiamento mentale e artistico. Da questo caleidoscopio di emozioni, sensazioni, ricordi e dolore è nato “5”. Le idee artistiche erano nitide, volevo sperimentare e ricercare nuove sonorità, qualcosa che fosse diverso dal passato ma che avevo già sfiorato con “Tsunami”, che comunque non rinnego: io sono molto orgoglioso delle mie origini artistiche e, in particolare, “Tsunami” è un disco magistralmente nato sempre sotto la produzione di Fabrizio. I temi di 5, invece, pescano a piene mani nel viaggio e nella morte, che che comunque rappresentano un cambiamento a livello concettuale.

Davide

Una domanda per Fabrizio. Sono passati quasi vent’anni da quando hai lasciato i Baustelle, se non sbaglio. E molto altro è quindi successo dopo. A che punto ti senti del tuo percorso musicale e cosa o come ne hai riversato in “5” e nelle Nozzi Chimiche?

Fabrizio

L’espressione percorso musicale è in qualche modo fuorviante, in quanto presuppone una linearità di pensiero e azione nella quale ho difficoltà a ritrovarmi. Penso che ci siano percorsi mentali e poi percorsi effettivamente discografici, quindi effettivamente segnati da uscite concrete. Non necessariamente gli uni confluiscono del tutto negli altri, per mille motivi. Nel caso de Le Nozze Chimiche, nella produzione ho naturalmente seguito e rifinito le idee dell’artista, attingendo di volta in volta a soluzioni diverse. In qualche caso, lavorando prevalentemente sull’impronta ritmica, altre volte sui colori e il paesaggio sonoro.

Davide

Il tema del viaggio non è mai passato indifferente in musica, costituendo un vero e proprio binomio: musica e viaggio, appunto. Che tipo di viaggio è per te la musica, da e verso cosa, per poi quale ritorno?

Fabrizio

Non mi sono mai posto limiti nel mio viaggio musicale. Ho ascoltato e ascolto cose che sfuggono al profilo che probabilmente avranno di me le persone che hanno ascoltato e magari apprezzato dischi ai quali ho lavorato. Non mi sono mai posto il problema di “da e verso cosa”. Non ho, nel bene o nel male una formazione accademica, e dunque ho sempre seguito l’istinto e la mia curiosità. Forse più passa il tempo e più potrei rispondere al tuo “verso cosa” con la parola trascendenza. Ma mi rendo conto che leggere una parola del genere e non essere nella mia testa, potrebbe causare nel lettore “effetti indesiderati”! Per quanto riguarda il ritorno direi che è un elemento costante, perché ci sono accordi, suoni e visioni che ciclicamente si riaffacciano. Insomma, è una continua lotta fra comfort zone e il suo superamento.

Davide

Negli arrangiamenti delle tastiere mi è sembrato a volte di sentire una rievocazione dei suoni dei Kraftwerk di fine anni ’70. Come avete lavorato al riguardo, seguendo quali direzioni, tra le molte ormai possibili offerte dall’elettronica?

Giuseppe

Hai colto nel segno, nel senso che sicuramente io personalmente mi sono ispirato anche quelle sonorità. L’idea era comunque personalizzare qualsiasi fonte di ispirazione, rendendo il tutto originale senza scimmiottare nessuno. L’obiettivo è stato dare una forte personalità al disco, e penso che ci siamo riusciti in pieno.

Fabrizio

Il gruppo che citi, secondo alcuni “più influente dei Beatles” fa ovviamente parte dei miei ascolti, anche se credo di possedere solo un paio di album, dei quali Radioactivity è il mio preferito. Nel lavoro con Le Nozze Chimiche direi che i brani, pur avendo un “gusto” comune, sono piuttosto differenti l’uno dall’altro, e così le loro influenze sonore. Nei synth e nelle programmazioni ritmiche, a me interessava portare alla luce al meglio elementi magari già presenti nei demo dell’artista, e creare ex novo/aggiungere cose invece mancanti. Tutto questo restando con un piede nella modernità, e un altro nelle atmosfere d’altri tempi. Il divertimento è stato cercare di cucire un vestito che potesse contenere al suo interno le varie anime sonore dei brani, da spunti kraut a pause ambient, da ritmiche ossessive a soffuse malinconie autunnali. Alla fine gli ascoltatori potranno dire se l’impresa sia riuscita o meno.

