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Quando (la fede e la lotta sono di classe) – Guerrino Babbini

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Mi è già capitato in altre occasioni, come nel caso del volume “È stata pura gioia” http://www.kultunderground.org/articoli.asp?art=787 o di “Io, prete gay” http://www.kultvirtualpress.com/articoli.asp?data=403 di cercare di attirare l’attenzione su libri che hanno in sé non solo la forza della narrazione, ma anche quella di far scoprire al lettore realtà importanti che sembrano lontane e dimenticate. Lo faccio anche questa volta, con “Quando” di Guerrino Babbini (Editrice N.d.r. – € 15,00 – pag. 253).
La quarta di copertina ci avverte che “Quando non è un saggio, non è un memoriale. È il romanzo della mia vita, così come l’ho vissuta”. A parlare è lo stesso autore, frate francescano divenuto prete operaio e, più tardi, voce intransigente delle lotte sindacali torinesi. Gli elementi autobiografici costituiscono il filo conduttore della narrazione, da cui emergono tuttavia i due temi portanti del libro: la fede, dalla sua nascita alla decisione di abbandonare la Chiesa, e l’esperienza nelle fabbriche e l’impegno nella lotta a fianco dei lavoratori, prima nella Ruffini poi nella Singer di Leinì.
Babbini racconta la sua esperienza di prete operaio, andato in mezzo ai lavoratori per evangelizzare ma trovatosi lui stesso a essere evangelizzato da una realtà tanto sconosciuta quanto stupefacente, sia per le difficoltà quotidiane che gli operai si trovano ad affrontare che per la ricchezza del contatto umano all’interno della fabbrica.
I maggiori ostacoli incontrati dai preti operai sulla via della condivisione sembrano venire dall’interno della gerarchia ecclesiastica, che male tollera, se non osteggia, la loro posizione a fianco dei lavoratori. A tal proposito Babbini commenta che “eravamo dispiaciuti perché il Papa si era vantato di occuparsi del mondo del lavoro perché aveva preti operai. Conoscendo quante difficoltà incontravano molti di noi all’interno della chiesa, ci sembrava una falsità disonesta”.
Ben diversa la reazione dei lavoratori, una volta scoperto che, fuori dalla fabbrica, Babbini vestiva l’abito talare: “agli amici operai non gliene poteva fregar de meno”. Babbini rivelò la sua identità formale soltanto dopo aver mostrato a tutti quella sostanziale, attraverso il lavoro e le rivendicazioni. “Volevo essere operaio senza che si sapesse subito che ero sacerdote” scrive. “La condizione clericale mi toglieva credibilità e spontaneità. Poi i fatti avrebbero parlato”.
Poi, con l’aumentare della distanza tra il prete e la gerarchia della Chiesa, è l’operaio a prevalere, una svolta che subisce un’accelerazione determinante quando “le due linee (…) cioè impegno di lotta o solo presenza educativa per i lavoratori, sono confluiti nella prima”. Da quel momento è il sindacalista a operare a tutto campo, libero dalle costrizioni di chi si sente inadeguato perché a metà del guado. Alle attività, soprattutto all’interno della Singer di Leinì, è dedicata quasi completamente la seconda metà del libro.
Ed è qui che un lettore giovane come me (il libro comincia con una lettera datata settembre 1974: io sarei nato da lì a un mese) scopre una seconda realtà nascosta di quell’Italia progredita e all’avanguardia degli anni ‘70: la necessità di offrire ai lavoratori opportunità di formazione, o in molti casi di analfabetizzazione, l’arretratezza delle condizioni di produzione di fabbriche e fonderie, la volontà da parte degli operai di conquistare un benessere che si sarebbe trasformato sì in un miglioramento della propria condizione, ma anche in una crescita produttiva ed economica della fabbrica, e di conseguenza, dei padroni (una sorta di antagonismo costruttivo).
Fede e lotta di classe, cristianesimo e marxismo, convento e stabilimento, idealismo e concretezza: sono questi i dualismi, ben rappresentati dalle figure di Don Chiscotte e Sancio Panza riportate in copertina, che echeggiano ripetutamente in Quando. Dualismi che stupiscono lo stesso autore e che lo costringono ad ammettere: “alcuni lettori potrebbero dire che in questo scritto ci sono due persone, una che si chiamava Vittorio e una che si chiama Guerrino. Io ero convintissimo, quando ho cominciato a scrivere, di essere solo Guerrino. Scrivendo ho capito che non è così”.
Guerrino Babbini “Quando (la fede e la lotta sono di classe)” – Editrice N.d.r. – € 15,00
Blog dell’autore: http://blog.libero.it/Guerrino

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