Giornata veloce, non c’e’ che dire.Tic.tac. Spezzare le matite, mangiarsi le unghie inalare acido da fotocopiatrici. Veloce come il treno della mattina dal terzo binario. Quello nostro,pieno di borse e di biscotti ammuffiti. C’e’ sempre una ragazza rossa, grossa con una borsa piena di verdura e di giornali vecchi. Ha un maglione largo e degli occhiali azzurri. E l’angolo della bocca sporco di qualcosa che sembra caramello. E dondola. Cioe’ , anche il treno dondola. Maaaaa non cosi’ tanto, lei ci mette del suo. Dondola e legge un libro senza titolo sulla copertina. Un libro usato e tenuto male. Io ho una dannata voglia di chiederle il titolo ma non sopporterei di sentirla parlare. Ha l’aria di una che le parole le escono a fatica. Soffocate dalla timidezza e dal rendersi conto improvvisamente di essere in mezzo ad altra gente con i cappelli unti. Non su marte o piu’ lontano a passare da un gelato all’altro passeggiando con le melanzane nella borsa.
Poi arriva il controllore, si schiarisce la voce, bigliettiperfavore, e buca. Guarda le gambe. Saluta con il cappello, sorride ai bambini.
Bravo. Come il guardiano di uno zoo. E’ lo stesso lavoro. Sono anche vestiti uguali, mi sembra. Forse sono fratelli o cugini. Bravi.
Fa sette rognose fermate. Senti che il treno rallenta, soffia, sembra stia per starnutire per ripartire di scatto e invece si ferma davanti a tutte quelle facce con le pieghe dei cuscini. Non mi piace la gente appena sveglia perche’ puzza di caffe’. Perche’ si pettina con l’acqua e si allaccia le scarpe con il doppio nodo.
E salgono, si arrampicano sulla scala, si sente gente che spinge su i bagagli con grida trattenute. E la ragazza non alza nemmeno gli occhi dal libro. E’ sempre su marte con la coppa cioccolato e caramello. Poi vengono a cercare posto , li sento strisciare per gli scompartimenti.
Permesso. Scusi. E’libero? Lei legge, magari con la testa e’ in mezzo a una sparatoria , negli anni’20 a Broadway. Innamorata del gangster di carta. Svegliati cocca. Butta quel maglione. Hai sentito?
Un uomo con un completo grigio senza pretese le si siede di fianco.
Potrei essere io se non fossi di fronte. Ha i peli che gli escono dalle narici e l’aria beata di un prete di campagna davanti al buffet di un ricevimento di una delle sue parrocchiane. Anche lo stesso quantitativo di forfora.
Si guarda le ginocchia. Guarda il soffitto della carrozza. Guarda fuori. Guarda il libro. Amico, non chiedere a me cosa diavolo legge.
Lei sente di essere osservata e si mette a mangiarsi l’unghia del pollice della mano libera. Le stanno friggendo le ascelle, ha caldo.
Sotto pressione. L’uomo allenta la presa. E il treno sospira di sollievo di fronte ad un’altra rognosa fermata. Le stesse facce.
Peggiorate dall’attesa.
Giornata veloce. Lampo giornata. La stazione centrale di Londra.
Lady D migliaia di volte. Su ogni pagina. Le pubblicita’ che avvertono che e’ lusso, fascino ma che nuoce increeeedibilmeeente alla salute.
La ragazza si alza. L’uomo alza gli occhi. Il maglione le si srotola fino alle ginocchia. Infila il libro fra le verdure e i giornali. Sta scendendo davanti a me, si tiene alla sbarra sulla porta mentre scende le scale. Ci mette cosi’ attenzione che sembra che stia raggiungendo il centro della terra.
Per cercare gusti di gelato sconosciuti e fotoromanzi paleolitici.
Santo Dio! Muovi il culo. E pulisciti la bocca.
L’uomo ci guarda dal finestrino coi peli dal naso e la faccia divertita. Forse pensa che siamo marito e moglie e che abbiamo litigato. Pensa che bello! Due persone sole che si incontrano. Che bello! Fanno la pace! Che bello! Il treno riparte e se lo tira via.
Ho una serie di problemi. Poche sigarette nessun accendino. Le mutande in mezzo al sedere. Niente tempo per essere in ufficio.
La ragazza se ne va. Siamo lontani ormai. Addio. Non voltarti, non lo sopporterei.