Davide

“5” è materialmente disponibile solo in vinile, diversamente è una produzione digitale cosiddetta “liquida”. Secondo voi perché ora è stato deciso che si abbandoni la produzione dei supporti “solidi”? Non pensate che un giorno, di così tanta musica fruibile esclusivamente in digitale, senza più supporto fonografico, potrebbe andarne perduta gran parte, quando non si perda già ora nel mare magnum del World Wide Web e dello streaming?

Giuseppe

Io penso che si voglia abbandonare il supporto fisico per avere meno spese e maggiori guadagni. Visto come ormai le generazioni odierne sono abituate ad un mondo liquido, per loro è pura normalità: per me invece è puro horror: non riesco a pensare di fare un disco e non stamparlo, ne seguirebbe la sensazione che non fosse mai stato pubblicato. Il pericolo che tutto vada perso nell’oceano del digitale esistente e, secondo me, quando tutto passa è giusto anche che tutto resti e, per farlo restare, il supporto fisico è la sola testimonianza realmente possibile delle proprie creazioni.

Fabrizio
Il disco è ora disponibile anche su vinile, un formato ovviamente a noi molto familiare vista l’età. Non credo ci sia il rischio che la musica vada perduta (se non per questioni di licensing complicate), ma l’importanza del supporto tattile per ora rimane. Speriamo in modo più sostenibile di quanto lo sia stato sinora.

Davide

Ezio Bosso disse che la musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare. Qual è per voi la funzione ideale della musica e della canzone in questo preciso momento storico, nel quale per altro l’ascolto, specialmente quello attivo, è messo in crisi dall’uso sempre più veloce e superficiale delle tecnologie, che stanno riducendo progressivamente anche la capacità di concentrazione e la soglia di attenzione delle persone?

Giuseppe

Penso che l’arte debba educare e non al contrario essere educati all’arte, la trovo pienamente congeniale al mio sentire questa citazione di Bosso.

Penso appunto che la musica debba contenere messaggi di rivoluzione culturale, per me la canzone fine a se stessa non mi ha mai attratto, le canzoni devono avere un peso, un gran peso, non si può raccontare nulla che sia priva di senso. Come dico spesso, viviamo in un epoca di iper comunicazione e paradossalmente e proprio quest’ultima ad non avere spazio e ad essere annullata. La velocità abbatte per ovvi motivi la qualità in ogni ambito, sgretola l’attenzione e la fruizione, un danno gravissimo che penso porterà a confondere più che ad arricchire culturalmente ed emotivamente, per il futuro prevedo caos.

Fabrizio

Io invece non ho mai creduto granché all’idea della “funzione” della musica, ed è per esempio uno dei motivi per cui, pur rispettandone le intenzioni, trovo poco stimolante il cantautorato dichiaratamente politico. Per quanto riguarda invece l’ascolto trovi sia un tema complesso ed affascinante, che richiederebbe più tempo e spazio. Da una parte sono molto pessimista. La capacità di ascolto/visione/lettura si sta restringendo a livelli preoccupanti, con fenomeni di “neo-analfabetismo” dilaganti, a vari livelli incluso quello musicale. Dall’altro lato vorrei poter vivere molto più a lungo di quanto probabilmente succederà, proprio perché sarei molto curioso di osservare il percorso evolutivo della nostra specie, nel corso di questa era di rivoluzione tecnologica appena agli inizi. Magari il nostro cervello svilupperà capacità di ascolto e percezione dei contenuti che al momento ci appaiono impossibili. Magari ci inietteremo dosi di musica direttamente nei microchip che fra non molto avremo impiantati nel nostro corpo, e ne trarremo godimento come e più di quanto sia capitato alle generazioni precedenti. To be continued…

Davide

Cosa seguirà?

Giuseppe

Per quel che mi riguarda un nuovo disco a dare continuità a questo nuovo percorso, con Fabrizio mi sono trovato estremamente bene se lui vorrà si potrebbe tornare a lavorare ancora insieme

Fabrizio

Ci sarà ancora musica, come è certo che ci saranno ancora giornate di vento, di pioggia e di sole.

Davide

Grazie e à suivre…

 

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