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Intervista con Enrico Pieranunzi

8 min read

Secondo un prestigioso dizionario inglese “eroe” è “una figura mitologica o leggendaria dotata di grande forza, coraggio e abilità, favorita dagli dei e spesso ritenuta di origine divina o parzialmente divina”. Perché dunque intitolare “Heroes” un album che accanto a un veterano del jazz presenta tre giovani musicisti alla loro prima importante esperienza discografica?

Seguendo quella definizione il CD dovrebbe essere dedicato, per esempio, ad Armstrong, Art Tatum, Charlie Parker, musicisti dotati in grande misura di quelle qualità di forza, coraggio e abilità che ne fecero appunto delle figure leggendarie.

Ebbene, senza nulla togliere ai nostri eroi del passato, è proprio ai nostri tre baldi giovani, soprattutto a loro, che secondo me il termone “eroi” si attaglia perfettamente. Decidere di suonare jazz in questi tempi di stereotipata musica di massa, di pseudo-pensiero musicale unico, è infatti un atto di puro eroismo. Considerando poi che il sopracitato dizionario aggiunge “il termine eroe si riferisce a uomo di nobili qualità” direi che non cis ono dubbi: Aldo, Carlo e Cesare sono iveri protagonisti-eroi di quest’album. Tre giovani uomini di nobili qualità ricchi di quel coraggio nello scegliere quella forza nel perservare e quell’abilità nel fare che gli ascoltatori di questo lavoro troveranno in abbondanza nella musica da loro suonata.

Enrico Pieranunzi (dalle note di copertina)

Nasce a Roma nel 1949. Pianista, compositore, arrangiatore, ha registrato più di 70 CD a suo nome spaziando dal piano solo al trio, dal duo al quintetto e collaborando, in concerto o in studio d’incisione, con Chet Baker, Lee Konitz, Paul Motian, Charlie Haden, Chris Potter, Marc Johnson, Joey Baron.

Pluripremiato come miglior musicista italiano nel “Top Jazz”, annualmente indetto dalla rivista “Musica Jazz” (1989, 2003, 2008) e come miglior musicista europeo (Django d’Or, 1997) Pieranunzi ha portato la sua musica sui palcoscenici di tutto il mondo esibendosi nei più importanti festival internazionali, da Montreal a Copenaghen, da Berlino e Madrid a Tokyo, da Rio de Janeiro a Pechino.

A partire dal 1982 si è recato numerose volte negli Stati Uniti dando concerti in varie città tra cui New York, Boston, San Francisco.
Di rilievo la sua partecipazione a Spoleto Festival Usa 2007 (Charleston, North Carolina) che ne ha voluto dare un ritratto completo proponendolo in concerti di piano solo, duo e trio.

E’ l’unico musicista italiano di sempre ed uno dei pochissimi europei ad aver suonato e registrato più volte nello storico “Village Vanguard” di New York con Marc Johnson and Paul Motian (Camjazz, 2010).

Proprio per il “Live at The Village Vanguard” con Marc Johnson e Paul Motian (Camjazz, 2010) gli è stato assegnato nel 2014 l’Echo Jazz Award – equivalente tedesco dello statunitense Grammy – come Best International Piano Player.

La prestigiosa rivista americana “Down Beat” ha incluso il suo CD “Live in Paris”, in trio con Hein Van de Geyn e André Ceccarelli (Challenge), tra i migliori CD del decennio 2000/2010.

Ha composto diverse centinaia di brani, alcuni dei quali sono ormai veri e propri standard suonati e incisi da musicisti di tutto il mondo (“Night bird”, “Don’t forget the poet”, “Fellini’s waltz”).

E’ stato scritto di lui:
“Pieranunzi è un pianista di intenso lirismo, in grado di swingare con energia e freschezza e, nello stesso tempo, di non perdere mai la sua capacità poetica. La sua musica canta”.
(Nat Hentoff, 1990)

Enrico Pieranunzi immette nuova linfa nel jazz contemporaneo”
(Ray Spencer, Jazz Journal International, 1992)

Ricordate il suo nome, perdetevi nella sua musica”
(Josef Woodard, Jazz Times, 2000)

https://www.enricopieranunzi.it/

Abeat Records, 2024

https://www.abeatrecords.com/music/

Intervista

Davide

Buongiorno Enrico. Un lungo e ricco percorso musicale ti ha portato oggi a questo nuovo lavoro: cosa ne continua e cosa vi aggiunge?

Enrico

Conoscenza, emozioni: ogni incontro nuovo in musica, soprattutto nel jazz, è un’opportunitá di conoscenza in piú. Nuovi musicisti, nuovi suoni, nuovi contenuti, umani ed emotivi.

Davide

Come è nata questa collaborazione e condivisione con l’Aldo Di Caterino Ensemble?

Enrico

È stata un’idea e un invito del caro Mario Caccia, patron della Abeat Records, che ha pensato – in relazione a un bando SIAE cui ha partecipato – di mettere un veterano insieme a tre “under 35”

Davide

Eroi sono dunque Aldo Di Caterino, Carlo Bavetta e Cesare Mangiocavallo e, per esteso, tutti i giovani che, come loro, hanno deciso di suonare jazz in questi tempi di stereotipata musica di massa? Cosa intendi più esattamente per “pseudo-pensiero musicale unico”?

