KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Caporetto – Angelo Gatti

3 min read

Diario di guerra (maggio – dicembre 1917)

a cura di Alberto Monticone
Edizioni Il Mulino
Storia militare
Pagg. 456
ISBN 9788815061423 
Prezzo Euro 15,00

Un testimone della disfatta

E’ indubbio che la disfatta di Caporetto, unitamente all’armistizio dell’8 settembre, siano i due avvenimenti che hanno segnato in modo indelebile la storia italiana, tanto che ancor oggi se ne discute. In particolare, il primo fu un disastro militare solo in apparenza non prevedibile; tanto si è scritto su Caporetto per determinare i motivi che provocarono l’evento, motivi che si possono ricercare in un errore militare e più in generale nell’incapacità di comandare i soldati. Che un errore militare ci sia stato, è ormai assodato, visto che non si preparò il terreno di operazioni in modo da contrastare con efficacia l’attacco del nemico, non imprevisto, visto che si sapeva già giorni prima del giorno, dell’ora e delle direttrici; inoltre, non si praticò per tempo il passaggio di una struttura militare dalla predisposizione per l’attacco, in essere fin dall’inizio della guerra, a quella per la difesa. Cadorna, peraltro, non sapeva comandare i soldati, con un’ottica mentale che li vedeva come numeri e non come esseri umani, da cui si pretendeva tutto senza giustificare gli immani sacrifici con delle finalità che li rendessero sopportabili, senza poi considerare la mancanza di stimoli, la spersonalizzazione, gli avvicendamenti in trincea non accuratamente programmati, insomma un distacco netto fra il comandante e la truppa che non può mai portare a nulla di buono; un altro aspetto negativo era poi dato dal fatto che Cadorna preparava le battaglie, iniziate le quali si estraniava, salvo continuare a sacrificare uomini per raggiungere obiettivi che sul campo si erano rivelati impossibili da realizzare,  e come se non bastasse aveva il difetto di effettuare troppe sostituzioni di ufficiali superiori, sovente in corso di battaglia.  

Fino ad adesso avevo letto libri che accusavano Cadorna, pur riconoscendogli l’abilità di aver condotto una ritirata nel migliore dei modi, ma nulla sapevo delle opinioni su quella disfatta di qualcuno del suo stato maggiore ed ecco perché assume importanza questo libro dell’allora colonnello Angelo Gatti che dirigeva l’ufficio storico del comando supremo. Si tratta dei diari tenuti da questo ufficiale sia nei mesi immediatamente precedenti la ritirata, sia nei giorni convulsi della stessa. Gatti, pur difendendo per certi aspetti Cadorna, onestamente ne evidenzia gli errori e non lo segue nella sua ostinata accusa alla truppa di essere stata corrotta dalla propaganda socialista e di aver ceduto senza combattere, anzi, pur sfumandola, parla  dell’ingenerosità del comandante supremo nei confronti dei suoi soldati, insensibile ai loro sacrifici, fautore di una disciplina ferrea con le punizioni più severe (tanti i casi di condanne a morte e di decimazioni). In buona sostanza Gatti finisce con il confermare le accuse che gli storici rivolgono a Cadorna, uomo di notevole preparazione militare, ma del tutto inidoneo a reggere il Comando Supremo.

Caporetto. Diario di guerra (maggio-dicembre 1917) è un libro di estremo interesse, la cui lettura pertanto è sicuramente consigliata. 

Angelo Gatti (1875-1948), ufficiale di stato maggiore, durante la prima guerra fu addetto al comando della prima armata e dal gennaio del ’17 al Comando supremo, alle dirette dipendenze del generale Cadorna. È autore di numerose opere di storia e critica militare, da «Uomini e folle di guerra» (1921) a «Un italiano a Versailles» (1957) oltre che di fortunati romanzi tra cui «Ilia e Alberto» (1930).

Altri articoli correlati

Commenta