Faccio un passo dopo l’altro sforzandomi di ricordare una scusa buona per il ritardo. Un pazzo si e’ buttato sotto il treno. Un uomo si e’ buttato sotto il treno. E avete fatto soooooooloooo un quarto d’ora di ritardo? Beh, non c’hanno messo molto a raschiarlo dalle rotaie. Mi sono sentito male, sono stato nel bagno della stazione per mezz’ora.
Si’,cosi’ mi mettono in quarantena. Niente, mi andava di passeggiare, cosi’ sono stato al parco. Non potete certo uccidermi,no? Poi mi sono ubriacato. Ho fumato con una hippy, amica di tua figlia. Ma mi sembrava di essere ancora un po’ troppo in orario. Cosi’ sono stato da te e ho scopato tua moglie. Caro capo. Ho perso il treno color catarro del terzo binario.
Buongiorno. Buongiorno. Buongiorno a tutti.
Questo acido per fotocopiatrici mi brucera’ i polmoni e il cervello.
Impazziro’ e non sapro’ piu’ progettare neanche una pisciata. Mia moglie vivra’ con una larva, con un vegetale. Con una larva parassita di un vegetale. Mi dara’ il semolino ed io lo sputero’ sulle coperte.
E lei piangera’. Questo acido del cazzo.
Buongiorno a lei. Fatemi finire questo disegno. Fatemi finire solo questo e poi uccidetemi. Buttatemi in una discarica di pesce. Con tre colpi al cuore. Fondetemi, tagliatemi, affogatemi nel calcestruzzo. E poi dite :abbiamo fatto un bel lavoretto. E datevi pacche sulle spalle e regalatevi sigari. Ma adesso fatemi finire questo disegno. Poi trovatemi qualcosa per il malditesta.
Buongiorno.
Ah, se decidete di lasciarmi in vita non lamentatevi se ammazzero’ qualcuno. Non guardate poi il telegiornale dicendo :Sembrava cosi’ una brava persona. Non lo sembravo neanche. Bastava avere un po’ di spirito di osservazione. Neanche bastava avere gli occhi collegati a un neurone uno. Non ditelo. Perche’ vi verrei a cercare. Evaderei pugnalando le guardie con lo spazzolino e verrei a suonare alla vostra villetta mentre guardate l’India che ci rompe il culo a cricket o qualcos’altro. La simil-brava persona.
Giornata veloce. Filata via,no? C’e’ anche tempo per una birra e qualche apprezzamento sui culi di turno che le solite vecchie, simpatiche, quattro canaglie dell’ufficio inquadrano come radar dell’ultima generazione. Quella ce lo fa venire duro solo a guardarla.
Ahahahhahha! E quella allora???
Che canaglie!! Oh oh, ci sarebbe da morire soffocati dal ridere.
Penso che tornero’ a casa dal terzo binario e proporro’ a mia moglie qualcosa di definitivo. Un suicidio di massa. Sei d’accordo?
Se si’ prendi la benzina. Se no esci. E porta con te la polizza.
Ma cosa sei impazzito? E poi perche’ proprio un incendio.
Per dare nell’occhio. Ti diro’ di piu’ quando la casa sara’ in fiamme ma non ancora distrutta ed io iniziero’,ragionevolmente, a combustionare usciro’ in giardino di corsa e mi mettero’ a tagliare l’erba. Prima di andarmene voglio regalare un’emozione forte alle nostre vicine.
La stazione di sera riesce nell’impresa mirabolante di essere persino piu’ squallida di un pisciatoio senza scritte.
La ragazza e’ gia’ sotto la pensilina con il libro in mano.
La mia bocca e’ amara e acida di birra.
Saliamo. Composti silenziosi. Destinati allo stesso scompartimento da una mano divina. Dov’e’ finito il caramello? Sciolto da qualche frullato al malto?
-Scusi cosa legge?-
Incredibile ho parlato ed ha sentito.
Sorride.
-Non saprei. Non c’e’ il titolo. Se vuole posso raccontarle la trama.-
Non fatica a parlare. Direi che c’e’ anche una certa grazia nel suo modo di dividere una parola dall’altra.
-Non c’e’ il titolo?-
-Gia’. E’ usato. Manca la copertina. L’ho pagato poco.-
-E’ bello?-
-No, ma non importa.-
-Gia’. La vedo sempre su questo treno…