Enrico

Intendo dire che il mercato, grande dittatore mascherato da democratico, influenza direttamente o indirettamente tutto e tutti, impone un gusto, un modo di fare e percepire suoni. Meglio, “crea” un suono che ti entra dentro senza che tu neanche te ne accorga: Tra l’effetto “discoteca perenne” di un fitness, un supermercato o un negozio d’abbigliamento, e gli eventi con musica -spettacolo in cui la musica è il flebile, irrilevante sottofondo dello spettacolo stesso, è sempre piú difficile per proposte diverse dal mainstrem dominante trovare spazio e attenzione.

Davide

Tra gli “Heroes” ci vedrei anche Mario Caccia con la sua Abeat Records, che continua con coerenza a produrre musica di qualità e, fatto sempre meno trascurabile, su supporto fisico. Cosa ne pensi della crescente sparizione di dischi e CD (e degli apparecchi per suonarli) in favore dello streaming o del download liquidi?

Enrico

Assolutamente d’accordo. Il vero eroe aggiunto è lui! Nominato sul campo!!! Quanto al tramonto di dischi e CD… È una fase dell’evoluzione tecnologica, che come è sempre accaduto in passato porta con sé mutamenti irreversibili negli usi e costumi della gente e quindi anche nel modo di pensare, recepire e percepire la musica… una fase che va attraversata e vissuta con tutto ció che implica: speranze, nostalgia…

Davide

Il disco consta di otto brani musicali composti da te, da Aldo Di Caterino e anche da Carlo Bavetta e da Cesare Mangiocavallo. Ognuno, insomma, vi ha partecipato anche compositivamente. Come vi siete dati questo compito comune, intorno a quali idee chiave perché il tutto suonasse poi organico e interconnesso, in dialogo?

Enrico

Abbiamo puntato sulla libertá e individualitá d’espressione. Poi l’elemento unificante sono state le nostre specifiche sonoritá, il nostro modo di “interpretare” i brani, di percepirci l’un l’altro, l’interplay insomma.

Davide

Tra le innumerevoli tue collaborazioni, quali ricordi tra le più importanti per te fino a quest’ultima, e per quali motivi? Quindi, cosa ha significato per te condividere oggi un’esperienza musicale e creativa con tre giovani talenti del jazz?

Enrico

Forse la piú importante rimane quella con Chet Baker. Sono stato fortunato a poter condividere da vicino la sua intelligenza musicale, la sua arte inarrivabile nell’organizzare con poche note un discorso musicale di raro impatto emozionale e nel dire cose autentiche senza indulgere ad alcun esibizionismo. Anche la collaborazione con Lee Konitz è stata indimenticabile… la sua straordinaria libertá mentale. Ogni volta che suono cerco di “settarmi” in modo che queste linee guida siano lí, vive e ben presenti. E penso che sia accaduto con successo anche in occasione dell’incontro con i tre giovani “Heroes”.

Davide

Quali sono stati gli autori e i musicisti che ti hanno appassionato alla musica e quali consideri ancora oggi seminali rispetto alla tua creatività? Quali invece quelli più interessanti in questo momento?

Enrico

Sarebbe una lunga lista, qui per brevitá direi Charlie Parker, Bach, Chopin, Miles, Debussy, Mozart, Chick Corea, Scarlatti, Bill Evans… Oggi trovo molto interessante quello che fa Brad Meldhau, le sue scelte, il suo muoversi con delicata sapienza tra il jazz e la tradizione classica…

Davide

Il titolo mi ha ovviamente rievocato un altro celebre “Heroes”, quello che fu pubblicizzato dalla RCA con la frase “C’è la Old Wave. C’è la New Wave. E c’è David Bowie…”. Chi o cosa metteresti al posto di Bowie se la frase si riformulasse in “C’è il vecchio jazz. C’è il nuovo jazz. E…?

Enrico

“C’è Pieranunzi”, naturalmente…(me l’hai servita su un piatto d’argento…). Scherzi (ma non tanto…) a parte c’è il jazz del futuro, quello degli attuali Heroes che hanno la voglia di dire le loro cose e di innovare e di cercare…

Davide

La scrittrice Vera Nazarian ha scritto che, se la musica è un luogo, il jazz è la città, il folk è il paesaggio selvaggio, il rock è la strada, la musica classica è un tempio. Concordi o quale altro luogo è secondo te il jazz?

Enrico

Non so se la musica è un luogo, ma credo che il jazz sia un tempo, quello del flusso vitale. Un tempo un pó come quello dei sogni. È il regno delle immagini che plasmi con le dita… non sono mai uguali e ti costringono a cercarne sempre altre. Il jazz ti dice nell’istante quello che sei in quel momento ma puó anche rivelarti quello che non sai di essere…

Davide

Cosa seguirà?

Enrico

Un progetto col mio trio italiano (Luca Bulgarelli e Mauro Beggio) e orchestra sinfonica. Ancora per Mario Caccia e la sua Abeat Records. Brani di famosi compositori classici (Bach, Debussy, Schumann…) riallestiti in maniera imprevedibile. Si intitola “Improclassica”. Un progetto che unisce jazz e classica ma va in direzione pop. Mario se ne è entusiasmato e abbiamo deciso di. registrarlo.

Davide

Grazie e à suivre..

 

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